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Adnkronos
Pubblicato il
15 mar 2022
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La Russia potrebbe diventare un enorme mercato di prodotti contraffatti

Di
Adnkronos
Pubblicato il
15 mar 2022

"La Russia potrebbe diventare un enorme mercato grigio o di prodotti contraffatti, senza che i brand possano contrastare efficacemente il fenomeno". A dirlo all'Adnkronos è Maria Luigia Franceschelli, senior associate di Ip di Hogan Lovells, commentando l'impatto che le misure adottate dai colossi del luxury e della moda in Russia potrebbero avere sul medio-lungo periodo per il mercato globale. Da Prada a Hermès, passando per Lvmh, Inditex, Kering, Richemont e Chanel, a seguito dell'invasione in Ucraina i big del lusso e molti dei colossi del fast fashion hanno sospeso le operazioni nel Paese. "È verosimile”, sottolinea, “che la mancanza di prodotti originali potrebbe portare le industrie locali a soddisfare la richiesta creando imitazioni e look-alike di prodotti di lusso. Si svilupperebbe così un mercato interno in sostituzione di quello internazionale che fino ad oggi ha attirato l'attenzione dei russi".

Ansa


Rientrare nel mercato una volta conclusa l'emergenza "potrebbe mettere i brand in seria difficoltà”, rimarca Franceschelli, “con gravi e non prevedibili effetti sulla protezione internazionale dei diritti di proprietà industriale". Detto questo, se un vero e proprio embargo fosse implementato, "ci sarebbero serie conseguenze per il mercato italiano, dato che la Russia rappresenta da anni uno dei più grandi Paesi di esportazione del made in Italy e l'Italia è il secondo fornitore di beni di lusso nel Paese". La sospensione delle operazioni in Russia, oltre alla vendita al dettaglio, include anche lo stop alle attività di consegna, spedizione e vendita poste in essere da diversi operatori, per non parlare del blocco dei circuiti internazionali di pagamento. "Questo oggi rende già piuttosto complesso acquistare in Russia merci provenienti dalla maggior parte dei Paesi del mondo”, fa notare Franceschelli. “Sebbene la Camera della Moda abbia tenuto a precisare che le misure adottate da i vari brand non sono sanzioni, ma decisioni indipendenti, alcuni operatori hanno ammesso piuttosto esplicitamente di agire per convinzioni ideologiche".

Peraltro, evidenzia, "in risposta alle azioni adottate dai diversi brand, il governo russo ha dichiarato di star considerando la possibilità di negare ai titolari di diritti di proprietà intellettuale il diritto di ottenere il risarcimento dei danni subiti dalla contraffazione, limitando l'enforcement nel Paese. Le misure si applicherebbero a tutti quei beni che mancheranno in Russia in conseguenza delle sanzioni implementate dai Paesi esteri o delle chiusure dei negozi. Non solo. Il governo ha anche dichiarato che le importazioni parallele di alcune categorie di prodotti - ad oggi non definite - potrebbero essere esenti da responsabilità. Se queste misure fossero implementate, le conseguenze per i titolari dei diritti sarebbero estremamente allarmanti".

Il mercato russo si stima conti tra il 2 e il 3% del mercato mondiale dei beni di lusso e nel breve periodo, secondo l'esperta di Hogan Lovells, la situazione attuale potrebbe comportare la perdita di vari miliardi di euro di valore del mercato dei beni di lusso. "Ma se è vero che, per ora, i brand confidano che la chiusura dei punti vendita online e offline e la sospensione delle vendite sia temporanea (per quanto, poi?), l'incertezza della situazione attuale non permette di fare previsioni affidabili di lungo periodo, in particolare sul quando il mercato potrà riprendersi”, stima Franceschelli. “Per fare una stima ragionevole dei danni che potrebbero subire i brand nel lungo periodo occorre considerare che la chiusura di negozi fisici e online non è il solo elemento che rileva. È infatti l'intero sistema moda a essere coinvolto nella manovra di chiusura del mercato russo".

Gli effetti collaterali di queste chiusure rischiano di non limitarsi a Mosca ma potrebbero impattare anche lo shopping nelle città europee della moda come Parigi, Londra e Milano. "Molti Paesi europei contavano sugli acquisti e sul potere di spesa di turisti russi, e soprattutto confidavano in una loro crescita con la fine della pandemia”, sottolinea Franceschelli. “Nei piani di sviluppo dei brand, c'era tutta una classe medio-alta russa da targettizzare. L'Italia è sicuramente tra i Paesi più colpiti, in quanto meta prediletta dai turisti russi. Si stima che, prima della pandemia, quasi 6 milioni di russi visitassero il nostro Paese. Una flessione delle vendite nelle città europee sembra quindi inevitabile, soprattutto finché persisterà il blocco aereo che impedisce fisicamente l'accesso ai nostri mercati".

Anche le vendite online verso la Russia sono danneggiate dalle situazione odierna e, in particolare, dal blocco dei circuiti di pagamento internazionali e dalle difficoltà di consegna di beni in Russia. "Queste difficoltà hanno portato varie piattaforme a bloccare temporaneamente le spedizioni e, quindi, le vendite”, osserva Franceschelli. “Per non dire, poi che la situazione attuale avrà quasi certamente risvolti negativi sul potere di spesa e sulla propensione all'acquisito dei russi stessi. L'industria italiana, che sperava in una rapida ripresa dopo la pandemia, rischia ora seriamente di vedere le proprie speranze frustrate dagli effetti collaterali della guerra".

Per l'esperta di Hogan Lovells, le stime di crescita dovute al clima di ottimismo post pandemia saranno riviste alla luce di questa guerra. "Anche se l'incertezza della situazione attuale rende difficile prevedere in che modo le stime di crescita dovute al clima di ottimismo post pandemia saranno riviste alla luce di questa guerra, il fattore bellico, prima assente, non può essere ignorato”, spiega. “Non è comunque chiaro, per il momento, come le stime dovranno essere riviste e quali settori saranno più colpiti, sia in positivo che in negativo. Alcuni operatori hanno per esempio segnalato un aumento della richiesta di beni di alto lusso, come i gioielli. La crescita sembra dovuta al fenomeno noto come 'panic buying' ossia l'aumento delle vendite di beni di lusso nelle prime fasi di un conflitto, basato sulla convinzione che questi beni potranno essere rivenduti ad un prezzo più alto. Se la tendenza persistesse, i beni di lusso potrebbero divenire oggetto di investimento per molti".

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