La risposta di Donatella Versace ad “American Crime Story” nel Bloomsday
Ciò che ha reso notevole l’ultima sfilata di Versace è stato il fatto che finalmente prima del suo inizio nessuno andava in giro chiedendosi chi sarebbe stato il nuovo stilista del brand. Invece, l'elemento stilistico più significativo della collezione sono state le grafiche con titoli di tabloid.
Le discussioni sul nome del possibile sostituto, successore o assistente di Donatella sono state il leitmotif degli show di Versace per tutto lo scorso anno. Questo spettacolo appariscente è stato migliore proprio per la mancanza di tali discorsi. Il messaggio principale che ha veicolato era il modo in cui gli abiti erano pervasi dalle grafiche. Copertine, nello stile dei giornali scandalistici, di un quotidiano chiamato “The Versace”, con titoli come “Super Exclusive!” (“Super esclusiva!”) o “Versace Finally Speaks Out!” (“Versace finalmente parla!”).
Chiari i riferimenti alla serie televisiva “American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace”. In un comunicato dello scorso gennaio, la casa di moda ha sottolineato che la famiglia Versace “non ha autorizzato, né ha avuto qualsiasi coinvolgimento nella serie TV” e che essa "dovrebbe essere considerata come un'opera di finzione".
La sfilata è stata presentata sotto un pergolato brillantemente costruito dal quale pendeva del glicine su una passerella in plexiglas nel cortile dello storico palazzo della maison, su Via Gesù. Il tutto sostenuto da una colonna sonora incisiva, che comprendeva la trascinante “Inhliziyo” di Faka; e un cast di prim'ordine, le cui protagoniste erano una particolarmente fredda e distaccata Kendall Jenner – mozzafiato in un fantastico miniabito aderente con catena, gioielli e stampe floreali tropicali – e Bella Hadid in un minuscolo abito di pelle nera a balze.
Complessivamente, non c'era nulla di particolarmente sbagliato in questa collezione co-ed, che in effetti è stata ricca di capi trendy e attraenti. Mancava però di un senso drammatico e non ha trasmesso vera emozione – due qualità che ci siamo abituati ad aspettarci dalla casa della Medusa.
Non si poteva far altro che ammirare i bei vestiti gessati in grigio chiaro le cui strisce erano fatte di mini-Versace; o i tailleur pastello in rosa o verde fluorescente. Comunque, è stato strano assistere a un défilé di una linea di Versace che semmai ricordava una collezione di Supreme. Il marchio newyorchese di streetwear è stato dappertutto sulle passerelle italiane quest’anno, ma non ce lo aspettavamo da Versace.
Alla fine, Donatella ha fatto un saluto emozionante. Dimostrandosi saldamente al comando della sua azienda, ha guardato il suo pubblico dritto negli occhi, dopo avergli chiuso il proprio backstage per almeno 12 mesi.
Quanto è stata accurata la serie TV sulla morte davvero terribile di suo fratello? Alla fine era molto più incentrata sulla figura dell’oscuro perdente Andrew Cunanan e sul suo viaggio attraverso l’America compiuto in preda a una follia omicida, prima di sparare tragicamente a Gianni a Miami.
Francamente, parlando come persona che ha incontrato, intervistato, cenato con e frequentato party organizzati da Gianni, ho trovato la serie visivamente molto accurata. Il suo sound, al contrario, sembrava sbagliato, suonava falso. Nonostante performance buone, attori ispanici (nessuno dei quali esprimeva la minima traccia di accento italiano, neanche lontanamente) hanno interpretato i personaggi chiave di Donatella, Gianni e del suo partner Antonio D’Amico. Per fare un paragone, considerate che la sfilata si è svolta il 16 giugno, ovvero il Bloomsday, il giorno nel quale si svolge a Dublino l’azione di “Ulisse” di James Joyce, il più grande romanzo in lingua inglese del XX secolo. Immaginate adesso di chiedere a un gruppo di gallesi di interpretare tutti i ruoli irlandesi in una serie televisiva su “Ulisse”. Non funzionerebbe, vero? Non ha funzionato nemmeno nella serie TV.
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