La ricetta per ripartire di Confindustria Moda

Di

Edoardo Meliado

Pubblicato il
5 apr 2020

Per Confindustria Moda la macchina del tessile-moda-accessorio deve ripartire subito. L’associazione, rappresentativa di oltre 65 mila aziende e 585 mila addetti per 95 miliardi di giro d’affari, ha così elaborato una proposta in 5 punti per riattivare le attività produttive, logistiche e distributive.

Il progetto mette al primo posto la sicurezza dei lavoratori, nel rispetto delle misure già definite nel ‘Protocollo condiviso’ del 14 marzo. Ma occorre una sua rapida attuazione, viene spiegato, per ridurre al minimo l’impatto della crisi sulla filiera.
 
In primo luogo, Confindustria Moda suggerisce di tutelare i lavoratori più anziani e più fragili attraverso una segmentazione degli addetti per fasce d’età.

Pubblicità

Il piano di riapertura deve, inoltre, privilegiare le attività localizzate nelle aree meno colpite dal virus, partendo dal Sud, che eviterebbe così un rapido declino alla luce della fragilità economica di molti suoi territori.
 
Occorre poi rimettere in moto alcune attività funzionali alla ripresa della produzione. L’associazione cita le attività creative, la modellistica e industrializzazione dei prodotti, la prototipia e campionature, la ricezione e controllo qualità delle materie prime e semilavorati, le attività d’ufficio relative a vendite e acquisti, i servizi generali e la sanificazione ambienti.
 
L’associazione guidata da Claudio Marenzi propone di concertare con le parti sociali un “patto per le ferie estive” al fine di evitare nel 2020 una nuova chiusura totale delle attività nel mese di agosto. Sul tavolo porta la possibilità di anticipare (a maggio o giugno) la pausa estiva; in alternativa di ridurla ad una sola settimana, rimandando più avanti la fruizione delle ferie ‘risparmiate’.
 
Infine, chiede una maggiore flessibilità nel ricorso al distacco di personale dal momento che la ripartenza potrebbe presentarsi con forti disomogeneità, da un’azienda (magari in cui perdura la crisi produttiva) all’altra, in cui la ripresa potrebbe richiedere un temporaneo maggior impiego di personale rispetto all’ordinario.