AFP
Gianluca Bolelli
11 mag 2023
La prima parte della controversa vendita dei gioielli Horten raccoglie oltre 155 milioni di dollari
AFP
Gianluca Bolelli
11 mag 2023
Mercoledì è andata in scena la prima parte della controversa vendita dei gioielli di Heidi Horten, che ha generato ricavi, ha indicato la casa d’aste Christie's, per oltre 155 milioni di dollari, nonostante i legami coi nazisti del marito della miliardaria austriaca.

Interpellato dall’agenzia AFP, Rahul Kadakia, direttore internazionale della gioielleria della celebre casa d'aste, ha definito l'evento un “successo”, sottolineando di aver superato un record stabilito durante la dispersione dei beni di proprietà della star Elizabeth Taylor nel 2011, che allora aveva superato i 100 milioni di dollari.
Più di 700 gioielli fanno parte della collezione Horten, del valore stimato in oltre 150 milioni di dollari, ma mercoledì ne sono stati offerti meno di 100 e venerdì altri 150. Il resto è in vendita online fino al 15 maggio e in novembre.
La maggior parte dei lotti è stata venduta, malgrado le richieste di molte organizzazioni ebraiche di annullare la vendita. Ma alcuni pezzi chiave della collezione sono stati dispersi a prezzi inferiori alle stime.
“L'intera collezione è stata stimata a 150 milioni di dollari. E abbiamo raggiunto 155 milioni di dollari solo nella prima vendita, quindi penso che sia un ottimo risultato”, ha detto Kadakia.
Poco prima della vendita, il dirigente aveva nuovamente spiegato perché Christie's aveva scelto di accettare di disperdere questo impressionante insieme di gioielli.
La provenienza dei gioielli è irreprensibile e “tutti i profitti della vendita saranno devoluti a una fondazione (la Horten Foundation) che sostiene cause filantropiche”, ha insistito Kadakia, aggiungendo che “Christie's darà un contributo significativo” derivante dai proventi della vendita alle istituzioni ebraiche e all'educazione sull'Olocausto, “di vitale importanza”.
Ancora nella giornata di martedì, il Consiglio di Rappresentanza delle Istituzioni Ebraiche in Francia (CRIF) è venuto ad aggiungere la sua voce agli oppositori della vendita, ritenendola indecente.
Anche se molto controverso, uno dei pezzi forti della collezione della signora Horten (1941-2022), un anello Cartier con incastonato un rubino “sangue di piccione” da 25,59 carati, stimato tra i 14 e i 18 milioni di franchi svizzeri, ha raggiunto solo 11 milioni di franchi al martello, circa 13 milioni con la commissione.
La “Briolette d'Inde”, un diamante bianco di 90,36 carati attaccato a una collana composta da una miriade di piccoli diamanti bianchi, stimata tra i 9 e i 14 milioni di franchi svizzeri, è andata venduta a soli 5,2 milioni di franchi all’incanto (6,3 milioni di franchi con la commissione).
Quanto alla sontuosa collana composta di tre file di perle naturali, con fermaglio di diamanti rosa da 11,15 carati (stima tra 6,4 e 9,3 milioni di franchi), è stata venduta per 4 milioni di franchi (quasi 6,5 milioni di franchi con la commissione).
Secondo la classifica di Forbes, la fortuna della signora Horten, morta nel giugno 2022, ammontava a 2,9 miliardi di dollari.
Ma l'origine della fortuna di suo marito, che possedeva una delle più grandi catene di grandi magazzini della Germania, ha suscitato molte critiche e indignazioni. Nel 1936, tre anni dopo che il dittatore nazista Adolf Hitler salì al potere, il signor Horten rilevò l'azienda tessile Alsberg, i cui proprietari ebrei erano fuggiti, insieme a molti altri negozi che erano stati di proprietà di ebrei prima della guerra.
Helmut Horten fu in seguito accusato di trarre profitto dalla “arianizzazione” delle proprietà ebraiche, ovvero quelle misure di spoliazione che miravano a trasferire la proprietà di aziende che erano di persone d’origine ebraica.
Nonostante le assicurazioni di Christie's, il presidente del Crif la vede come una “asta doppiamente indecente: non solo i fondi utilizzati per acquisire questi gioielli derivano in parte dall'arianizzazione dei beni ebraici operata dalla Germania nazista, ma in più questa vendita deve contribuire a finanziare una fondazione la cui missione è assicurare ai posteri il cognome di un ex nazista!”.
Anche il Simon Wiesenthal Center, specializzato nel rintracciare ex nazisti, e l'American Jewish Committee hanno denunciato la vendita. “Non premiate coloro le cui famiglie sono riuscite ad arricchirsi grazie agli ebrei disperati presi di mira e minacciati dai nazisti”, ha supplicato il rabbino Abraham Cooper, uno dei leader del centro Simon Wiesenthal.
Anche per l'American Jewish Committee, gli sforzi di Christie’s non sono sufficienti.
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