La nuova donna Chanel: una bibliotecaria sexy e chic
C'è una nuova ragazza da Chanel, sia a dirigere lo studio di design che in passerella. Un tipo intelligente, che sfilando indossa persino gli occhiali da lettura e rifugge dalle eccessive frivolezze.
Per la sfilata di debutto nell’alta moda di Virginie Viard per Chanel (ma secondo défilé della stilista dopo l’esordio con una Cruise in maggio), il nuovo direttore creativo ha portato la casa di moda francese in una gigantesca biblioteca di tre piani. Un'enorme struttura a forma di tamburo costruita all'interno della location preferita del marchio: il Grand Palais.
Piacevolmente seduto su eleganti panche imbottite al centro dello spazio, il pubblico attendeva l’inizio del défilé con impazienza, mentre i VIP prendevano posto, tra i quali Margot Robbie che ha mandato in visibilio i fotografi.
Indiscutibile la raffinatezza degli outfit d’apertura: una serie di soprabiti e cappotti tagliati in modo perfetto, con spacco sui lati, rifiniti con ampi bottoni di madreperla e realizzati in lana bouclée color amaranto o beige Coco. Tailleur e boleri tagliati in modo ideale; e un piccolo lotto di abiti vivaci e sbarazzini – le gonne tagliate molto sopra la coscia, le giacche con maniche a sbuffo. Tutti confezionati con lane dai colori primari.
È già evidente la consapevolezza e la sicurezza della Viard nella bontà della nuova silhouette della donna che ha pensato per Chanel. Una visione che molto probabilmente influenzerà il mondo della moda. Dopo un paio di decenni di lavoro per Karl Lagerfeld, lo stile di Virginie Viard sprizza autorità e DNA Chanel da tutti i pori.
Per la sera, Virginie ha tagliato statuari tubini in quadretti bianchi e neri, alcuni rifiniti con colli plissettati in stile Caterina de' Medici, così apprezzati da Mademoiselle Chanel. Il fantasma di quella regina del Rinascimento è aleggiato su alcune idee davvero eccellenti. Come in un vestito con giacca doppiopetto trasformato in un abito lungo fino al pavimento rosso come le cabine telefoniche del Regno Unito; o in vari splendidi abiti-smoking di gran classe.
Tutta la collezione era davvero ben fatta e spesso magnifica, anche se a volte un pelino troppo seriosa e di maniera.
“Give me the reason to love you” (“Dammi una ragione per amarti”), cantavano i Portishead nella bellissima colonna sonora, e sembrava quasi che il pubblico chiedesse proprio quello alla designer.
Perché, mentre "la mode" era impressionante, sembrava che mancasse la vecchia magia di Chanel.
Il set era sontuoso, fatto di migliaia di copie surrogate di romanzi classici. Ma non si poteva fare a meno di chiedersi quanto si sarebbe divertito Karl Lagerfeld ad inventarsi i nomi di false autobiografie di Coco per riempire gli scaffali. I piccoli dettagli che costituivano lo charme tipico delle sfilate di Chanel stavolta erano tutti un po’ spenti o fuori luogo, dai divani Luigi XIV sotto le librerie, alquanto tristi, al semplice invito. E a un certo punto la domanda è sorta spontanea: dove sono finiti tutti i loghi?
Un episodio ha poi sorpreso in negativo il pubblico lo scorso weekend, quando Chanel, una casa di moda rinomata per la sua estrema solidità finanziaria e la generosità, ha offerto un concerto privato per gli amici e la famiglia di una delle sue testimonial, Vanessa Paradis, all’Olympia. Agli ospiti che entravano veniva consegnato un ticket per una sola consumazione. “Quelle gaffe énorme!” ha sbuffato un giornalista francese alzando le sopracciglia e torcendo la bocca in un moto di disgusto che solo i francesi sanno esprimere così bene.
Chanel, come tutte le grandi case di moda, ama considerarsi come un venditore di sogni, un narratore i cui bellissimi prodotti possono trasformare le vite. E indubbiamente lo è. Tuttavia, come le migliori griffe d’alta moda di Parigi, è anche una macchina dai meccanismi ben oliati. E questa collezione chiara e raffinata è dotata di molti elementi giusti per sedurre la clientela e avere successo commerciale.
I due proprietari della casa francese, Alain e Gérard Wertheimer, i mecenati più discreti di Parigi, hanno applaudito in piedi con trasporto Virginie Viard al termine del défilé, imitati da un pubblico molto entusiasta.
Ma inevitabilmente, gli addetti ai lavori non hanno potuto fare a meno di porsi delle domande circa il futuro della masion parigina sul lungo periodo. Le case di moda sono simili alle società di calcio. Quando un designer leggendario o un grande allenatore vincitore di trofei lascia la scena, i loro successori si trovano di fronte un compito enorme, il peso di quella scomoda eredità. Quindi, per chi segue il calcio, la domanda sarebbe: Virginie Viard sarà un nuovo David Moyes (la cui stagione 2012/13 al Manchester United fu disastrosa) o un Pep Guardiola (straordinario allenatore di un grandissimo Barcellona)?
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