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Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
18 mag 2022
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La moda italiana risale la china, ma le sanzioni in Russia mettono in difficoltà le PMI

Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
18 mag 2022

"Le vendite registrate a fine 2021 e a inizio anno sono molto incoraggianti. Il nostro settore ha raggiunto lo scorso anno un fatturato di 83,3 miliardi di euro, in crescita del 21,2%. Nei primi due mesi del 2022 la crescita è stata del 25%, con esportazioni in forte crescita. Sinceramente ci aspettavamo di meno. Nonostante le attuali tensioni, prevediamo di recuperare e addirittura superare il nostro livello pre-pandemia nel 2022", ha dichiara il Presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI), Carlo Capasa, in occasione della presentazione del programma della Milano Fashion Week di giugno.


Un look Dolce & Gabbana dell'autunno/inverno 2022/23 - © PixelFormula


Le incertezze legate all'attuale situazione geopolitica condizionano inevitabilmente le previsioni per il 2022. Tuttavia, CNMI prevede un giro d’affari, tra tessile, pelletteria, abbigliamento, scarpe, gioielleria, bellezza e occhiali, di 92 miliardi di euro, con un incremento del 10,5% rispetto al 2021 e del 2,1% rispetto al 2019. L'export della moda italiana è balzato del 23% tra gennaio e febbraio 2022 rispetto allo stesso periodo dell'anno prima. Spinte dalla ripresa della domanda interna, le importazioni sono cresciute del 30,8% nei primi due mesi dell'anno.
 
Carlo Capasa si dice fiducioso, ma resta realista, ricordando le numerose criticità che interessano il settore moda. A cominciare dall'inflazione, che ad aprile nella Penisola ha raggiunto il 6%, mentre i prezzi degli articoli di moda sono aumentati solo dell'1,3%. A marzo, invece, i prezzi industriali dei prodotti moda sono aumentati del 36% su base annua, a causa dell'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime. "Finora i marchi hanno assorbito questa inflazione che ha colpito la filiera a monte, ma se il trend persiste la situazione rischia di peggiorare. Prima il costo dell'energia per un produttore di tessuti rappresentava il 10% del suo fatturato. Oggi arriva a 30 %", sottolinea il Presidente di CNMI.

A ciò si aggiunge la pandemia in Cina, che a causa di massicci confinamenti sta bloccando importanti centri produttivi, ma anche destinazioni chiave per il made in Italy, come Shanghai e Pechino. Infine, e soprattutto, la guerra in Ucraina e le sanzioni europee contro la Russia stanno avendo un forte impatto sulle PMI della moda italiana, e non solo sulle calzature marchigiane, le più esposte al mercato russo.
 
L'Unione Europea ha vietato l'esportazione in Russia di qualsiasi bene di lusso con un valore superiore a 300 euro. Una soglia che teoricamente permetteva a molte aziende di continuare a fare affari con i rivenditori russi, visto che si trattava del prezzo wholesale e non retail. Ora però le banche stanno bloccando tutti i tipi di transazioni con la Russia.
 
"Rispettiamo le sanzioni, ma non accettando pagamenti dai nostri clienti russi, le banche ci impediscono di consegnare le nostre merci. Dato che la Russia rappresentava il 50% delle nostre esportazioni e l'Ucraina il 25%, siamo fortemente penalizzati. I nostri magazzini stanno per esplodere", evidenzia Giulio di Sabato, Presidente dell'associazione Best Showroom e titolare dello showroom milanese Sari Spazio, che distribuisce griffe come Philipp Plein e Malloni. "Le PMI contribuiscono a quasi la metà del fatturato totale della moda, il 70% esporta e il 50% verso la Russia", ricorda. "Danno lavoro a migliaia di persone. La situazione è grave. Molte aziende italiane rischiano il fallimento".
 
“Il problema è davvero molto grave, è una tragedia», rincara Gigliola Maule, Presidente dell'associazione Camera Showroom Milano. "Ci ritroviamo con problemi su due stagioni, dal momento che non siamo stati in grado di consegnare la primavera/estate 2022 e non possiamo commercializzare l'autunno/inverno 2022-23. La Russia ha sostenuto a lungo il mercato italiano, soprattutto negli ultimi cinque anni, consentendo a tanti piccoli brand di sopravvivere quando la metà dei negozi nella Penisola ha chiuso. Non so se riusciremo a resistere per un'altra stagione", conclude.
 
Secondo i dati pubblicati da CNMI, l'export italiano verso la Russia aveva già rallentato a inizio anno, registrando un aumento del 9,1% tra gennaio e febbraio, nettamente al di sotto della media, ed è crollato del 50,9% a marzo, rispetto a lo stesso mese di un anno prima.

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