25 set 2011
La moda e il tessile italiani affrontano l'austerity
25 set 2011
Sono sempre di più le nazioni che in questo periodo devono fare i conti con manovre d'emergenza e piani di austerity. Dopo la Grecia, è adesso l'Italia a trovarsi nel mirino delle agenzie di rating, malgrado il piano da 54,2 miliardi di euro adottato mercoledì scorso dal Parlamento italiano, che dovrebbe permettere di ridurre il pesantissimo debito pubblico (120% del PIL) e zittire i detrattori. Ma dopo tre mesi, il Paese ha subito lo scetticismo dei mercati. Tanto che lunedì sera una delle tre principali agenzie di rating mondiali, Standard & Poor’s, ha annunciato di aver abbassato per l'Italia la valutazione dell'indebitamento a lungo termine da A+ ad A e quella del debito a breve termine da A-1+ ad A-1.
Sfilata Dolce&Gabbana primavera-estate 2012 - Foto: AFP |
L’agenzia, che precisa come la prospettiva futura di queste valutazioni sia orientata al negativo (e dunque prossimamente potrebbe abbassarsi ulteriormente), spiega la sua scelta con «l'indebolimento delle prospettive di crescita dell’Italia» e con «la fragilità della coalizione al potere e le divergenze politiche in Parlamento». Il contesto, per l'economia italiana, è dunque piuttosto cupo e desolante, il tutto proprio mentre Milano dà il via alla sua Fashion Week. Anche prima di questo annuncio e della manovra di rigore dei conti pubblici, il Belpaese aveva già conosciuto un rallentamento della propria attività.
Tuttavia, nel mondo della moda e del tessile la ripresa c'è stata e si può definire incoraggiante, dopo un anno 2009 catastrofico, che aveva visto calare il fatturato del settore del 15,4% rispetto al 2008. Nel 2010, il settore ha fatto registrare una crescita del 7,2%, a quasi 50 miliardi di euro, con un export in piena crescita (+10,4% rispetto al 2009) trainato dai suoi mercati di riferimento: la Francia (+13,2%), la Germania (+12,7%) e la Spagna (+8,1%). Ma anche da Hong-Kong (+33,8%). Un trend favorevole, che si è confermato nel primo trimestre 2011. Secondo le cifre di Sistema Moda Italia, il fatturato è progredito di più del 5%, con delle belle performance nelle aziende a monte della filiera.
Anche se la bilancia commerciale del settore è stata positiva, ancora una volta questa dinamica si è rivelata comunque guidata dall'estero. Per i consumi delle famiglie italiane, invece, pare essersi già accesa la spia rossa. In questo caso, le misure che impongono il rigore, piuttosto che un sostegno, ai consumi, non hanno migliorato questa situazione.
In compenso, il fascino esercitato dal know-how italiano e l'attrazione per i suoi marchi non si smentiscono mai all'estero, come sottolinea Raffaello Napoleone, l'AD di Pitti Immagine che ricorda il crescente interesse generato dai saloni italiani, come sta accadendo per le sessioni di Pitti o di Milano Unica.
Tuttavia, gli industriali del settore che si basano sulla componente export forse si troveranno presto di fronte a nuovi ostacoli. La Spagna infatti, terzo Paese importatore del tessile e della moda italiani, e in misura molto minore la Francia, suo primo cliente, non sono molto lontani da una situazione di tensione sui loro mercati per i debiti pubblici che hanno accumulato.
In più, nel grande tourbillon di ristrutturazioni e riorganizzazioni avvenuto ultimamente, i dirigenti italiani hanno deciso di sopprimere, il 15 luglio, l’Istituto Nazionale per il Commercio Estero (ICE). “Questa scelta ostacolerà molte PMI del comparto che avevano dato le loro conferme per partecipare a vari saloni all'estero e che erano sostenute e supportate dall'organismo”, puntualizza Raffaello Napoleone. “Di questi punti si incaricheranno i Ministeri, ma saranno meno flessibili rispetto a quanto poteva offrire l'ICE”.
Una situazione che incoraggia il leader a sperare in «un forte lavoro in comune dei governi europei nei prossimi mesi, in modo da superare le difficoltà legate alla crisi dei debiti pubblici». I governi centrali dovranno in effetti agire in fretta: dopo Standard and Poor’s, il rating dell'Italia potrebbe infatti essere abbassato anche da Moody’s in ottobre.
Olivier Guyot (Versione italiana di Gianluca Bolelli)
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