1 ott 2019
La moda di ricerca e recupero di Ibrigu arriva a 70 clienti nel mondo
1 ott 2019
Quello di Ibrigu è un progetto di recupero di prodotti vintage molto qualificati, in particolare kimono giapponesi, foulard del passato di qualità e vecchie pellicce di astrakan. Il remake di questi tipi di prodotti, fatto totalmente in Italia, prevede che le materie prime che li compongono vengano smontate totalmente, ricondizionate e ricostruite creando una linea fashion gestita solo da laboratori italiani. La specialità del brand sono il capospalla, il pantalone, la pelle e la maglieria.

A compimento di 30 anni di collaborazioni con varie società (fu lui a creare il marchio Malloni) tra le quali Liu Jo, Pinko e tante aziende di tessuti, il designer Franco Armilla ha deciso di fondare questo brand insieme alla famiglia Briguglio di cui fa parte (da cui il nome, che sta per ‘I Brigu’).
“Abbiamo 70 clienti nel mondo, una quarantina di essi sono italiani, coi quali ci fidelizziamo facendo anche eventi nei loro negozi”, precisa a FashionNetwork.com lo stesso Armilla dal suo stand del salone White. “Il marchio nasce solamente quattro anni fa nell’intento di valorizzare il Made in Italy e il know-how dei laboratori italiani, soprattutto artigiani, che in questo momento sono un po’ esclusi da tutto l’indotto della moda”.
L’azienda compra le materie prime sulla direttrice della Via della Seta: “Andiamo in Giappone, in Uzbekistan, ad Istanbul, investiamo molto in questo tipo di approccio”, puntualizza ancora il fondatore e designer dell’azienda con sede a Salsomaggiore Terme (PR), che fa confezionare tutto da fornitori veneti. “Sui capi scriviamo in etichetta il nome delle aziende che lavorano per noi, per creare un gruppo di lavoro totalmente trasparente”.

Partiti con l’idea di aprire uno store a Milano, i creatori di Ibrigu hanno cambiato rotta, puntando su eventi mirati e limited edition riservate ai negozi clienti con partite di produzione speciali, ma anche sulla comunicazione in Rete.
Ibrigu (che non punta sul canale dell’e-commerce) è diffuso a spot anche in America, Australia, Hong Kong, Giappone, presso un cliente ad Amsterdam e qualche negozio di ricerca in Francia. Il fatturato è salito mediamente del 15% ogni anno nei primi 5 anni di attività, “ma il nostro intnto non sono i grandi numeri, bensì arrivare a un punto di equilibrio che ci dia la liquidità necessaria per sviluppare il progetto”, conclude Armilla. Il giro d’affari è equamente suddiviso tra Italia ed export, con il continente americano come primo sviluppo estero con il 30% del dato.
Copyright © 2023 FashionNetwork.com Tutti i diritti riservati.