Gianluca Bolelli
17 mag 2023
La MBFW di Tbilisi difende i talenti emergenti e i diritti LGBTQ+
Gianluca Bolelli
17 mag 2023
A quasi quattro anni dalla sua ultima edizione fisica, la Mercedes Benz Fashion Week è riuscita nuovamente ad organizzarsi a Tbilisi, dal 4 all'8 maggio scorsi. La capitale georgiana attendeva da tempo il ritorno dell'evento, interrotto a causa della pandemia. Ai margini delle quattro grandi capitali della moda di New York, Londra, Milano e Parigi, la piccola città era comunque riuscita a ritagliarsi un posto di buon rilievo nella fitta agenda delle settimane della moda.

“Tornare ad organizzare tutto non è stato facile. Pensavo di aver quasi dimenticato come si organizza una Fashion Week!”, riconosce con umorismo Sofia Tchkonia, l'imprenditrice della moda che ha fondato nel 2014 la Mercedes-Benz Fashion Week di Tbilisi. La strada è stata lunga, ma è riuscita a creare un evento attraente, che sostiene con efficacia il design locale per aumentarne la rappresentanza e lo sviluppo all'estero. La pandemia di Covid-19 ha significato una lunga pausa, seguita dalla minaccia rappresentata dalla guerra in Ucraina. “Questi eventi hanno cambiato tutto. Ci si interroga inevitabilmente sul significato di organizzare un evento di moda con una guerra in corso sullo sfondo”, riflette la fondatrice.
Dall'inizio della guerra, la popolazione georgiana è stata tra quelle che hanno più apertamente affermato la propria opposizione alla Russia. Non c'è da stupirsi, perché la Georgia condivide lo stesso “nemico comune” con l'Ucraina. Entrambi i Paesi stanno guardando all'ingresso nell’Unione Europea e vi hanno presentato domanda di adesione nel febbraio 2022. Anche la Georgia faceva parte dell'Unione Sovietica e ha subito una guerra civile di due anni in seguito allo scioglimento del blocco orientale. Si è già opposta alla Russia durante un conflitto armato nel 2008, innescato dall'invasione della regione dell'Ossezia meridionale. La presenza di turisti russi è ancora notevole in Georgia, ma per le strade di Tbilisi è palpabile l'animosità verso il Paese vicino. Da tempo sono diventate abituali le manifestazioni dell'opposizione contro il governo, ritenuto troppo favorevole al Cremlino.
In tale contesto, Sofia Tchkonia non ha esitato: ha sposato la causa dell'Ucraina e ha persino fornito assistenza ai profughi al confine polacco. E pensare che solo pochi giorni prima della guerra si è svolto l'evento culturale e di moda Kyiv Art & Fashion Days... Prima di intraprendere nuovamente la preparazione della MBFW di Tbilisi, l'imprenditrice ha organizzato lo scorso novembre un evento multidisciplinare dal titolo “The Culture Week Tbilisi”, al fine di dare visibilità ai talenti ucraini e georgiani creando sinergie tra i due Paesi. “Non potevo starmene seduta a braccia conserte di fronte a quello che sta succedendo al mondo”, ha protestato Sofia Tchkonia, intervistata da FashionNetwork.com e convinta della necessità di “ripensare” gli eventi e promuovere idee ibride “portatrici di senso”.
Occupando uno spazio industriale che in precedenza ospitava la fabbrica della Coca-Cola della capitale, la Fashion Week di Tbilisi ha così dato il via al suo ritorno con l'obiettivo di attrarre nuovamente buyer internazionali e ritrovare il format di un tempo. Questa edizione ha beneficiato del sostegno dello showroom parigino Untitled e della presenza di alcuni punti di riferimento del settore, come la famosa giornalista Diane Pernet, la fondatrice del premio Andam Nathalie Dufour o anche la responsabile dell'acquisizione di talenti creativi di Louis Vuitton, Millie Aoki de La Valette.
Un impegno a sostenere i talenti emergenti
“Vogliamo procedere per gradi. Il feedback che abbiamo avuto è stato molto buono. È stata l'energia di tutti i giovani designer che ci stavano aspettando e volevano partecipare che mi ha incoraggiato di più a riprendere”, afferma Sofia Tchkonia, la quale si trova anche a capo della Georgian Fashion Foundation, che sostiene e finanzia i talenti emergenti locali.
E proprio la nuova generazione di giovani designer ha concentrato su di sé buona parte dell'attenzione durante quest'ultima edizione, in particolare grazie al concorso “Be Next Contest”. Cinque studenti di moda hanno vinto premi che danno diritto a borse di studio, tutoraggio, un’assistenza nelle pubbliche relazioni e persino finanziamenti per sviluppare i loro progetti. Si sono presentati più di duecento candidati, ma la giuria ha selezionato solo una ventina di proposte provenienti da diverse nazioni: Georgia, ovviamente, ma anche Ucraina, Kazakistan e Israele. Molte collezioni si sono basate sull'eco-responsabilità e sul riciclo, sull'innovazione e sulle nuove tecnologie o anche sulla rivalutazione delle tecniche artigianali tradizionali di diverse regioni. Dopo le varie presentazioni, una giuria composta da giornalisti e professionisti invitati all'evento ha emesso il proprio verdetto.

Diversi marchi habitué della manifestazione quest'anno non si sono presentati, come Anouki e Lado Bokuchava. Ma in calendario erano previste più di venti tra sfilate e presentazioni, oltre a tavole rotonde dedicate alla formazione e ad alcune mostre. Una delle sfilate più attese è stata senza dubbio quella di Situationist, uno dei brand georgiani maggiormente conosciuti all'estero. L’etichetta fondata dallo stilista Irakli Rusadze è una presenza fissa della Paris Fashion Week, e ha svelato una sensuale collezione per l’uomo in una delle tradizionali saune del centro storico della capitale. Una linea Primavera-Estate 2024 che rivisita i codici dell'eleganza moderna e del completo, passando per capi in maglia più suggestivi, abbinati a top e tute aderenti e perfino corsetti.
Uno spazio sicuro per la comunità queer
“L'invasione russa dell'Ucraina e decenni di ostilità nei confronti della Georgia hanno messo in evidenza la posizione problematica della Russia nei confronti di tutti i suoi vicini indipendenti. […] Non riceviamo proiettili fisici, ma siamo trascinati in una guerra ideologica e la comunità georgiana non ne esce indenne. La comunità 'queer' è una delle più minacciate dalla propaganda russa”, spiegano i portavoce di questa azienda di lusso fondata nel 2015. “Ci siamo resi conto che dovevamo combattere a modo nostro, e che a volte esistere è il modo più puro per resistere. […] Vogliamo ricordare alla nostra comunità che vale la pena lottare per l'amore e la libertà e che dobbiamo continuare a opporci a sistemi e atteggiamenti oppressivi”, aggiungono.

Seguendo l'esempio di Situationist, la MBFW si è affermata come spazio protetto per la comunità LGBTQ+, offrendo una vetrina e un supporto per proposte alternative e inclusive. Il marchio di streetwear georgiano Reckless si adatta bene a questa descrizione, con le sue felpe e t-shirt punteggiate di slogan. I suoi look in stile manga sono fatti su misura per la Gen-Z e non hanno mancato di scatenare l'entusiasmo dei giovani locali, che si stanno appropriando dei codici del punk oltre i limiti classici del genere. Da parte sua, lo stilista Aka Prodiashvili ha optato per una festa nella sala Mono Hall, addobbata per l'occasione come una discoteca. All'incrocio tra drag, dance e passerella, la performance ha visto protagoniste modelle di tutti i tipi e le forme, che indossavano capi con provocanti stampe falliche, rutilanti look da party e silhouette d’ispirazione BDSM.
Un drag ball ha concluso una delle giornate di sfilate. Diversi drag sovversivi come Shally, Giorgi Cheminava, Vato Kerdzaia, David Gogishvili e la star locale Madlena, vestiti con abiti firmati da etichette come God Era, Reckless e Aka Prodiashvili, si sono esibiti in numeri dalle influenze grunge.
Il design ucraino, ospite d'onore
Allo stesso tempo, l'evento fondato da Sofia Tchkonia ha ulteriormente rafforzato i suoi legami con il design ucraino, ospitando sfilate di marchi come quello dello stilista Jean Gritsfeldt, ora basato a Berlino. Addirittura uno showroom è stato interamente dedicato alla presentazione di marchi ucraini. “Tutti i brand partecipanti hanno ancora i loro laboratori in Ucraina e vi producono sempre, e questa è la cosa più importante”, afferma Alya Gonta, che ha fondato l'omonima etichetta di abbigliamento “da boudoir”. Incoraggiata da una possibile futura apparizione delle sue creazioni nella serie And Just Like That…, la stilista tiene la testa alta e mantiene il sorriso sulle labbra, anche quando spiega che il marito Tim Gonta, co-fondatore del brand, è entrato a far parte delle forze di difesa ucraine sin dall'inizio della guerra. Ora Alya vive tra l'Italia e l'Ucraina.

E la storia di questo brand non è un caso isolato: la maggior parte delle etichette ucraine presenti è divisa tra il proprio Paese di origine e una nazione d’adozione. La maison di abiti da sera Sayya ora si trova a cavallo tra Tbilisi e Kiev. Il marchio minimalista Bobkova ha scelto Berlino come città che lo ospita. Ksenia Schnaider, una delle stiliste più rinomate del Paese, ha ancora una boutique a Kiev e cerca di supportare e dare visibilità ad altri giovani brand. “Anche in tempo di guerra, in Ucraina continuiamo a fondare marchi e aziende. Questo la dice lunga sul nostro carattere”, assicura Alya Gonta. Il recentissimo brand di biancheria intima Moon Lingerie sembra darle ragione.
Ma alla MBFW di Tbilisi erano presenti anche alcuni brand dallo stile più convenzionale. Creata nel 2005 dalla designer georgiana Datuna Sulikashvili, l'azienda Datuna ha organizzato una sfilata presso la Factory, sotto un'apocalittica pioggia di schiuma, per presentare una collezione che combina volumi diversi, pizzi e fiori applicati a capi bianchissimi. Ingorokva, un'etichetta minimalista che si impegna per l’ecologia, si è distinta con una presentazione luminosa occupando varie stanze e scale dell'Unfound Door Hotel, con le modelle che interagivano tra loro.
La prossima edizione dovrebbe svolgersi ad ottobre 2023 e consoliderà la posizione di Tbilisi tra le capitali alternative della moda, se i buyer internazionali ricominceranno a recarvisi. Secondo le previsioni dell'organizzazione, la manifestazione manterrà la sua identità e personalità, ma sono allo studio sinergie per proporre un evento ibrido più generale, che unisca la moda all'arte e alla cultura.
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