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28 giu 2022
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La filatura italiana cresce del 28,7% nel 2021

Pubblicato il
28 giu 2022

La filatura italiana riparte dopo le difficoltà innescate dalla pandemia archiviando per il 2021 un esercizio fiscale in salita del 28,7% (contro le più prudenti previsioni rilasciate a febbraio di un +21,4%), per un fatturato totale di 2,6 miliardi di euro, poco al di sotto dei livelli del 2019 (-6,3%). Risultati davvero buoni, se si pensa che sono stati ottenuti in un contesto di pesanti aumenti dei prezzi delle materie prime.          
 

La filatura italiana cresce del 28,7% nel 2021 - pittimmagine.com Credits: AKAstudio-collective


La filatura laniera si conferma il comparto preponderante, con l’81% del turnover settoriale, mentre il filato di cotone copre il 15,2%, seguito dal filato liniero al 3,8%. Tutti i segmenti hanno conosciuto performance positive: i filati lanieri hanno registrato una crescita del fatturato pari al +27,3%; la filatura cotoniera ha messo a segno una variazione +35,9% (+5% rispetto al 2019), mentre quella liniera ha realizzato un +30,4%.
 
L’export ha archiviato una dinamica positiva pari al +28,6%, attestandosi a 837 milioni di euro; anche l’import è cresciuto del +35,8%, passando a 807 milioni. Se per le vendite estere il livello raggiunto nel 2021 supera del +3,5% quello del 2019, per l’import è inferiore del -3,6%. Come lo scorso anno, dunque, la filatura italiana mostra un saldo commerciale in avanzo per 31 milioni di euro, pur minore rispetto a quello 2020 (57 milioni).  

Più in dettaglio, nel 2021 le vendite estere di filati lanieri cardati e pettinati hanno visto un ritorno alla crescita rispettivamente del +28,3% e il +22,9%, mentre per i filati misti chimico/lana si è registrato un incremento pari al +16,5%. Se nel 2020, in controtendenza rispetto al settore, l’export dei filati per aguglieria aveva segnato una timida variazione del +0,3%, nel 2021 è cresciuto del +33%. I filati cotonieri hanno registrato un aumento delle vendite oltreconfine pari al +41,5%, mentre i filati linieri del +23,7%.     
 
Passando all’analisi del mercato nazionale, la crescita è stata pari al +32,5%, ma la domanda domestica risulta ancora inferiore del -9,3% rispetto al livello pre-pandemico. 
 
Per quanto riguarda il primo trimestre 2022, l’indice di produzione ISTAT relativo alle attività di filatura presenta un aumento del +21%. Sul fronte estero, se i primi tre mesi del triennio 2019-2021 avevano registrato una flessione, il primo quarter del 2022 ritrova una dinamica positiva molto sostenuta, pari al +34,1%, per un totale di quasi 250 milioni di euro. Tutti i comparti in esame hanno conosciuto una crescita delle esportazioni nel periodo: i filati cardati del +56%, i filati pettinati del +31,6%, i filati misti chimico-lana e quelli per aguglieria rispettivamente del +14,8% e del +10,3%. Variazioni molto accentuate si sono registrate anche nelle vendite estere dei filati di cotone (+37,2%) e dei filati di lino (+40,7%).
 
“I rialzi dei prezzi delle quotazioni della materia prima e degli input energetici, fondamentali nel processo di produzione della filatura, rappresentano ad oggi la maggior criticità in grado di minacciare le performance del comparto. Il mese di maggio, ad esempio, ha visto un incremento tendenziale (ovvero rispetto a maggio 2021) pari al +12,8% (in euro) dell’indice Awex Eastern delle lane e un vero e proprio raddoppio (+102,0%, sempre in valuta europea) dell’indice “A” di Cotton Outlook”, conclude la nota economica divulgata. “Valori ‘abnormi’ rispetto a quelli di mercato stanno interessando energia elettrica, gas e carburanti. Per rispondere al meglio al rinnovato interesse della domanda per il filato di pregio italiano, il comparto è dunque chiamato a un’ennesima sfida che garantisca una gestione economica sostenibile ed efficiente”.            

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