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1 feb 2022
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La filatura italiana chiude il 2021 con una crescita del turnover del 21,4%

Pubblicato il
1 feb 2022

Lasciatasi alle spalle il pesante calo del 2020, nel 2021 la filatura italiana (comprensiva della produzione di filati lanieri, cotonieri e linieri) inverte la tendenza chiudendo l’anno in territorio positivo, su un turnover stimato a un +21,4%, secondo le elaborazioni preliminari effettuate dal Centro Studi di Confindustria Moda per SMI.

Lanificio dell'Olivo


Il turnover settoriale salirebbe, dunque, a 2,45 miliardi di euro. Rispetto ai livelli pre-Covid, il fatturato del comparto risulta in discesa del -11,6%, perdendo circa 320 milioni di euro. L’evoluzione favorevole del 2021 ha interessato tutti i segmenti dell’industria della filatura italiana, con la filatura laniera (segmento preponderante con una quota di oltre l’80% sul fatturato settoriale totale) e quelle cotoniera e liniera che hanno sperimentato una crescita vivace.
 
La ripartenza del mercato dei filati emerge anche dall’analisi del trend dell’indice dei prezzi alla produzione rilevato da ISTAT, che nel caso delle filature torna a salire del +1,3% da gennaio a novembre 2021. In tal senso, il settore sembra aver contenuto le conseguenze dei rincari che hanno interessato le quotazioni della materia prima nel corso dell’anno, mentre invece, dopo le flessioni del 2019 e 2020, nel 2021 i prezzi internazionali delle principali fibre hanno sperimentato forti incrementi, specie a partire dall’estate. Su base annua, ad esempio, in valuta europea l’indice Awex Eastern della lana ha segnato un aumento del +14,2% nel 2021. L’indice ‘A’ del cotone è cresciuto, invece, del +33,9% nel 2021 (sempre in euro); allo stesso tempo, le fibre chimiche (paniere SMI con diverse tipologie di poliestere, nylon e acrilico) sono salite del +32,7%.

Il valore della produzione è stimato in aumento del +18,5%. Guardando alle esportazioni, la filatura italiana prevede l’export in crescita del +23,2%, e le importazioni del +24,3%. Tali dinamiche porterebbero il fatturato estero settoriale a quota 800 milioni di euro, mentre contestualmente l’import dovrebbe salire a quasi 740 milioni circa, con un’incidenza dell’export sul fatturato totale di +0,5 punti percentuali, portandosi al 32,7%. Inoltre, il salodo commerciale con l’estero arriva a 63 milioni di euro. Nonostante il trend complessivamente favorevole, le filature laniere presentano comunque una contrazione degli addetti in tutti e tre i trimestri monitorati, mediamente nell’ordine del -6%.
 
Da gennaio a ottobre 2021 l’export di filati rimbalza del +25,2%, mentre l’import del +26,5%. In tale periodo, il valore dei filati esportati sfiora i 700 milioni di euro (recuperando così 140,9 milioni degli oltre 145 milioni persi nel medesimo periodo del 2020), mentre quello dei filati importati passa a 644,6 (guadagnando quasi 135 milioni dei circa 224 persi).
 
Tutte le tipologie di filato presentano dinamiche favorevoli delle vendite estere. Più in dettaglio, in ambito laniero le esportazioni di filati, sia cardati sia pettinati, presentano un incremento rispettivamente del +24,3% e +18,3%, mentre i filati misti chimico-lana fanno registrare una variazione pari al +14,5%; le vendite estere di filati per aguglieria sono addirittura salite del +33,9%. L’export di filati di cotone sperimenta un incremento pari al +39,4%, mentre quello di lino pari al +18,4%. Parallelamente, da gennaio ad ottobre 2021, le importazioni di filati dall’estero tornano interessate da un’evoluzione positiva, con la sola eccezione del filato pettinato.

Considerando la filatura laniera, l’import di filato cardato mette a segno una variazione tendenziale del +46,8%, il filato misto chimico-lana del +37,2%, quello di aguglieria del +55,1%; mentre le forniture dall’estero di filato laniero pettinato restano negative per un -1,2%.     
 
Le importazioni di filati di cotone, che nei primi dieci mesi del triennio precedente (2018-2019-2020) avevano accusato contrazioni di rilievo, sperimentano un’inversione di tendenza e crescono del +48,7%. L’import di filati di lino, dopo la flessione dello scorso anno, assiste ad un incremento nella misura del +24,9%.
 
A confronto con i corrispodenti livelli pre-pandemici, l’export di filati mostra un gap contenuto al -0,6%, ma per alcune tipologie il divario rimane. Così, l’export dei filati di cotone, dei misti chimico-lana e per aguglieria supera i livelli del 2019 rispettivamente del +10,4% (+15,4 milioni di euro), del +2,0% e del +31,5% (+18,2 milioni di euro) i livelli pre-pandemici del medesimo periodo. Di contro, si rileva un gap del -10,6% (cioè -24,3 milioni in termini assoluti) per l’export di filato laniero pettinato; seguono rispettivamente un -7,9% e un -5,0% nel caso delle vendite estere del filato laniero cardato e del filato di lino.
          
Nel periodo in esame, le principali destinazioni dell’export di filato cardato evidenziano tutte delle crescite, ad esclusione della Croazia. Più in particolare, verso Hong Kong la crescita è del +32,4% su base annua, del +17,8% nel Regno Unito e del +25,0% in Cina. Seguono Romania e Turchia, in aumento l’una del +29,2%, l’altra del +39,5%. Dinamiche favorevoli caratterizzano anche le vendite dirette in Corea del Sud (+8,5%) e Portogallo (+41,9%), mentre Bulgaria e Stati Uniti presentano un incremento rispettivamente del +30,5% e del +184,7%.

Filpucci


Nel periodo in esame, l’export di filato pettinato destinato ad Hong Kong, tornato in prima posizione come per il filato cardato, cresce del +33,3%. In Europa, i maggiori mercati clienti risultano tutti positivi: mentre la Romania non va oltre al +1,5%, la Germania cresce del +15,6%, la Francia del +26,5%, il Portogallo del +97,0%. Le vendite di filato pettinato in Turchia e Cina aumentano rispettivamente del +14,5% e del +5,4%. Anche Paesi con quote inferiori al 5,0% registrano variazioni favorevoli: Regno Unito (+16,7%), Corea del Sud (+17,9%) e Spagna (+18,3%).
 
il fatturato estero dei filati misti chimico/lana presenta una crescita delle esportazioni verso l’Austria, nella misura del +9,9%; tale Paese, al primo posto come nel 2020, copre così il 12,7% del filato misto chimico/lana italiano esportato. Col 12,1% del totale segue la Francia, che fa registrare una variazione del +98,4%. L’export verso la Turchia segna un +21,7%. Un gruppo di quattro mercati - con quote di circa il 7,0% ciascuno - risultano tutti interessati da incrementi: Spagna +27,7%, Croazia +17,1%, Germania +14,2%, e Romania +5,1%. Infine, mentre la Bulgaria risulta interessata da un trend positivo (+8,6%), perdono terreno le vendite dirette in Portogallo (-6,1%) e Hong Kong (-34,8%).
 
Per quanto concerne i filati di cotone, da gennaio a ottobre 2021, la Germania è sempre al primo posto, con un’incidenza del 15,5%, del totale dei filati di cotone esportati dall’Italia, crescendo del +28,7%. Seguono Repubblica Ceca e Portogallo, in aumento rispettivamente del +58,9% e del +118,9%. Anche l’export in Francia sale del +22,3%, nel Regno Unito del +60,7%. Ungheria e Spagna - entrambi con uno share del 5,0% sul totale - crescono: la prima del +11,9%, la seconda del +49,6%. Mostrano un’evoluzione soddisfacente anche Tunisia (+24,3%) e Turchia. In territorio negativo resta solo la Croazia (-13,3%).
 
Relativamente ai filati cardati, Lituania e Regno Unito, primo e secondo supplier, mostrano un incremento, rispettivamente del +4,4% e del +128,8%. La Cina archivia una variazione del +96,2%, la Polonia del +12,0%. Questi quattro mercati coprono il 96,9% dell’import totale del segmento.
 
I primi sei “fornitori” di filato pettinato, in grado di assicurare l’86,2% del totale importato di questa tipologia, nel periodo in esame sperimentano dinamiche dicotomiche. L’import dalla Polonia sale del +38,4%, mentre gli altri quattro mercati evidenziano flessioni: la Romania del -26,2%, la Bulgaria del -21,9%, la Repubblica Ceca del -17,0%, e la Germania del -34,3%. Di contro, le importazioni dalla Cina crescono, invece, del +9,2%.
 
Nei filati misti chimico/lana, i primi cinque supplier (che assicurano l’83,4% del totale) presentano trend contrapposti. Alla crescita del +118,5% messa in atto dalla Turchia, fanno da contraltare le flessioni di Romania (-0,3%) e soprattutto Bulgaria (-10,3%). Viceversa, i flussi provenienti da Ungheria e Portogallo crescono rispettivamente del +29,3% e del +87,3%.
 
Infine, le importazioni dei filati di cotone sono assicurate per l’86,3% dai primi cinque fornitori, i quali archiviano tutti i primi dieci mesi del 2021 con il segno ‘+’, India esclusa. La Turchia, primo fornitore con una quota del 45,1%, cresce del +87,0%; la Cina, seconda, aumenta del +45,3%. L’Egitto, terzo, registra un +15,6%. Frena invece (-0,6%) l’import dall’India, mentre il Pakistan sale del +56,9%. 

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