La femme fatale di Jil Sander, la sciatrice olimpica di Thom Browne
Sogno o realtà? Capi fugaci e misteriosi per Jil Sander, una fiaba sportiva onirica da Thom Browne, nei seducenti video mostrati dalle due case di moda il settimo giorno della Fashion Week di Parigi.
Nel cortometraggio di Jil Sander, appena acquistato dal gruppo veneto OTB, è soprattutto una questione di sensazioni. La grana dell'immagine crea un'atmosfera avvolgente e misteriosa. Le donne filmate da Stephen Kidd, autore fra l’altro dello spot “Dior J’adore”, appaiono tra ombra e luce, con il viso spesso nascosto.
Calzando lunghi stivali in nappa, le braccia guantate con la medesima pelle morbida, la lady sofisticata immaginata da Lucie e Luke Meier attraversa, da sola, le stanze della sua casa vuota, in lunghi abiti fluidi dal design essenziale, a volte attillati, altre voluminosi.
Indossa cappotti compatti in lana e pelle, tagliati dritti, vestiti dai tagli impeccabili, camicie di seta plissettate o abiti-tuta bordati di pizzo, in colori delicati: burro, crema, polvere, malva, lilla, cardamomo.
Tutto è molto tattile. Tessuti accartocciati, pieghettati, ricami, pellicce, maglie guarnite con fiori. La camera indugia sui dettagli mostrati in primissimo piano: le finiture di un abito, i materiali, una parte del corpo in movimento, e soprattutto i gioielli, dalle dimensioni importanti, protagonisti di questa stagione. Come le file di perle bianche che coprono tutto il petto come un prezioso plastron, e le collane fatte di grandi catene.
Cambio di registro da Thom Browne, che ci immerge come suo solito nel proprio universo fatato attraverso un film in bianco e nero dal sapore di un melodrmma retrò di Hollywood. In un paesaggio di montagna con abeti innevati, una principessa con lunghe trecce bionde cerca il sentiero che la porterà a casa, accompagnata da omini stilizzati, le cui sagome ricorrono in tutto il guardaroba sotto forma di ricami o stampe.
Tutta la collezione è declinata in bianco e nero. Equipaggiata con stivaletti e una luminosa cartella d’oro, la nostra Regina delle Nevi ha infilato sul suo completo con farfallino un lungo abito drappeggiato in satin dorato, proprio come il voluminoso cappotto trapuntato dal maestoso strascico appoggiato sulla schiena. Dopo lo straziante addio al piccolo popolo della montagna, sale sulla sua carrozza-elicottero.
Atterraggio in una nuvola polverosa, pochi minuti dopo, in cima a una pista innevata sul Monte Hector in Canada. La vedette del film girato da Clarissa Gallo si rivela essere Lindsey Vonn, la super campionessa statunitense di sci ritiratasi da poco, che lascia cadere l’abito e, con guanti e caschetto, in un’elegante tenuta disegnata da Thom Browne, si lancia, gli sci ai piedi, in uno slalom gigante mozzafiato.
Il malizioso designer ha avuto l’idea di piantare nella neve, come fossero paletti, i suoi modelli, uomini e donne, che ad ogni curva incrociano lo sguardo della sciatrice. Il volto nascosto da una specie di maschera di scherma, sono tutti vestiti con raffnati completi vittoriani neri con stivaletti alla Mary Poppins o scarpe da alpinismo.
I capi sono il risultato di una costruzione raffinata che mischia materiali come taffetà, seta, cotone, lana e scultorei piumini sartoriali, in un gioco intelligente di drappeggi e pieghettature. Nodi giganti, maniche a sbuffo, delicati ricami si distinguono in questi look del diciannovesimo secolo.
Da segnalare il maglione ritorto, fatto a mano, dalle proporzioni esagerate, e le giacche e gli abiti in panno di lana coperti di patch coi loghi delle città che hanno ospitato i giochi olimpici invernali: Chamonix, Lake Placid, Oslo, Salt Lake City, Sapporo, Albertville, Torino, Cortina d’Ampezzo…
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