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3 nov 2022
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La Fed vara un nuovo maxi rialzo dei tassi

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Ansa
Pubblicato il
3 nov 2022

Il quarto maxi rialzo consecutivo e il sesto dell'inizio dell'anno. La Fed procede spedita nella sua lotta all'inflazione e alza il costo del denaro di un altro 0,75%, portando i tassi di interesse fra il 3,75% e il 4%, il livello più alto dal 2008. Ma una luce in fondo al tunnel inizia a intravedersi: la banca centrale - afferma Jerome Powell - potrebbe rallentare la velocità dei rialzi già in dicembre o alla riunione successiva.

Jerome Powell


Parole da colomba, che innescano un mini rally a Wall Street. Ma il sospiro di sollievo dura poco: pur intravedendo un rallentamento della velocità degli aumenti del costo del denaro, il presidente della Fed si affretta a precisare che "pensare a una pausa" nell'attuale ciclo di rialzi è "molto prematuro". La reazione di Wall Street è immediata con i listini che girano subito in negativo e chiudono in territorio fortemente con il Dow Jones in calo dell'1,55%, il Nasdaq del 3,36% mentre lo S&P500 perde il 2,51%. Un tonfo che riflette lo spegnersi della speranza di una fine a breve dell'aggressiva campagna di aumenti dei tassi da parte della banca centrale americana. Una speranza che il comunicato finale diffuso al termine della due giorni di riunione aveva alimentato certificando che la Fed nel considerare un livello "sufficientemente restrittivo" della sua politica monetaria terrà conto anche dei ritardi con cui le sue scelte hanno impatto sull'economia.

Un "rallentamento" della velocità dei rialzi si "sta avvicinando, potrebbe essere già alla prossima riunione o a quella dopo. A un certo punto rallenteremo ma ancora abbiamo della strada da fare", spiega Powell ribadendo la "determinazione" della Fed a riportare l'inflazione al 2% e a garantire quella stabilità dei prezzi che è il "fondamento" dell'economia. "Abbiamo bisogno di vedere un calo significativo dell'inflazione", obiettivo che può essere raggiunto nel "tempo, con determinazione e pazienza", aggiunge. Powell difende quindi la politica portata avanti dalla Fed: le strette decise non sembrano esagerate, così come non sembra che "ci siamo mossi troppo velocemente". E in ogni caso se la stretta si rivelasse troppo decisa "abbiamo gli strumenti per sostenere l'economia".

Se invece "non ci muoviamo abbastanza velocemente" il rischio è che l'inflazione si radichi con conseguenze ben peggiori, mette in evidenza Powell tornando così a sottolineare come il vero rischio non è quello di fare troppo ma è quello di fare troppo poco. Di fronte ai sei aumenti dei tassi dall'inizio dell'anno l'economia americana ha tenuto. Pur avendo "rallentato significativamente rispetto allo scorso anno è solida. Per l'economia mondiale invece quello attuale è un momento difficile. Vediamo un'inflazione alta in Europa a causa della guerra e un rallentamento della crescita in Cina a causa della politica Covid Zero", osserva Powell ammettendo però che il sentiero per centrare l'obiettivo di un 'soft landing' dell'economia si è "ristretto" a causa di un quadro dell'inflazione difficile, con i prezzi che restano ai massimi da 40 anni nonostante i sei rialzi della banca centrale nel 2022. "Nessuno sa se ci sarà una recessione, e se sì quanto profonda", aggiunge il presidente della Fed descrivendo un mercato del lavoro forte e parlando di un livello finale dei tassi, quando sarà ultimato il ciclo di rialzi, più elevato delle attese.

La campagna della Fed contro il caro-prezzi si è attirata molte critiche. Da una parte gli economisti che hanno messo in guardia sulla possibilità di una profonda recessione nel caso in cui continuasse con i rialzi. Dall'altro lato invece ci sono diversi senatori democratici che, con un occhio alle elezioni di metà mandato, accusano la Fed di ignorare la vita di milioni di americani con i suoi aumenti del costo del denaro che rischiano di mettere in ginocchio l'economia senza far calare l'inflazione. Powell non è apparso minimamente scosso dalle critiche forte di quell'indipendenza che anche oggi la Casa Bianca gli ha riconosciuto.

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