La Fashion Week di Londra inizia la sua prima stagione post-Brexit
Ci siamo: la prima Settimana della Moda di Londra dell'era post Brexit sta per aprirsi. Dopo mesi di esitazioni, la decisione è stata ratificata, e nessuno (né a Londra né altrove in Europa) sembra esserne contento.
Poche industrie sono globalizzate come la moda; inoltre, la maggior parte degli abiti che vediamo sfilare a Londra sono realizzati in continente. Senza contare tutti i designer stranieri che hanno scelto di presentare le proprie linee nella capitale britannica. Una rapida rassegna del calendario ufficiale del British Fashion Council (o BFC, l'organo di governo della moda britannica) permette così di rendersi conto che la maggior parte degli stilisti che figurano nel programma della Fashion Week londinese non sono nati nelle isole britanniche.
La settimana di cinque giorni inizia venerdì 14 febbraio e termina martedì sera con l’assegnazione del premio ‘Queen Elizabeth II Award for British Design’. Nel 2018, la regina stessa aveva assistito alla prima edizione del riconoscimento, che era stato assegnato a Richard Quinn. In questa stagione, sarà un membro anziano della famiglia reale ad annunciare il vincitore.
Ma in questa sessione, il momento clou tra gli show sarà probabilmente rappresentato dalla sfilata di Tommy Hilfiger, che torna a Londra con la sua quarta collezione "Tommy x Lewis", disegnata in collaborzione con il pluricampione del mondo di Formula 1, il britannico Lewis Hamilton.
Altra novità, il designer austriaco d'avanguardia Petar Petrov ha spostato la propria sfilata da Parigi a Londra, e anche MM6, la linea rivolta al grande pubblico di Maison Margiela, presenterà le sue ultime creazioni in terra d’Albione.
In cartellone, non mancheranno comunque le case di moda britanniche più prestigiose, a cominciare da Burberry, il colosso britannico del lusso. Senza dimenticare la prossima generazione della moda inglese — JW Anderson, Erdem, Preen di Thornton Bregazzi, Simone Rocha e Victoria Beckham.

Il BFC introduce anche un'area sperimentale chiamata "Discovery LAB", che includerà musica, workshop e la proiezione del documentario "Yohji Yamamoto 1983 - 2016". Altra area al debutto è la "Model Zone", uno spazio speciale in cui le modelle potranno mangiare, bere e rilassarsi tra due sfilate. Per garantire la loro privacy e sicurezza, il British Fashion Council ha volutamente tenuto segreta la sua posizione.
Con una sessantina di sfilate, il programma londinese rimane particolarmente ricco, anche grazie a marchi di primo piano come Amanda Wakeley, Chalayan, Fashion East, Huishan Zhang, Margaret Howell, Mark Fast, Marques'Almeida, Richard Quinn, Roland Mouret e Molly Goddard, ultima beneficiaria in ordine cronologico del BFC Fashion Trust.
Secondo il BFC, il calendario punta a “unire Londra attorno a 78 marchi, 103 negozi e 346 eventi in cinque giorni, in collaborzione con i principali dettaglianti, istituzioni culturali e aziende di moda, con l’obiettivo di aprire la London Fashion Week a un nuovo pubblico e a nuove comunità”.
In sintesi, la settimana promette una ricca selezione di creazioni di volta in volta eccentriche, alla moda o commerciali. E nonostante i campanelli d'allarme suonati da Bruxelles di fronte alla “linea dura” del nuovo governo di Boris Johnson, Downing Street resta molto aperto alla moda. Fedele alla tradizione attiva sia sotto i governi conservatori sia sotto quelli laburisti, un ricevimento organizzato dal Primo Ministro in Downing Street 10 ospiterà le figure leader della moda britannica.
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