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Ansa
Pubblicato il
11 nov 2013
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La bellezza arma di soft power come lo sport

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Ansa
Pubblicato il
11 nov 2013

I concorsi di bellezza come “arma di soft power” per Pechino, al pari delle Olimpiadi. Ne ha fatto una missione da qualche anno Yue-Sai Kan, imprenditrice cinese-americana e icona della Cina moderna, una delle donne più ricche e influenti del suo paese nel mondo, soprannominata la “Oprah del Sol Levante”, antesignana delle nuove manager miliardarie cinesi.

Un'immagine dell'edizione 2012 di Miss Cina


A Mosca per accompagnare Miss Cina al Concorso di Miss Universo, la cui finale è stata ospitata per la prima volta dalla Russia. Intervistata nel suo albergo, è convinta che la politica passi anche per lo stile: “Il problema è che in Cina manca ancora una cultura della bellezza, scontata ad esempio in Italia o America Latina, anche se abbiamo splendide ragazze. Stiamo appena cominciando a impararla”, dice. Colpa del Comunismo? “Direi del comunismo cinese. Guardate i russi cosa hanno fatto con le loro belle donne nel mondo… anche loro erano comunisti”.

Lei che ha fatto conoscere il make up alle donne cinesi dal 1992 creando una ditta-impero cosmetico poi acquistata da L’Oreal, da qualche anno per far dimenticare per sempre il rigore delle Guardie Rosse, e ha pubblicato 7 libri bestseller per insegnare il bon ton a uomini e donne del suo paese, trascina le aspiranti reginette cinesi a New York per corsi accelerati – o tour de force - di stile.

“Stile internazionale, non occidentale”, ci tiene a precisare ricordando il “tremendo imbarazzo” provato 3 anni fa quando la Miss Cina di turno si presentò in passerella con un abito corto invece di quello richiesto da sera. “Non sono solo modelle, Miss Universo sono le Olimpiadi della Bellezza: per questo il governo russo le ha fortemente volute, ha preso il progetto molto sul serio e lo promuove”, nota appena tornata da un ricevimento al Cremlino. Vladimir Putin non c’era, ma domani è atteso alla finale delle bellissime. Che prevede un miliardo di spettatori, in diretta in mondovisione.

“Un pubblico così vasto, è un’arma importantissima di soft power per Pechino, esattamente come lo sport e i film, per promuovere se stessa”. Che la Cina abbia qualche problema d’immagine, lei, figlia di genitori emigrati dalla Cina negli USA negli anni '70, ne sa qualcosa: in America ha sfondato con il primo show tv americano sull’Asia, poi, tornata in patria è diventata ancora più famosa come conduttrice, ricorda orgogliosa, del “primo programma della tv cinese sul mondo esterno”, "One World", con ospiti internazionali e almeno 300 milioni di spettatori: “Era il 1984, fu il governo Cinese a chiedermi di tornare. Voglio che i cinesi diventino carismatici, dissi all’allora Ministro della Cultura”.

All’epoca nessuno straniero appariva sulla statale e ingessata CCTV: “Ovviamente il governo voleva usare la tv per educare il popolo. Ma io ero americana, il mio cinese non era perfetto, ero stata educata fuori dal Paese. Una scelta incredibile: fu Deng Xiao Ping ad approvarla dall’alto”. Brava a districarsi tra ortodossia del Partito, neocapitalismo e occidentalizzazione, Yue-Sai Kan è nata nel 1949, il giorno in cui Mao fondò la Repubblica Popolare Cinese. Oggi vive tra New York e Shangai. Nel 2012 "Forbes" l’ha inserita tra le 50 business-lady più potenti d’Asia, chiamandola ”Regina dell’Impero di Mezzo”. A suo avviso “solo con i soldi, il successo e l’influenza economica mondiale della Cina, i suoi concittadini hanno cominciato finalmente ad avere fiducia in sé. Ora stanno cercando di affinare il proprio potere”. E nella crisi globale, a suo parere i giovani cinesi sono “i più ottimisti al mondo”.

Con un occhio di riguardo per l’Italia che ama e dove vive una delle sue sorelle: la moda italiana va ottimamente in Cina, nota: “Per noi il lusso è italiano, come Brioni. Gli italiani sono molto aggressivi sulla promizione, e ora gli imprenditori cinesi sono molto eccitati per il prossimo Expo di Milano: so che alcuni vogliono comprare dei brand italiani”.

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