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11 dic 2020
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La Bce rilancia, altri 500 miliardi di ossigeno ai governi

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Ansa
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11 dic 2020

Altri 500 miliardi di euro di acquisti di debito, che portano il programma per l'emergenza pandemica, il Pepp, a ben 1.850 miliardi di euro, più del Pil italiano. E una nuova ondata di 'credit easing', liquidità a condizioni vantaggiose per le banche, purché tengano a galla le imprese per scongiurare un'ondata di fallimenti, specie fra le Pmi. Christine Lagarde, la presidente della Bce, lo aveva promesso, "ci saremo" anche nella seconda ondata.

Bce - Ansa


Ora la Bce lascia ai governi l'onere di usare lo spazio di manovra fiscale creato dal Pepp per spendere bene e guidare l'Eurozona fuori dalla crisi. "La pandemia continua a porre seri rischi", avverte la francese alla guida della Bce. E se l'estate è andata meglio del previsto, facendo migliorare la stima sul Pil 2020 a -7,3% dal -8% di tre mesi fa, dal quarto trimestre la Bce si aspetta "una nuova, significativa contrazione, anche se inferiore a quella del secondo trimestre, a causa dell'intensificarsi delle misure di contenimento". Contrazione che si trascinerà sul 2021, facendo abbassare la stima del Pil, nell'anno della ripresa, a +3,9% da +5%. Il tutto fra "incertezza elevata" e, appunto, "rischi al ribasso" collegati alla pandemia e nonostante i vaccini in arrivo: "ci vorrà tempo prima di conseguire un'ampia immunità", osserva Lagarde. La Bce si aspetta un'immunità di gregge entro la fine del 2021.

Le aspettative di ripresa 2021 smorzate, così come la tendenza degli investitori a vendere quando le indiscrezioni girate per settimane vengono confermate, hanno sbiadito la reazione dei mercati al 'bazooka di Natale'. L'euro ha continuato ad apprezzarsi a oltre 1,215 dollari, con le parole di Lagarde ("continueremo a monitorare l'apprezzamento dell'euro") che "non sono state sufficienti" secondo Mps Capital Markets: potrebbe persino rendersi necessario un taglio ulteriore dei tassi, oggi lasciati a zero.

Piazza Affari chiude in ribasso (-0,38%), e uno spread Btp-Bund risalito a 117 dai minimi di giornata, quando il decennale italiano aveva toccato 0,50%, minimo storico, con 5,75 miliardi di Btp a 3 e 7 anni venduti a tassi anch'essi ai minimi storici. Alcuni, fra gli investitori, hanno prestato attenzione a una frase di Lagarde: il Pepp potrebbe salire ulteriormente in caso di sviluppi negativi (le stime d'inflazione danno ancora un magro 1,4% nel 2023). Ma la dotazione intera di 1.850 miliardi "potrebbe non essere necessaria" se l'economia andasse meglio del previsto. Parole che hanno tolto un po' dell'effetto elettrizzante del programma pandemico, che per tenere bassi i tassi per banche, imprese, famiglie, è stato anche 'allungato' di 9 mesi rispetto alla scadenza di giugno 2021: durerà fino a marzo 2022. Per contro, una volta chiuso il Pepp, la Bce non inizierà a ridurre il suo maxi-portafoglio di Btp italiani, di Bund tedeschi o Bonos spagnoli prima della fine del 2023, continuando "almeno" fino ad allora a reinvestire i titoli che scadono.

Di più: i governatori hanno deciso che la riduzione del portafoglio - che agli occhi di alcuni fa presagire guai per Paesi come l'Italia che già oggi si ritrovano con un debito/Pil al 160% - "sarà gestita in modo da evitare interferenze con l'adeguato orientamento di politica monetaria", cioè con attenzione a non provocare fiammate dei rendimenti. Neanche le banche sono state galvanizzate in Borsa dal nuovo massiccio stimolo al credito.

Arrivano tre nuove aste di liquidità a lungo termine Tltro-3 a giugno, settembre e dicembre 2021, e le banche continueranno a godere per altri 12 mesi, fino a giugno 2022, di termini ultra-favorevoli: verranno 'pagate' con un tasso fino all'1% sul denaro che prendono in prestito per ri-prestare all'economia reale; viene prorogato il regime facilitato sulle garanzie che offrono alla Bce; e possono avere dalla Bce un ammontare che arriva al 55% (prima era il 50%) dei loro prestiti a famiglie e imprese.

In più, nel 2021 ci saranno quattro ulteriori aste 'Peltro' a lunghissimo termine. È la spia che la Bce spinge al massimo sull'acceleratore del debito, e dei tassi bassi per tutti - Tesoro, banche, imprese, famiglie - perché teme che la pandemia finisca per cancellare indelebilmente tessuto produttivo e cioè imprese. Il rischio è "vedere un elevato numero di piccole imprese fare default, che significherebbe anche più Npl per le banche", spiega il presidente della Vigilanza Andrea Enria.

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