Reuters API
Gianluca Bolelli
27 ott 2019
LVMH ha presentato un’offerta d’acquisto a Tiffany
Reuters API
Gianluca Bolelli
27 ott 2019
Il colosso francese del lusso LVMH ha contattato il gruppo statunitense di gioielleria Tiffany & Co. presentandogli un'offerta d’acquisto. Lo hanno rivelato fonti vicine al dossier sabato sera alle agenzie Reuters e AFP, confermando informazioni apparse in precedenza su Bloomberg News.
L’offerta è stata presentata in un momento particolare: il gioielliere newyorchese si trova infatti alle prese con l'impatto dei dazi doganali sulle sue esportazioni verso la Cina. Ma le trattative tra le due aziende intervengono anche pochi giorni dopo l’inaugurazione in Texas di una fabbrica Louis Vuitton da parte del boss di LVMH, Bernard Arnault, che nell’occasione era stato accompagnato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump con la figlia Ivanka.
LVMH, che da anni è alla ricerca di nuovi modi per espandersi nel mercato statunitense, ha presentato un'offerta preliminare e non vincolante a Tiffany all'inizio di questo mese, ha affermato una delle fonti.
Tiffany avrebbe assunto dei consulenti per esaminare attentamente l'offerta di LVMH, ma non vi avrebbe ancora risposto, e non c'è nessuna certezza che negozierà un accordo, ha aggiunto una delle fonti. Va ricordato che il CEO di Tiffany, Alessandro Bogliolo, ha diretto le attività in Nord America di Sephora, che appartiene a LVMH.
Il prezzo esatto offerto da LVMH per l'acquisto di Tiffany, che ha una capitalizzazione di mercato di 11,9 miliardi di dollari (10,74 miliardi di euro, pari al valore registrato alla chiusura della Borsa di Wall Street di venerdì sera), non è stato reso noto.
Le fonti hanno chiesto di non essere identificate perché la questione è riservata. LVMH ha rifiutato di commentare, mentre Tiffany non ha risposto a una richiesta di commento nell’immediato.
LVMH, che possiede marchi come Fendi, Christian Dior e Givenchy, e gli champagne Veuve Cliquot, si distingue da ormai molti anni come uno dei migliori performer nel settore della vendita al dettaglio di beni di lusso, dove non tutte le etichette beneficiano allo stesso modo del boom dell'appetito dei cinesi per i prodotti di marca.
Dall’altro lato, Tiffany non è riuscito ad essere così dinamico e resistente. Oltre ai dazi innescati dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, anche l’abbassamento di un'imposta cinese sulle vendite interne ha contribuito a una riduzione in doppia cifra delle sue vendite ai turisti cinesi negli Stati Uniti ed in altre destinazioni.
I marchi d’alta gamma hanno anche fatto affidamento a lungo su Hong Kong come importante hub commerciale che attira visitatori in particolare dalla Cina continentale, ma i quattro mesi di continue manifestazioni a favore della democrazia nell’ex colonia britannica stanno iniziando a presentare il conto.
Tuttavia, all'inizio di questo mese LVMH, che ha una capitalizzazione di mercato di 194 miliardi di euro, ha battuto le previsioni di vendita per il terzo trimestre, nonostante i disordini di Hong Kong. In agosto, Tiffany ha registrato entrate trimestrali che hanno anch’esse superato le aspettative degli analisti, grazie a una diminuzione dei costi di marketing.
L’acquisizione di Tiffany rafforzerebbe LVMH nella gioielleria, settore nel quale il marchio Bulgari, comprato per 5,2 miliardi di dollari (4,69 miliardi di euro) nel 2011, deve affrontare aziende del calibro di Cartier e Van Cleef & Arpels, enttrambe possedute dal gruppo svizzero Richemont.
Tiffany ha aggiornato la propria offerta prodotti con oggetti dal prezzo meno elevato, come pendenti e orecchini, per piacere di più ai millennial (ovvero i 17-34enni), che si sposano sempre più tardi, secondo uno studio dell’agenzia Pew Research, e apprezzano i diamanti sintetici, meno costosi, tanto da essersi maggiormente orientati sui suoi concorrenti che vendono gioielli a basso prezzo, come i danesi Pandora e Signet Jewelers.
Il gruppo LVMH, che ha sede a Parigi ed è nato nel 1987 dalla fusione dell’azienda di moda e accessori Louis Vuitton (fondata nel 1854) con la società specializzata in vini e alcolici Moët Hennessy (creata nel 1971), è controllato dalla famiglia Arnault ed è guidato da Bernard Arnault, l'uomo più ricco di Francia. La newyorchese Tiffany & Co., fondata nel 1837 da Charles Lewis Tiffany e molto nota per i suoi costosi anelli di fidanzamento con diamante, gestisce oltre 300 negozi al dettaglio in tutto il mondo. Quotato in Borsa dal maggio del 1987, il marchio americano era stato acquistato per 104 milioni di dollari (93,8 milioni di euro) nel 1979 dall’azienda di cosmetici Avon Products.
Delusa dal non riuscire a capitalizzare abbastanza sulla reputazione di Tiffany, reso popolare dal romanzo (e poi dal film) “Colazione da Tiffany” dello scrittore statunitense Truman Capote, Avon ha rivenduto la società cinque anni più tardi per 135 milioni di dollari (121,8 milioni di euro) tramite un LBO (Leveraged Buy Out), ad un consorzio d’investitori guidato da William Chaney, l’allora presidente del Consiglio d’Amministrazione di Tiffany.
L'anno scorso, il titolo azionario di Tiffany è stato penalizzato in borsa a causa di un rallentamento delle vendite, ma ha guadagnato il 22% dall'inizio di gennaio. Tiffany ha registrato un incremento di fatturato del 6,5%, a 4,4 miliardi di dollari (3,97 miliardi di euro), nell’ultimo esercizio fiscale, e impiegava più di 14.000 persone al 31 gennaio scorso.
Con AFP
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