LFWM: dal survival-chic a una nuova sensibilità
Forse a seguito dell’influenza determinata da tutte le chiacchiere fatte sui social network o nei talk show su chi abbia il pulsante nucleare più grande tra Donald Trump e Kim Jong-un, la Fashion Week maschile di Londra (LFWM) è stata improntata a uno stile survival-chic. Non si erano mai visti così tanti modelli mandati in passerella letteralmente imbacuccati dagli stilisti. Detto questo, persino in un mondo post-apocalittico molti uomini continueranno ad ostentare loghi (i brand in bella vista inondavano la maggior parte degli show). Di contro, si percepiva anche uno stato d'animo più gentile e gradevole, ben sintetizzato dallo show di spicco della stagione: la collezione creola di Wales Bonner. Abbiamo selezionato le cinque tendenze principali della London Fashion Week Men’s dopo un’intensa quattro-giorni di oltre 50 fra sfilate e presentazioni.
Survivalisti avventurosi
Craig Green ha definito egli stesso il suo audace défilé come: “Uomini nomadi raggiungono nuove frontiere della scoperta di sé”. E il designer ha mostrato cappotti con cappuccio in cotone ondulato multistrato in stile sciamano, uno dei quali presentava come motivo la Union Jack. Belstaff ha presentato un’incredibile collezione di vecchi giubbotti da motociclista, compreso un “Trialmaster” a quattro tasche appartenuto a Steve McQueen, mostrando giubbotti tecnici in nylon stretch a tre strati che sembravano perfetti per un giro attraverso l'Artico. Invece un coraggioso show di Christopher Raeburn ha mostrato vestiti robusti per veri duri con stampe audaci – tute da tecnici della RAF che si trasformavano in parka, cappotti e pantaloni – ma realizzati in neoprene arancione. Da amare la nuova estetica della collezione “Ugly/Boys” del marchio trendy Jordan Luca, con i suoi monopezzi in nylon, i cappucci imbottiti e le sciarpe.
Sempre più volume
Raeburn ha presentato enormi soprabiti realizzati a partire da coperte della marina russa. E il duo cinese di gran moda del brand Pronounce ha fatto uscire immensi cappotti di nylon che strisciavano al suolo. Alex Mullins ha gonfiato i parka e tagliato i trench come abiti da ballo. Lo sfacciato cowboy di Astrid Andersen indossava pantaloni in jacquard grandi il triplo, mentre la sua collezione di pellicce su misura realizzata insieme a Saga Furs si caratterizzava per una tecnologia “ad ampi volumi d’aria” che ha portato a realizzare dei cappotti di volpe lavorati a maglia che quasi fluttuavano fuori dal busto.
La nuova sensibilità
Una sensibilità esemplificata al meglio dal grande momento moda orchestrato da Grace Wales Bonner, un racconto ispirato da un giovane che torna da Parigi nella sua isola natale dei Caraibi. Il risultato sono stati dei capi e dei tagli degni di Yves Saint Laurent, mentre languidi modelli solcavano quasi sospesi la passerella indossando cappotti da marina minimalisti con grandi bottoni e pantaloni da marinaio svasati. Per informazione: la colonna sonora della sfilata consisteva nell’Adagio di Albinoni suonato con le steel drum in acciaio. Kiko Kostadinov ha messo in scena il suo show negli uffici dei pacifisti Quaccheri britannici; i suoi inviti consistevano in minuscoli fiori recisi avvolti in buste di plastica; e il suo show era intitolato “Obscured by Clouds” (“Oscurato dalle nuvole”, ndr.). E anche se Kiko ha mostrato principalmente dell’athleisure molto tecnica, i suoi pantaloni da ginnastica in nylon, uniti alle simpatiche giacche a vento e alle micro camicie di forza mostravano una dolcezza affascinante.
Logomania
L’etichetta più calda del momento a Londra, Kent & Curwen di David Beckham, aveva loghi praticamente su ogni look – rose sbiadite ricamate con l'anno della fondazione del marchio, 1926; cardi con la ‘K’ e la ‘C’; i tre leoni inglesi e profili di gatti. Gli eroici modelli di Raeburn erano plastificati, e indossavano cinghie con su scritto il nome del brand; mentre la migliore collaborazione della stagione, Ben Sherman x Henry Holland, presentava nuovi stemmi di Ben molto cool.
La scomparsa della sartorialità classica
Solitamente la stagione londinese delle sfilate di abbigliamento maschile traboccava di tagli sartoriali classici perfettamente eseguiti dalle validissime sartorie di Savile Row, ma in questa stagione essi sono stati sorprendentemente assenti. Gli stilisti della nuova generazione hanno voluto osare di più: da John Lawrence Sullivan, con i suoi vestiti allungati da gangster della mafia Yakuza, agli abiti di tessuto a costine di Alex Mullins dalle fantasie psichedeliche, lunghi e larghi come degli zoot suits. La serie televisiva incentrata sulla vita della Regina Elisabetta II e sulla famiglia reale britannica “The Crown” potrà forse essere la più vista su Netflix, ma (almeno per questi giovani designer) il tipico buon vecchio sarto inglese è morto e sepolto.
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