Reuters
Laura Galbiati
16 gen 2019
L’orologeria svizzera si prepara al rallentamento cinese
Reuters
Laura Galbiati
16 gen 2019
Gli orologiai svizzeri cominciano a percepire dei segni di rallentamento negli acquisti dei turisti cinesi, ma puntano sulla domanda della Cina continentale per sostenere la crescita di quest’anno, secondo numerosi marchi alto di gamma presenti al Salone Internazionale dell’alta orologeria (SIHH) di Ginevra.

È ancora tempo di investire in Cina, ritengono brand come Parmigiani, manifattura che appartiene alla Fondation de Famille Sandoz e realizza ogni anno circa 3.000 pezzi, venduti a un prezzo medio di 35.000 franchi svizzeri (31.000 euro).
“Le persone viaggiano meno ma acquistano di più nel loro Paese; il momento è dunque propizio per rafforzare la nostra presenza locale (in Cina), ha dichiarato Davide Traxler, Vice Presidente della società, ammettendo che Parmigiani è entrato in questo mercato “con dieci anni di ritardo”. Il marchio si sta riposizionando con dei prodotti di prezzo più alto, dopo aver tentato qualche anno fa di proporre una gamma più accessibile.
La clientela cinese rappresenta più di un terzo degli acquisti di articoli di lusso nel mondo, ma lo yuan in ribasso e le misure del governo cinese a favore del consumo interno, come la riduzione delle tasse sull’importazione, spingono gli acquirenti a fare shopping nel proprio Paese.
A Hong Kong, il ritmo degli affari ha decelerato nel corso degli ultimi tre mesi del 2018, ha evidenziato il gruppo Richemont, proprietario di Cartier. Anche altre griffe hanno segnalato rallentamenti a Hong Kong e in altre regioni della Greater China, tra cui Macao.
“Abbiamo registrato crescite ovunque l’anno scorso, salvo che in Greater China, dove tra ottobre e novembre la domanda è scesa a causa della guerra commerciale”, ha dichiarato Edouard Meylan, Direttore Generale di H. Moser & Cie. “Poi c’è stata una ripresa”. Il marchio svizzero ha venduto un numero inusuale di orologi “costosi” a dicembre e gennaio, ma resta prudente. “Con lo shutdown (negli Stati Uniti), la guerra commerciale e la Brexit, le incertezze sono molte al momento”, ha aggiunto Meylan.
I produttori di oggetti di lusso, dalle borse agli orologi sofisticati, hanno finora minimizzato i rischi di una riduzione delle vendite legata alle tensioni commerciali cino-americane, confidando che il desiderio della giovane classe cinese per l’alto di gamma continuerà a lungo.
“Abbiamo rilevato un leggero rallentamento, ma continuiamo a parlare di crescita”, ha dichiarato Ricardo Guadalupe, Direttore Generale di Hublot, che fa capo a LVMH. Il gruppo francese non presenta le sue collezioni al SIHH, dominato da Richemont, ma in un hotel in centro a Ginevra.
La giovane clientela cinese tra i 20 e i 30 anni ha sostenuto la domanda di Hublot nel 2018, ha aggiunto Guadalupe. “In teoria questa dinamica dovrebbe proseguire, salvo vere e proprie catastrofi nelle relazioni geopolitiche tra Cina e Stati Uniti”, ha dichiarato.
Hublot non fornisce dati di fatturato, ma Guadalupe ha sottolineato che in Greater China, che rappresenta il 13% del giro d’affari della griffe, le vendite sono aumentate del 60% l’anno scorso, in parte grazie alla presenza relativamente nuova in Cina, dove Hublot ha investito per la prima volta 10 anni fa.
Tale crescita dovrebbe essere più vicina al 10/15% quest’anno, ha aggiunto Guadalupe. A livello mondiale, il brand punta a un incremento delle vendite di almeno il 6 o 7% a perimetro comparabile, dopo una progressione del 16% nel 2018.
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