Reuters
6 ago 2014
L’Italia è in recessione nel 2° trimestre, si teme per l'intero 2014
Reuters
6 ago 2014
L'Italia scivola in recessione per la terza volta dal 2008 e ora si teme che l'intero 2014 chiuda con il segno meno mettendo in ulteriore tensione i conti pubblici e il governo di Matteo Renzi.
Secondo i dati preliminari di Istat pubblicati mercoledì 6 agosto, nel secondo trimestre del 2014 il Pil è diminuito dello 0,2% in termini congiunturali - toccando a livello nominale il punto minimo degli ultimi 14 anni - dal calo dello 0,1% dei primi tre mesi dell'anno. La mediana delle stime raccolte da Reuters fra gli analisti indicava un aumento dello 0,2%.
La variazione del Pil acquisita per il 2014 è ora pari a -0,3% contro la crescita dello 0,8% prevista ad aprile dal Tesoro in parallelo con un deficit/pil al 2,6%.
Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha detto che, nonostante l'andamento dell'economia peggiore delle stime, il disavanzo resterà sotto il tetto Ue del 3% senza manovre aggiuntive.
"Dietro l'angolo non c'è una manovra. Il governo osserva attentamente la finanza pubblica e con un controllo attento delle spese la manovra non c'è", ha detto Padoan in un'intervista al Tg2. Dalla recessione si "esce continuando con la strategia del governo, riforme strutturali, semplificazioni e aumento della competitività".
Alla luce dei primi due trimestri, in effetti, una crescita dello 0,8% appare ormai del tutto irrealistica. Anzi, secondo i commenti degli economisti, si avvicina lo spettro che l'intero anno andrà in archivio con il segno meno. Gli indicatori di luglio, infatti, sono tutt'altro che rassicuranti. Il gruppo Terna, per esempio, ha comunicato che i consumi elettrici sono calati del 3,8% tendenziale.
La fiducia dei consumatori il mese scorso è scesa, confermando l'inversione del trend cominciata a giugno. In ribasso anche la fiducia delle imprese manifatturiere. Sempre a luglio, l'attività del settore manifatturiero è cresciuta al ritmo più lento degli ultimi otto mesi. In frenata rispetto al mese precedente, poi, il comparto dei servizi.
Non bastasse, non si vede una ripresa dei prezzi al consumo. Secondo Vincenzo Longo, market strategist di IG, "ora gli investitori, che sin dalla fine del 2013 erano tornati positivi sul nostro Paese, iniziano a nutrire seri dubbi sulle possibilità di ripresa dell'economia".
Le altre economie d'Europa però, precisa Longo, "non sono in una situazione molto migliore della nostra. Interessanti saranno i commenti ai dati odierni che potrebbero arrivare dalla conferenza stampa del Presidente della Banca centrale Mario Draghi di giovedì. Gli investitori sembrano temere che il piano di azione studiato a Francoforte possa richiedere troppo tempo e non riuscirà a tamponare un'altra frenata dell'economia della zona euro".
Tutto ciò, dal punto di vista politico, si traduce in un indebolimento di Renzi, che, a guardare i numeri, non ha raggiunto l'obiettivo di rilanciare la crescita. Criticato dalle associazioni dei commercianti per la sostanziale inutilità del bonus di 80 euro, impegnato nella snervante maratona delle riforme istituzionali, il premier è in difficoltà come non mai da quando è arrivato a Palazzo Chigi.
La battaglia europea per spostare il focus dell'Unione alla crescita dall'austerità sembra al momento produrre i risultati auspicati. Il governo italiano, di fatto, continua a rimbalzare contro il muro tedesco.
Simon O’Connor, portavoce del commissario Ue alle Politiche Economiche, nel corso di una conferenza stampa, mercoledì 6 agosto, ha ricordato che il Consiglio, nel giugno scorso, ha raccomandato a Roma che "si attenga strettamente al bilancio", raccomandazione che "resta valida".
O'Connor ha richiamato le parole di Padoan sulla necessità di accelerare le riforme, aggiungendo che "non possiamo che essere d'accordo". Il portavoce ha detto di "sperare che l'Italia, attraverso le riforme strutturali adottate e in fase di realizzazione, consegua le condizioni per una ripresa stabile e per creare occupazione".
Così, con la spada di Damocle dei parametri di bilancio che costantemente grava sulla sua testa, Renzi e il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, hanno pochissimo spazio di manovra per cercare di invertire il senso di marcia di un Paese sempre più stanco e sfiduciato.
La diffusione del dato ha fatto di Piazza Affari il peggiore dei listini europei, con l'indice Ftse Mib in calo del 2,54% attorno alle 15,40, mentre la forbice Btp/Bund sul tratto decennale si è aperta oltre 170 pb per la prima volta dall'11 luglio.
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