L'associazione PETA entra nel capitale di Kering, Burberry e Ralph Lauren
Il declino delle valutazioni in Borsa dei gruppi del lusso, colpiti dalla crisi del coronavirus, almeno ha fatto felice qualcuno: si tratta di PETA Stati Uniti, che annuncia di averne approfittato per diventare azionista di molti marchi di moda. L’associazione People for the Ethical Treatment of Animals (PETA), che si dedica alla protezione dei diritti degli animali, afferma di aver “acquistato azioni di una ventina di aziende, tra le quali figurano il grande gruppo francese di marchi di lusso Kering, e poi Burberry, Ralph Lauren e Guess”.

L’obiettivo è “spingere i marchi di moda a smettere di usare lana, mohair e cashmere”, dichiara l'ONG in un comunicato, senza fornire dettagli sul numero esatto di azioni acquistate o sul loro prezzo.
“Diventare azionista consentirà all'associazione di incoraggiare grandi gruppi e marchi, da Kering a Guess, a passare a materiali intelligenti, ecologici ed etici”, spiega Mathilde Dorbessan, responsabile delle relazioni con le imprese per PETA Francia, ricordando che “i consumatori odierni desiderano supportare le aziende che condividono i loro valori e vendono solo maglioni e cappotti per realizzare i quali non ha sofferto nessun animale”.
Non è la prima volta che l'associazione prende questo tipo di iniziativa. Dopo aver comprato azioni di Prada e Hermès, il ramo americno di PETA ha approfittato nel 2018 dell’ingresso in Borsa di Farfetch per investire nel retailer online di lusso allo scopo di spingerlo “ad abbandonare le pellicce”.
L'associazione acquista spesso il numero minimo di azioni necessarie per partecipare alle assemblee delle aziende di moda, per influenzarne le decisioni e le strategie dall'interno, ricorda nella nota. PETA è fra l’altro azionista di Urban Outfitters, Under Armor, Deckers Outdoor Corporation (la casa madre di UGG), o di Capri Holdings (Michael Kors, Jimmy Choo e Versace).
Per quanto riguarda l'uso del mohair e del cashmere, Peta ha denunciato attraverso inchieste condotte in Sudafrica, Cina e Mongolia, il trattamento crudele inflitto a capre e pecore da alcuni produttori quando gli animali vengono tosati o portati al macello.
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