10 nov 2022
Kiton: crescono casualwear e donna, mentre la terza generazione di famiglia entra in azienda
10 nov 2022
Per alcune aziende, la pandemia ha avuto anche qualche risvolto positivo. È il caso del marchio napoletano di abbigliamento Kiton, emblema dell’eccellenza sartoriale partenopea, come ha raccontato il CEO del gruppo Antonio De Matteis dal palco del 27esimo Fashion Summit Pambianco-PwC, svoltosi il 9 novembre a Milano.

“La pandemia ci ha aiutato a far conoscere ai nostri clienti, già fidelizzati per la parte formale, la nostra proposta più casual, che sta andando molto bene; una tipologia di prodotto che probabilmente prima compravano da altri brand. Ora però il formalwear sta tornando con forza e gli uomini stanno anche iniziando a vestirsi in modo differente in base alle diverse occasioni d’uso, come le donne”, ha spiegato l’imprenditore. “Anche la nostra collezione femminile sta performando bene: negli ultimi anni è passata dal 5% al 20% del fatturato e il nostro obiettivo è di portarla al 50%”.
Un exploit della donna, dunque, che si riflette anche a livello retail, visto che la società sta portando avanti diverse relocation dei suoi negozi, scegliendo metrature più ampie in modo che anche la collezione femminile abbia lo spazio che merita: “Nel negozio di Roma la linea donna non c’era, oggi rappresenta il 51% delle vendite e la clientela è per il 70% femminile. La scorsa settimana abbiamo inaugurato i nuovi negozi di Londra e Seoul, dove eravamo già presenti ma in spazi più piccoli”.
Per quanto riguarda il giro d’affari, dopo un 2021 chiuso a 130 milioni di euro, in linea con il 2019, Kiton prevede di realizzare quest’anno una progressione del 20%. “Siamo fiduciosi anche per il prossimo anno, visto che la raccolta ordini della campagna vendite PE23 è stata in linea con gli incrementi degli ultimi anni”, aggiunge De Matteis.
Kiton dispone di una supply chain completamente integrata, spiega il CEO: “Abbiamo iniziato una 20ina d’anni da acquisendo un’azienda di sportswear, poi un maglificio, oggi abbiamo cinque siti produttivi in Italia che realizzano tutti i prodotti che commercializziamo, alcuni acquisiti e altri partecipati”.
Per quanto riguarda il futuro dell’azienda, De Matteis non esclude la possibilità di un ingresso in Borsa: “Siamo un’azienda familiare ma già molto strutturata, con manager e membri del CdA esterni alla famiglia. Vogliamo diventare un po’ più grandi, poi la quotazione potrebbe essere un obiettivo. Oggi sei rappresentanti della terza generazione sono già presenti in azienda, hanno molta voglia di lavorare e ci danno molti stimoli, ci caricano. I giovani sono fondamentali anche per l’evoluzione del prodotto: da noi, dove tutto è artigianale e fatto a mano, l’età media è di 36 anni”.
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