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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
17 nov 2022
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Kings of Indigo è in liquidazione e cerca un acquirente

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
17 nov 2022

Per un decennio è stato uno dei marchi più attivi sui temi della produzione eco-responsabile nel pianeta denim. I dirigenti di Kings of Indigo, o KOI, hanno comunicato il 16 novembre il fallimento della casa madre KOI International B.V., con sede ad Amsterdam. In un contesto economico globale che richiede nuovi mezzi finanziari, i suoi azionisti spiegano di non essere riusciti ad effettuare un rifinanziamento. Il liquidatore, D. Cohen Tervaert, sta esaminando le candidature all’acquisto della società.

In bancarotta, Kings of Indigo cerca un compratore - KOI


Fondato nel 2011, il marchio è nato da un’idea di Tony Tonnaer, ex direttore del brand Kuyichi Europe, e di Frank van Santen e Guido Mathijssen. Il trio aveva optato per una proposta considerata all'epoca radicale, sviluppando un'offerta denim più responsabile per l'ambiente, con lo stesso approccio di Mud Jeans, avviato un anno dopo, o dello svedese Nudie Jeans, attivo dal 2001. Inizialmente supportato nel suo sviluppo dalla società di investimento Varova Fashion Holding, KOI ha dovuto affrontare il fallimento di quest'ultima, e così il management ha acquistato l'azienda per garantirne la continuità.

Ma la fase di ripartenza è stata ostacolata dal Covid-19, sia commercialmente che in termini di sourcing, con numerose unità produttive in Tunisia, Turchia, ma anche in Europa, che non hanno recuperato la capacità produttiva e di consegna dei prodotti. L'azienda, che a inizio anno puntava a registrare un fatturato di 6,5 milioni di euro, contro i 5 milioni del 2021, si è trovata a dover affrontare l'aumento generalizzato dei costi dall'inizio della guerra in Ucraina e ha accusato il contraccolpo dell'accresciutissima inflazione in Europa, dove la Germania era il suo più grande mercato e l'Olanda il secondo.

“Fa davvero male lasciarsi alle spalle tutto ciò per cui abbiamo lavorato così duramente”, scrive Tony Tonnaer in un comunicato. “Ma provo anche fierezza, orgoglio e gratitudine per tutto ciò che abbiamo raggiunto con la squadra. Con Kings Of Indigo, siamo stati in grado di contribuire a rendere l'industria della moda più sostenibile, mostrando ad altri marchi come lavorare in modo più pulito e con maggiore attenzione per le persone coinvolte in questo settore”.

Lungi dal limitarsi a offrire jeans in cotone organico, KOI ha continuamente cercato di apportare innovazioni nei materiali, come nella finitura dei propri vestiti e persino nell'organizzazione della sua attività. Il marchio ha sdoganato una serie di pratiche che oggi sono affrontate da label che hanno produzioni maggiori, predisponendo il terreno alla loro adozione. Così, mentre molti marchi si sono rivolti al cotone biologico, Kings of Indigo è passato al cotone riciclato, che secondo i dirigenti aziendali rappresentava il 40% della sua offerta.

Kings of Indigo aveva anche eliminato le sostanze chimiche nocive durante il processo di lavaggio. Nel 2020 ha presentato, in collaborazione con l’italiana Candiani, una capsule all’insegna della circolarità che utilizzava Re-Gen, un denim cimosato tessuto in Italia che contiene un mix in parti uguali di fibre sintetiche Refibra e di cotone industriale riciclato, ottenuto all’interno di un ciclo produttivo chiuso. Il marchio aveva anche introdotto jeans elasticizzati biodegradabili e recentemente ha utilizzato la soluzione Recycrom per tingere i suoi capi, che utilizza scarti di tessuti per creare i pigmenti.

“Ci auguriamo che brand e retailer continuino a sviluppare l'industria della moda per renderla un po' più rispettosa del nostro pianeta e di coloro con cui lo condividiamo”, concludono i fondatori del brand.

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