Kering si dice pronto ad effettuare delle acquisizioni
Valentino? Una griffe di gioielleria? Dell’alta moda? Della pelletteria? François-Henri Pinault aveva gli occhi sorridenti vedendo un tavolo di giornalisti interrogarlo su quale potrebbe essere il prossimo bersaglio del gruppo. Al termine della presentazione dei risultati annuali del gigante francese di lusso, all’interno della sede del gruppo, al civico 40 di rue de Sèvres a Parigi, affioravano tante ipotesi sulla potenziale estensione del perimetro di Kering nell’universo del lusso. Va detto che un anno dopo aver annunciato, durante la presentazione dei risultati complessivi del 2017, di volersi disimpegnare o di voler cedere le sue quote in Puma, Stella McCartney, Christopher Kane e Volcom, la direzione di Kering ha fatto capire distintamente che possiede la capacità necessaria per espandere il proprio perimetro d’azione.
“Siamo assolutamente capaci di adattarci al nostro ambiente e al nostro mercato. Investiamo con giudizio e su un orizzonte di lungo periodo”, ha affermato Jean-François Palus, vicedirettore generale del gruppo del lusso, alla presentazione ufficiale dei risultati. “Ci troviamo dunque in una buona posizione per cogliere potenziali opportunità di crescita esterna creatrici di valore, se se ne presentassero”.
Jean-Marc Duplaix, direttore finanziario del gruppo francese, aveva preparato il terreno pochi minuti prima, basandosi sul fatto che nel 2018 “il flusso di cassa libero ha raggiunto quasi i 3 miliardi di euro, e abbiamo voluto mantenere alto il livello degli investimenti, a circa il 6% del giro d’affari del gruppo”.
Con un discorso più misurato, François-Henri Pinault, che aveva già annunciato che il fatturato ha raggiunto i 13,6 miliardi di euro, ha spiegato la sua visione riguardante la crescita esterna: “Oggi abbiamo risorse finanziarie significative che progrediscono costantemente e siamo in grado di cogliere delle opportunità. Ricordo che la priorità del gruppo rimane la crescita organica delle nostre aziende. Essa è ancora molto importante. Siamo lontani dall’aver raggiunto i livelli di maturità, compreso il caso di Gucci, ed è innanzitutto su questo che ci concentriamo”.
“Naturalmente, se si presentassero delle opportunità conformi alle nostre regole di portafoglio sia in termini di posizionamento, che per quanto riguarda i codici stilistici, noi sapremo coglierle”, ha continuato il PDG. “Abbiamo i mezzi finanziari, ma ora possediamo anche delle piattaforme che possono accogliere delle case di moda e cogliere il loro potenziale in tempi relativamente brevi. Non abbiamo bisogno di questo per crescere. E non parteciperemo alla corsa ai prezzi”.
Di fronte all’uditorio più ridotto dei giornalisti, il leader del colosso francese, ha voluto chiarire meglio il suo pensiero. “Stiamo molto attenti a non pagare più del dovuto una maison, come è successo di recente. Nell'industria degli orologi, il mercato è cambiato così tanto che è importante considerare quale ne sia il potenziale. Ciò che è molto interessante è che noi abbiamo dei know-how molto diversi e forti abbinati a delle manifatture eccezionali. Per ora, stiamo ad osservare. Della gioielleria pensiamo che sia un mercato ricettivo e portante. Questo è anche il motivo per cui investiamo in Boucheron, Pomellato e Qeelin. Un'acquisizione deve essere complementare. Abbiamo i mezzi e le piattaforme che ci permettono di trasformare molto rapidamente le acquisizioni in luoghi di creazione di valore”.
Il gruppo ha deciso di reintegrare al suo interno la gestione dell'e-commerce, e non sembra considerare una crescita esterna su questi argomenti. D’altronde, Pinault ritiene che sia sul suo savoir-faireprincipale che le opportunità possono emergere. “Nella moda/pelletteria ci sono ancora degli spazi in cui inserirsi e dei vuoti da colmare. Questo rimane il settore su cui siamo i più attivi. Siamo alla ricerca di opportunità che abbiano un senso”, ha precisato.
In questo segmento, le case indipendenti di grande levatura, con sede in Gran Bretagna o in Italia, sono dunque avvisate. Soprattutto perché il gruppo potrebbe potenzialmente realizzare le cessioni annunciate di Volcom o di Christopher Kane, ma soprattutto vendere il circa 15% di quote azionarie di Puma che ancora possiede per finanziare parzialmente simili operazioni.
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