Kering parla dell’inchiesta fiscale di cui è oggetto in Italia
Se fino ad oggi si era trincerato dietro a un “no comment”, il gruppo Kering ha deciso ora di diffondere un comunicato relativo all’inchiesta aperta a Milano nel 2017 su una presunta evasione fiscale di Gucci. Secondo le informazioni trapelate finora sui media, tale presunta evasione fiscale sarebbe stimata a 1 miliardo di euro. Nel suo comunicato, il gruppo francese del lusso ha dichiarato che “l'ammontare stimato dei crediti imponibili è di circa 1.400 milioni di euro”, in seguito ad un audit realizzato dalle autorità fiscali italiane.
“Un team di audit delle autorità fiscali italiane ha finalizzato un audit fiscale e presentato oggi (venerdì 25 gennaio) un rapporto secondo il quale Luxury Goods International (LGI), una filiale svizzera di Kering, avrebbe esercitato in Italia delle attività che avrebbero dovuto dar luogo al pagamento di imposte sulle società in Italia, cosa che Kering contesta”, ha dichiarato il gruppo, precisando che “il rapporto di audit in questione riguarda i risultati degli anni tra il 2011 e il 2017”.
“Kering contesta le conclusioni del rapporto di audit sia sulle loro basi che sugli importi. Kering è fiducioso dell'esito del procedimento in corso e continuerà a cooperare pienamente, in piena trasparenza, con l’amministrazione fiscale italiana per far valere tutti i suoi diritti”.
Quotato in Borsa, il gruppo era obbligato a comunicare sulla vicenda per rassicurare mercati e investitori. Come si spiega nella nota: “A questo stadio della procedura, Kering non dispone di elementi sufficienti per contabilizzare una disposizione contabile specifica corrispondente a una stima attendibile del rischio di recupero sostenuto”.
Lo scorso novembre la procura di Milano ha chiuso le sue indagini, aprendo la strada a una richiesta formale di processo. La giustizia italiana sospetta che il gruppo delle lusso abbia pagato delle imposte su utili generati da vendite in Italia in un altro Paese dal regime fiscale più favorevole. In particolare, ritiene che Gucci, brand di punta del gruppo, abbia conseguito dei ricavi che dovevano essere tassati in Italia e non in Svizzera, poiché sono stati registrati tramite la piattaforma di logistica e distribuzione Luxury Goods International (LGI), basata in Svizzera e utilizzata dalla maggior parte dei marchi di Kering.
Lo scorso marzo, il sito di informazione Mediapart aveva affermato che il colosso francese avrebbe sottratto circa 2,5 miliardi di euro di tasse dal 2002, "principalmente a scapito del fisco italiano, ma anche francese e del Regno Unito". Mediapart affermava inoltre che in seguito all’acquisizione di Gucci nel 2000, Kering avrebbe “esteso il sistema concepito dal gruppo italiano a tutti i brand del lusso (tranne i gioielli), tra cui le francesi Balenciaga e Yves Saint Laurent. La sola maison Saint Laurent avrebbe eluso il pagamento di circa 180 milioni di euro di tasse in Francia”, scriveva il sito.
Venerdì 25 gennaio, Mediapart, citando “nuovi documenti riservati condivisi” con la rete di media European Investigative Collaborations (EIC), ha affermato che Kering ha anche "risparmiato 50 milioni di euro di tasse pagando a Panama l'ex capo della sua controllata Gucci", Patrizio di Marco, a capo del marchio italiano tra il 2008 e il 2014.
In un secondo comunicato, trasmesso venerdì a l’AFP dopo la pubblicazione di questo articolo, Kering ha affermato che “si tratta di una situazione individuale e legata a una procedura giudiziaria in corso; pertanto, il gruppo preferisce non esprimersi”.
Il gruppo ha inoltre affermato che “la fonte degli articoli di Mediapart sulle questioni fiscali del gruppo è un ex manager da cui Kering si è separato per gravi mancanze nel 2016, non appena il gruppo è stato in grado di dimostrare le pratiche scorrette commesse da questa persona a scapito del suo datore di lavoro”.
“Questo manager ha approfittato del suo ruolo per commettere azioni fraudolente a danno del gruppo, dirottando diversi milioni di euro”, ha affermato Kering, dichiarando inoltre di aver presentato una denuncia di abuso di fiducia presso la procura di Milano.
Infine, per quanto riguarda la questione di una possibile apertura di un’inchiesta fiscale in Francia, posta da Mediapart, il gruppo del lusso ha dichiarato solo che “la maggior parte delle realtà francesi del gruppo sono, o sono state recentemente, oggetto di controlli fiscali, cosa non insolita per un gruppo delle dimensioni di Kering”.
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