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26 mag 2021
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Kering cede un’altra parte delle sue quote di Puma

Pubblicato il
26 mag 2021

Il colosso francese della moda e del lusso Kering continua il disimpegno progressivo dal marchio tedesco Puma, iniziato nel 2018 e proseguito nell’ottobre 2020. Il gruppo guidato dal presidente e CEO François-Henri Pinault ha infatti annunciato in un comunicato l'avvio della vendita di un blocco di circa 8,9 milioni di sue azioni di Puma, che rappresentano circa il 5,9% del capitale del marchio di articoli sportivi con sede a Herzogenaurach, in Baviera, nell'ambito di un collocamento presso investitori qualificati.

Il calciatore brasiliano Neymar è diventato testimonial di Puma nel 2020 - Puma


Al termine del collocamento, Kering (assistito da Goldman Sachs e BNP in qualità di coordinatori globali e bookrunner) deterrà circa il 4,0% dei titoli azionari Puma in circolazione, e il flottante del Felino raggiungerebbe circa il 66,7%.
 
I proventi netti della transazione saranno utilizzati per le esigenze generali di Kering e per rafforzare ulteriormente la sua struttura finanziaria, indica ancora la nota.

Considerando che il 26 maggio, alla chiusura delle quotazioni alla Borsa di Francoforte, dove Puma è quotata, un’azione del marchio fondato nel 1948 da Rudolph Dassler valeva 93,60 euro, si pensava che l'operazione potesse essere valutata circa 830 milioni di euro. Il giorno successivo alla comunicazione, però, Kering ha reso noto che l’operazione di cessione si è concretizzata “per la cifra totale di circa 805 milioni di euro, corrispondenti a un prezzo di cessione di 90,3 euro per azione Puma”.

Secondo diversi osservatori, tale rapido apporto di denaro contante alle casse di Kering potrebbe preannunciare operazioni di grande portata che l’azienda francese avrebbe in serbo.

Kering e Artemis (la società d’investimenti della famiglia Pinault, proprietaria del gruppo, che conserverebbe ancora il 25% delle quote del Felino bavarese) saranno soggetti ad un impegno di conservazione relativo alle azioni Puma che si concluderà al termine di un periodo di 90 giorni di calendario dalla data di regolamento-consegna delle azioni, fatte salve alcune eccezioni o la rinuncia al beneficio di questo impegno da parte dei coordinatori globali.

Gucci è la locomotiva del colosso francese - Foto: Kering


A capo di un collettivo di marchi emblematici nei settori della moda, della pelletteria, dell’orologeria e della gioielleria (Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, Balenciaga, Alexander McQueen, Brioni, Boucheron, Pomellato, Dodo, Qeelin, Ulysse Nardin, Girard-Perregaux e Kering Eyewear) il gruppo francese contava oltre 38.000 collaboratori nel 2020, esercizio che ha chiuso con un fatturato di 13,1 miliardi di euro (-17,5%, ma -16,4% a cambi costanti), un risultato operativo ricorrente di 3,13 miliardi (-34,4), un margine operativo ricorrente del 23,9% e un utile netto di competenza del gruppo di 2,15 miliardi (-6,9%).

Il gruppo transalpino ha però chiuso il primo trimestre dell’esercizio 2021 con un fatturato di 3,89 miliardi di euro, in crescita del 25,8% su base comparabile rispetto ai primi tre mesi del 2020, già in parte segnati dalla pandemia. Ma anche rispetto allo stesso periodo del 2019, la società ha messo a segno una progressione del +5,5% a cambi costanti.
 
Puma è riuscito a limitare i danni nel turbolento 2020, mostrando una diminuzione delle vendite solamente del 5%, a 5,234 miliardi di euro. L'Europa ha retto particolarmente bene, con un calo inferiore all'1%. Invece, nel 1° quarter del 2021 il brand tedesco di sport e lifestyle ha registrato un aumento di fatturato del 26% rispetto allo scorso anno, con progressioni in tutte le principali aree geografiche e un balzo del 75% dell'e-commerce.

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