K-Way conquista il Pitti Uomo con una collezione cool e contemporanea
Molte fronti si sono aggrottate, perplesse, quando Pitti Immagine ha annunciato che a K-Way, l'etichetta francese di abbigliamento sportivo arrivata al mezzo secolo di vita, era stato assegnato uno degli slot più prestigiosi del calendario di sfilate del salone. Ma i pregiudizi degli oppositori e dei critici di questa scelta si sono rivelati sbagliati, dopo aver visto la collezione vigorosa, vivace e spiritosa che il rinnovato marchio transalpino ha messo in scena mercoledì sera a Firenze.
Tanto che questo primo show in passerella in assoluto per K-Way si è rivelato essere l'ultimo passo ben riuscito della partnership franco-italiana che sta ricostruendo il brand, portandolo ad essere nuovamente un'etichetta di successo.
Presentato all'interno del Palazzo della Borsa Valori, il mini mercato azionario di epoca razionalista che è stato attivo a Firenze fino al 1997 sulle rive dell'Arno, la collezione ha catturato con abilità tutto l'ottimismo delle giacche a vento dai colori acidi che resero famoso il marchio alla fine degli anni '60.
Il montgomery tecnico verde da cacciatore con cappuccio zippato abbinato a pantaloncini sportivi, e la giacca preppy con collo morbido e cardigan hanno costituito un grande outfit di apertura. Queste creazioni sono state seguite da cappotti a quadri Principe di Galles indossati con sciarpe varsitystraordinariamente ampie, o piumini imbottiti confezionati con maestria in audaci miscele di arancione vivace e giallo banana.
Ma soprattutto, il team di design di K-Way ha realizzato i vestiti con molta intelligenza, dai caban di nylon con cappuccio tutto bianco in stile epoca della conquista dello Spazio, agli eccellenti parka giganti trapuntati da supereroina fino ai trench attillati con disegni pied-de-poule molto larghi. Ai piedi, stivali robusti ma eleganti, mentre la colonna sonora si componeva di fantastica techno francese, con brani di Corine e Polo & Pan.
˝Vogliamo essere un marchio di capispalla leader nel mercato globale, mantenendo un’angolazione fashion, ma essendo contemporanei, sportivi e soprattutto senza tempo”, ha spiegato Lorenzo Boglione, vice presidente delle vendite.
Suo padre, Marco Boglione, ha salvato K-Way dal fallimento acquistandolo tramite la società BasicNet (proprietaria dei brand Kappa, Superga e Sebago) nel 2006, prima di riavviarne l'attività nel 2009. Un decennio più tardi, secondo Boglione, il marchio è riuscito a varcare la soglia degli 80 milioni di euro di giro d’affari a fine 2019.
K-Way è stato fondato nel 1965 da Léon-Claude Duhamel. Un curioso aneddoto viene spesso citato a proposito del nome del brand: mentre era seduto al Café de Paris, a Parigi, Duhamel notò una signora e i suoi bambini vestiti con giubbini di nylon rosso ed esclamò, “en-cas de”, ovvero “in caso di"....pioggia. E cas, pronunciato KA, divenne K-Way (perché in Francia il nome del marchio è pronunciato KA-Way e non KI-Way, ndr.)
Nel 1992, K-Way ha vestito la squadra olimpica francese alle Olimpiadi di Albertville. Tuttavia, un incendio scoppiato poco tempo dopo nel suo stabilimento principale ha fatto fallire la società. Ora sembra in perfetta forma.
Mentre una volta K-Way aveva sede nel nord della Francia, oggi il quartier generale del brand si trova a Torino. Marc Jacobs, Maje, Petit Bateau, Colette e L‘Eclaireur hanno tutti realizzato partnership con K-Way per realizzare altrettante capsule collection.
Il successo del marchio si basa principalmente sulle vendite al dettaglio in Europa occidentale, ma le vendite sono forti anche in Canada, grazie all’heritage francese della label. K-Way ora vanta quasi 50 negozi monomarca a livello globale e pianifica di aprire diversi store in Asia – fondamentalmente in Giappone e Corea del Sud.
“Il DNA di K-Way è la giacca ripiegabile ricca di colori. L’obiettivo è realizzare prodotti facili da indossare e da usare in viaggio”, ha affermato Boglione junior.
La collezione è stata infine salutata da un’intensa ovazione, che era appena terminata quando Boglione senior è salito sulla passerella per fare un piccolo discorso. Anche se Marco Boglione ha sportivamente presentato “l’inventore” di K-Way, Duhamel, e il grande capo di Pitti, Raffaello Napoleone, nessuno dei due ha detto più di un semplice “Grazie”. I vestiti avevano già parlato da soli.
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