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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
3 mag 2023
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Jimmy Choo: “Adoro ancora quello che faccio e non ho intenzione di ritirarmi”

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
3 mag 2023

Pochi marchi e poche persone riescono ad affermarsi come icone pop che trascendono la cultura mainstream e si affermano come nomi propri indipendenti riconosciuti al di fuori del loro settore. Uno di questi è Jimmy Choo. Originario della Malesia, il designer è nato in una famiglia di produttori di calzature ed è stato quindi immerso nel settore fin dalla prima infanzia. Negli anni '90, la sua griffe eponima ha fatto irruzione sui media e all'estero, grazie in particolare al supporto di una delle sue clienti più famose: la principessa Diana del Galles. In un batter d'occhio le sue décolleté con tacco, vendute a più di 300 dollari, sono diventate un oggetto del desiderio. È così che il marchio Jimmy Choo è diventato un punto di riferimento per la femminilità e il lusso accessibile, con modelli che si sono visti ai piedi di donne eleganti per le strade delle capitali della moda, sui red carpet e nelle puntate di Sex & The City. Quindici anni dopo aver fondato il suo marchio insieme all'imprenditrice Tamara Mellon, Jimmy Choo ha scelto di cedere le sue quote, che rappresentano la metà del capitale di una fiorente azienda che ancor oggi porta il suo nome. Lasciando le scarpe, si è in seguito concentrato sul proprio marchio di haute couture e prêt-à-porter. Oggi il marchio di calzature di lusso Jimmy Choo è entrato a far parte del conglomerato Capri Holdings Limited, che possiede anche altre maison di prestigio come Versace e Michael Kors.

Il designer Jimmy Choo - BBFW


Il designer, che oggi vive a Londra, è stato nominato Cavaliere dell'Ordine dell'Impero Britannico (OBE in inglese). Sono stati i suoi progetti nell’abbigliamento a portarlo a Barcellona: durante l'ultima edizione della Barcelona Bridal Fashion Week, il famoso stilista ha infatti svelato l'ultima collezione del suo marchio di haute couture da sposa, The Atelier, con una sfilata e una presentazione commerciale. Per coronare il tutto, il salone catalano gli ha conferito un premio alla carriera.

È stato durante la Barcelona Bridal Fashion Week che abbiamo incontrato Yew Loh, ora CEO di The Atelier. Fondata nel 1986, l'etichetta è nata come una piccola boutique di abiti da sposa a Kuala Lumpur, in Malesia. Nel 2016, il marchio ha aperto uno studio di design specificamente dedicato ai matrimoni a Shanghai. Un anno dopo, ha invitato Jimmy Choo a diventarne direttore creativo. Attualmente, l'azienda impiega 150 persone per creare le sue collezioni di abiti da sposa e prêt-à-porter, che distribuisce in tutto il mondo attraverso 200 punti vendita. Cina e America sono i suoi mercati principali.

“Volevamo assolutamente essere presenti a Barcellona, ​​perché è lì che si incontrano tutti i player internazionali della moda sposa. È un luogo di incontro tra professionisti europei, cinesi e americani che offre una piattaforma dove tutto è molto più concentrato che a New York, per esempio“, assicura il manager a FashionNetwork.com. Per lui, questa vicinanza tra gli attori del comparto che l'evento offre è un fattore determinante per il suo successo. Il marchio partecipa regolarmente alle sfilate di abiti da sposa a Shanghai, in Malesia e a New York, e ha partecipato per la prima volta alla fiera Barcelona Bridal nel 2019. Tra i suoi piani per il futuro: rafforzare la sua rete di boutique di proprietà, principalmente diffuse in Malesia, a Londra e a Shanghai.

Jimmy Choo, in ritardo di qualche minuto per l'appuntamento, arriva vestito con un completo elegante, nascosto sotto un berretto e occhiali da sole neri. Quel giorno il traffico a Barcellona era intenso, ma lo stilista, che tutti chiamano “il professor Jimmy Choo”, si scusa più volte prima di entrare nel merito. Dopo la prima domanda rimane in silenzio per qualche secondo, soppesa le parole da scegliere per esprimersi in inglese, e lentamente ma fluidamente ci offre un racconto che è quasi una lectio magistralis. Per questa leggenda della moda, passione, umiltà e lavoro di squadra sono fondamentali.
 
L’importanza della trasmissione dei saperi

“Uno degli aspetti fondamentali per lo sviluppo del brand passa attraverso la formazione dei giovani talenti, che devono padroneggiare il lavoro manuale e l'artigianalità”, sostiene il designer. Impegnato in questo processo di trasmissione del sapere ai giovani, nel 2021 ha fondato la sua accademia, la JCA London Fashion Academy. “Lavoro nella moda da quasi 40 anni, tutti conoscono il mio nome. Ma se c'è una cosa che ho imparato durante la mia carriera, è che la trasmissione della conoscenza è fondamentale. Non si dovrebbe voler tenere per sé le proprie conoscenze“, insiste il creativo, 74 anni. Una delle sfide da affrontare attualmente, secondo lui, riguarda la conservazione dei know-how artigianali ancestrali.

Yew Loh, CEO di The Atelier Couture, Albasarí Caro, direttore della BBFW, e Jimmy Choo - BBFW


Da The Atelier, alcuni artigiani realizzano ricami da oltre 45 anni. Alcuni hanno trascorso l'intera carriera in quell’azienda. L'amministratore delegato e il direttore artistico condividono un'analisi comune: trovare giovani che vogliano fare questo tipo di attività manuali, che richiedono tanto tempo per la formazione, lo sviluppo e la concentrazione è una vera sfida. “Alcuni dei nostri abiti sono il risultato di un anno di lavoro!”, esclama Jimmy Choo, indicando un vestito decorato con piume di varie dimensioni, ricamate a mano, che ricorda un brillante cigno bianco. Questo abito delicato, alla portata solamente dei portafogli dei milionari, ha chiuso l'ultima sfilata del brand a Barcellona.

“Arriviamo a creare capi che dureranno più di 100 anni. È qualcosa di trascendente, molto più commovente dei soldi che si guadagnano con questa attività”, sostiene Jimmy Choo. L'alta moda richiede una grande concentrazione, soprattutto perché la clientela è molto diversa da quella che acquista le sue scarpe. “Curo in modo particolare le mie creazioni di alta moda, perché i clienti sono disposti a pagare cifre importanti per acquistarle. Tutti i dettagli devono essere perfetti, dalla vestibilità alla selezione dei materiali, cose che miglioriamo ogni stagione”, aggiunge.

La pensione non è d’attualità
 
Il tocco di Jimmy Choo è chiaramente percepibile nelle creazioni The Atelier, perché vi trasudano la sua personalità e il suo gusto per lo sforzo. “Sono anni che mi dicono che dovrei ritirarmi e andare in pensione, a riposarmi in montagna o al mare. Ma io do sempre il massimo in quello che faccio e non ho nessuna intenzione di fermarmi. Adoro interagire con gli altri, amo il mio lavoro. E sono fermamente convinto che più lavoro, più posso trasmettere le mie conoscenze alle giovani generazioni che verranno. Se smetto di lavorare, perdo la mano“, assicura. Il processo creativo lo affascina ancora, anche se alcuni compiti possono sembrare banali o ripetitivi.
 
Allora come si fa ad avere successo in un settore competitivo come quello della moda? “Amare ciò che si fa” e “prendersi cura dei propri team”, afferma il creatore. “La parte umana del lavoro è la chiave del successo”, insiste. “Un buon professionista si riconosce dal suo sorriso e dal modo in cui lavora. Devi essere cordiale, attento, educato, dire grazie, anche quando sei stanco”, elenca.

“Per fare il designer bisogna poter contare su una buona squadra. Questo è uno dei consigli che ripeto di più ai miei studenti: prendetevi cura delle persone intorno a voi e aiutatele quando potete”, conclude Jimmy Choo.

“A volte, nelle grandi scuole internazionali, incontri studenti facoltosi originari di Paesi diversi, che devono prima imparare ad amarsi gli uni con gli altri. Le origini o il denaro importano poco, in fondo. Nella moda l'umiltà è il primo passo necessario. Altrimenti non si dura molto”, avverte. Per il designer malese avere “una rubrica di indirizzi composta di persone con cui si ha una buona intesa” è l'ideale per poter collaborare e costruire sinergie positive.

E come fare per continuare a sognare e avere ancora voglia di lavorare? L'energia di Jimmy Choo sembra intatta; non ha nulla da invidiare ai suoi studenti. “Lo faccio sempre. Sono a Barcellona, ​​cammino per strada o chiacchiero con un amico e mi fermo ad ammirare le cose che mi ispirano, come le opere di Gaudì, per esempio. Mi fermo e faccio uno schizzo, annoto un'idea e penso che forse un giorno potrò usarla in un progetto. Mi piace molto farlo e ho intenzione di continuare“, afferma. Solo poche ore prima della cerimonia di premiazione che omaggia tutta la sua carriera, dice con un sorriso: “Alla fine, ciò che conta è che amo quello che faccio. Continuare a presentare delle creazioni ogni anno mi rende davvero felice”.

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