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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
16 gen 2023
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J. W. Anderson: sfacciato, perverso e tuttavia raffinato

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
16 gen 2023

Dobbiamo ammetterlo: quella di Jonathan Anderson è stata la sfilata più interessante del menswear milanese di questa stagione. Non forse la migliore collezione, o i migliori vestiti, ma l'esercizio intellettuale più stimolante.

J.W. Anderson - Autunno-Inverno 2023/24 - Menswear - Milano - © ImaxTree


Dagli stravaganti inviti di carta che imitano le carte telefoniche agli impertinenti stivaletti medievali, fino ai micro-pantaloncini che incontrano la biancheria intima - i veri protagonisti di questo show.

La collezione “riguarda la riduzione e l'idea dell’ammettere, del riconoscere. La creazione di un guardaroba, in cui il genere diventa parte dello spirito del tempo, direzione in cui dobbiamo andare come società”, ha spiegato Anderson nel backstage del suo défilé, organizzato all'interno di un'ex fabbrica in Via Tortona, la strada a sud di Milano che è la spina dorsale centrale del moderno menswear.

I suoi primi due modelli sfilano in mutande, stivaletti sadomaso Seventh Seal e poco altro, e vengono seguiti da tre bei tipi: un ragazzo nero in abito di lana nera e due ragazzi bianchi in tubini bianchi; tutti stringono cuscini, e hanno fragole stampate a stencil su cosce e braccia.
 
I galanti ragazzi di Anderson visti in apertura indossano pantaloncini e stivali e trasportano due grossi rotoli di tessuto, “per esprimere l'idea del ricominciare da capo”.
 
In mezzo, una serie di cappotti brillanti, con il punto vita tagliato sotto il cavallo. Capi sartoriali da brivido in lana pregiata color grigio corazza o in pelle cerata martellata. Anderson è anche tornato ai pantaloncini con volant delle sue prime stagioni.
 
“Non sono mai tornato indietro, ma sentivo di doverlo fare. Uno stato d'animo crudo, che lavora con la tensione, dove una borsa diventa una scarpa o una scarpa diventa una borsa. L'idea che ti stai impegnando in qualcosa”, ha spiegato Anderson, riferendosi a stivali con cerniera dotati di parecchi lucchetti sadomaso.

J.W. Anderson - Autunno-Inverno 2023/24 - Menswear - Milano - © ImaxTree


“Mi piace questa idea di guardare alla sovversione. Di guardare a grandi maestri come Vivienne Westwood. Stranamente, quando ero all'università quello era il punto di riferimento. Non dovremmo avere paura della perversione”, ha filosofeggiato. Dopo aver presentato il cappotto della stagione, il montgomery parka a vita bassa, immagine di martirio che ogni ragazzo di questa generazione sognerà di possedere.
 
In un'epoca in cui i diritti LGBTQ+ sono oggetto di un intenso attacco da parte di reazionari sui social media, tabloid di destra e quotidiani che si autodefiniscono eruditi, la posizione di Anderson è stata progressista.
 
“Si tratta di non vergognarsi, e invece di ammettere le cose. E nella moda penso che abbiamo troppa paura di ammetterle. Amo l'abbigliamento maschile perché si tratta di un dialogo costruttivo e mi porta anche a contraddirmi. La moda è uno specchio, ed è proprio questo che dovrebbe essere”, ha aggiunto Anderson, esprimendosi con la sua antica abitudine di non guardare i giornalisti direttamente negli occhi.
 
A livello di news corporate, Jonathan ha confermato la volontà del brand di restare a Milano, dopo aver abbracciato Carlo Capasa, presidente della Camera della Moda, che ha generosamente invitato Anderson nel calendario ufficiale delle sfilate.

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