Adnkronos
11 dic 2018
Italia-UK: collaborazione per una moda etica e sostenibile
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11 dic 2018
Il prossimo 9 gennaio, alle ore 9.30, presso la sede del British Institute di Firenze avrà luogo la conferenza "UK-Italy: Lessons in Sustainable Fashion", volta a celebrare la collaborazione fra creatività e innovazione britanniche e manifattura ed artigianalità Italiana, unite per realizzare una moda etica e sostenibile. La conferenza si inserisce nel calendario di eventi in occasione del salone Pitti Immagine Uomo a Firenze (8-11 gennaio 2019). Ad aprire l'evento saranno il Trade Commissioner per l'Europa, Andrew Mitchell, e l'ambasciatore britannico in Italia, Jill Morris, che saluteranno gli ospiti e introdurrano un panel di speaker d'eccellenza.

Tra le aziende che animeranno la discussione infatti ci saranno esponenti di alcune tra le più famose case di moda britanniche - Burberry, Stella McCartney e Vivienne Westwood - e pluri-premiati stilisti come Christopher Raeburn e Bav Taylor, due designer che hanno fatto della sostenibilità il loro cavallo di battaglia e che terrano una vera e propria lezione sulla realizzazione di capi sostenibili. Moderatrice della conferenza sarà Orsola de Castro, co-fondatrice della campagna Fashion Revolution e da sempre paladina della eco-ethic fashion.
L'iniziativa, che fa parte della campagna Great voluta dal governo britannico per promuovere l'eccellenza del Regno Unito nel mondo, vuole celebrare i rapporti di amicizia e collaborazione che da sempre uniscono i Italia e Regno Unito, ricordando il costante legame fra le due filiere e il valore dello scambio commerciale nel settore moda che nel 2017 ha raggiunto un saldo di 1,436 miliardi di euro.
Il Regno Unito è da anni in prima fila nella promozione della sostenibilità nell'industria della moda. Con un valore diretto di 21 miliardi di sterline, l'industria della moda rappresenta un forte contributo al PIL britannico (al 15esimo posto su 81 settori industriali). L'intera filiera della moda è tuttavia una delle industrie più inquinanti, seconda solo a quella petrolifera. L'impatto ambientale è dovuto all'enorme impiego di energia e acqua ma anche allo spreco di materie prime e scarti.
Preso atto di questo impatto, nel 2008 il Department for the Environment ha lanciato il “Sustainable Clothing Action Plan” (SCAP), un pacchetto di linee guida rivolte a industria, retailer e consumatori, per favorire l'adozione di sistemi e processi a basso impatto ambientale e sociale, l'uso di materiali organici e la loro tracciabilità, il riciclo dei materiali di scarto e la tutela delle le condizioni dei lavoratori.
I grandi gruppi del retail così come le case di moda e i designer indipendenti sono tutti impegnati nel ridurre lo spreco delle risorse e sensibilizzare il consumatore finale. Oggi la clean growth è uno dei temi più sentiti e recepiti da governo britannico, industria e consumatori, soprattutto tra i più giovani. Il 48% dei Millennials dichiara infatti di preferire acquistare da marchi di moda che usano tessuti eco-friendly.
In Italia, il Department for International Trade ha recepito il messaggio dello SCAP organizzando, dal 2011 al 2015, The Green Closet, un'area espositiva di proposte di moda eco-etica all'interno del salone di moda donna Touch! neoZone cloudnine, successivamente rinominato Super, organizzato da Pitti Immagine, dove sono state lanciate nuovi label e presentate collezioni sostenibili di marchi affermati come Vivienne Westwood, People Tree, Dr Martens.
Negli ultimi anni anche le istituzioni, le aziende e gli stilisti italiani hanno preso coscienza dell'impatto ambientale della moda. Prima fra tutte, la Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI) che dal 2010 si è impegnata nel porla come valore fondante del sistema moda italiano. CNMI ha infatti recentemente istituito un Tavolo di lavoro permanente e una Commissione Sostenibilità che vanta tra i membri alcune delle più importanti case di moda Italiane. Dal 2017 Camera Moda organizza l'International Roundtable on Sustainability e i “Green Carpet Awards” per premiare talento e innovazione in collaborazione con l'azienda britannica EcoAge.
A livello governativo, la Divisione Politiche per le PMI, Responsabilità sociale d'impresa e Cooperazione industriale internazionale del Ministero per lo Sviluppo Economico ha attivato un Punto di Contatto Nazionale per l'attuazione delle linee guida OCSE per le imprese multinazionali in materia di condotta di impresa responsabile, e di recente ha attuato interventi pilota per lo sviluppo di filiere responsabili nell'abbigliamento e calzature in collaborazione con le Regioni e i cluster di imprese in Toscana ed Emilia Romagna.
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