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Reuters
Pubblicato il
12 set 2012
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Istat: calo produzione industriale in Italia a luglio, -0,2%

Di
Reuters
Pubblicato il
12 set 2012

Produzione industriale ancora in calo in Italia nel mese di luglio, anche se con un'intensità minore rispetto al mese precedente, grazie al recente rincaro dei prezzi energetici che ha fatto lievitare il valore delle forniture del settore.

Foto Reuters - APCOM

Si tratta tuttavia di dati che, per quanto migliori delle attese, lasciano poco spazio all'ottimismo per quel che riguarda la prospettive economiche del paese per il terzo trimestre.

Secondo i dati diffusi il 12 settembre dall'Istat, in luglio l'indice destagionalizzato della produzione industriale italiana è sceso dello 0,2% congiunturale dopo la contrazione dell'1,3% di giugno, dato rivisto, quest'ultimo, dal -1,4% della prima lettura.

L'indice corretto per i giorni lavorativi ha registrato un calo del 7,3% tendenziale, dopo il -7,9% di giugno, a sua volta rivisto dal -8,2% preliminare.

Le previsioni degli economisti, elaborate in un sondaggio Reuters, indicavano un calo dello 0,5% su mese e del 7,5% su anno.

"Abbiamo avuto una serie di dati negativi sugli ordinativi industriali e questo si riflette sulla produzione, non ci potevamo quindi aspettare grandi miglioramenti" commenta l'economista di Banca Aletti Francesca Panelli, aggiungendo che il quadro di debolezza generale dell'economia italiana "rimane assolutamente confermato".

Lo spaccato del dato, a quanto emerge dalla nota Istat, evidenzia una contrazione dell'1,3% congiunturale della produzione dei beni di consumo (-7% per quelli durevoli e -0,1% per quelli non durevoli), dell'1,4% della produzione di beni strumentali e dello 0,1% per quella di beni intermedi. In controtendenza solo il dato relativo alla produzione energetica, con un +3,2% su mese.

"Lo spaccato evidenzia un calo marcato dei beni di consumo durevoli, ad esempio auto o elettrodomestici, il tipico calo che si registra in periodi di recessione. L'unico contributo positivo arriva dalla produzione di energia, probabilmente imputabile al rincaro dei prezzi" aggiunge Francesca Panelli.

Secondo l'economista di Unicredit Loredana Federico, non è una buona notizia il fatto che si mantenga "sostenuta" la contrazione dei beni di consumo e dei beni capitali, mentre è positivo il recupero dell'energia, che tuttavia "pesa meno sul Pil".

E in luglio la produzione italiana segna il passo rispetto a quella della zona euro. Sono stati infatti superiori alle attese anche i dati diffusi questa mattina da Eurostat, ma a differenza di quelli italiani hanno evidenziato una variazione positiva addirittura dello 0,6% su mese, mentre su base annuale la contrazione è attestata al 2,3%.

Dopo il calo congiunturale della produzione italiana dell'1,7% complessivo nel secondo trimestre, preceduto a sua volta dal -2,4% del primo e dal -2,8% dell'ultima frazione del 2011, i primi dati delineano un terzo trimestre 2012 ancora all'insegna della contrazione dell'attività economica del paese.

"Il terzo trimestre si apre in maniera poco incoraggiante: la domanda interna non migliora e quella globale rallenta, e quindi le prospettive non sono buone" commenta Paolo Pizzoli di Ing. "Mi aspetto che il trimestre resti negativo per produzione e Pil, sebbene con una contrazione meno profonda del precedente".

I dati definitivi sul pil italiano del secondo trimestre, diffusi il 10 settembre scorso, hanno evidenziato una recessione che continua al passo dello 0,8% congiunturale e del 2,6% tendenziale.

"In chiave crescita, oltre alla debolezza dei consumi si conferma anche una debolezza dell'outlook sugli investimenti" prosegue Francesca Panelli di Banca Aletti che per il trimestre in corso stima al momento una contrazione del Pil tra il 2 e il 2,5%. "Per il terzo trimestre abbiamo già un -0,8% (di produzione industriale), anche se con la cassa integrazione e le chiusure di agosto temo che sia un dato destinato a peggiorare".

Loredana Federico di Unicredit conferma la possibilità che "il tasso di contrazione (della produzione) nel terzo trimestre sia meno marcato di quelli del primo e del secondo" anche se, sottolinea l'economista, "il quadro delineato dalle indagini di fiducia resta ancora negativo e preannuncia un terzo trimestre in cui la recessione sembra destinata a mantenersi profonda".

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