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Ansa
Pubblicato il
16 lug 2018
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Inclusive Fashion, quando la top model è in carrozzina

Di
Ansa
Pubblicato il
16 lug 2018

La prima, raccontano le cronache, è stata Danielle Sheypuk alla Fashion Week di New York 2014. In carrozzella, biondissima, sfilò per Carrie Hammer con la gonna stampata come un foglio di giornale. Quasi una citazione di un'icona di stile e glamour come era la Carrie Bradshaw di Sex and the city. Per lei, disse, era ''il risultato di una lunga battaglia personale''. Poi, quasi come un domino, c'è stata Tokyo, Parigi, Londra, Milano, Roma. E oggi un'ideale book non potrebbe non contare Wendy Crawford, bella, bellissima, che in passerella è tornata anche ''dopo''. O Sophie Morgan, ''musa'' per Stella McCartney.

Bruna Romano, modella dell'agenzia Iulia Barton sfilata Rome Inclusive Fashion Night


E poi Madeline Stuart, australiana, prima modella in pedana con la sindrome down; Rebekha Marine, che chiamano ''la modella bionica'' per come sfoggia la sua protesi al braccio. E ancora, pelle d'ebano, la top in carrozzella Leslie Irby; la regina dei costumi da bagno, Shaholly Ayers, prima ''amputata'' in passerella a New York. Fino in Europa, con la nuova Top che spopola dall'Ucraina Alezandra Kutas, l'elegantissima Felina Tiger, che dall'Alta Moda passa con disinvoltura a scatti per collezioni di lingerie. E la nostra Bruna Romano, 26 anni, tratti brasiliani, carattere pugliese, uno sguardo che ''buca''.

Nella Moda, pensavano molti, élite dove più di ogni altro campo si cerca l'assoluta (presunta) perfezione, non potrà accadere. E invece eccole le nuove Top model dell'Inclusive Fashion. Della moda, cioè, che rompe barriere e tabù e chiama a sfilare in passerella indossatori e indossatrici portatori di handicap.

L'Italia è pioniera con la nascita della prima agenzia internazionale di modelli ''inclusive'', la Iulia Barton, partita inizialmente a sostegno della Fondazione Vertical - Onlus impegnata nella raccolta fondi per la cura della paralisi - e poi dal 2016 diventata una vera e propria agenzia di moda. ''Siamo i primi al mondo”, ha raccontato all'ANSA la fondatrice Giulia Bartoccioni. “All'inizio non è stato facile. Stilisti e designer temono che un abito su una modella in carrozzina non abbia lo stesso effetto. Ma sbagliano. Bellezza ed eleganza seguono altri canoni''.

Oggi in scuderia ci sono 40 modelli e modelle ingaggiati in esclusiva, in tutto il mondo, che sfilano, viaggiano, posano per servizi fotografici. Selezionati con ''casting durissimi'' e corsi di posa e portamento, perché sedute o in piedi solo le vere ''Top'' ce la fanno. Come Bruna Romano, ''la nostra Naomi Campbell'', ha detto la Bartoccioni. Lei sulla carrozzina è finita due anni fa dopo un incidente di macchina. Poi, come nei film, un agente la vede, la suggerisce alla Iulia Barton e arriva il debutto alla Fashion Week di Milano. ''Sembra folle, lo so”, racconta lei all'ANSA, “ma oggi io mi sento più bella di prima. Adoro la moda, ma sono bassina per la passerella. Non avrei mai potuto sfilare. In carrozzina invece non ho problemi. Anzi”, si prende in giro, “rispetto ad altre colleghe che camminano, non soffro nemmeno il mal di piedi per i tacchi''.

L'ultima occasione, a giugno, al Rome Inclusive Fashion Night, patrocinato da Roma Capitale, sostenuto da Euroma2, evento charity dove la Iulia Barton ha riunito indossatori e indossatrici con e senza handicap, insieme in passerella, nei giorni del calendario Altaroma.

Una rivoluzione culturale (ed emozionale) per il blasonato mondo della Moda, ma non solo. Negli Stati Uniti si calcola che ci siano 53 milioni di americani con disabilità. In Italia 1 persona su 6 ha una qualche forma di disabilità. Un mercato fino a una manciata di anni fa letteralmente ignorato, ma che invece oggi rivendica di diritto il suo posto nell'Olimpo del fashion e del trendy. E che stuzzica gli appetiti delle griffe. Tommy Hilfiger è stato il primo grande stilista a firmare una linea di abbigliamento per bimbi con problemi di disabilità e poi ad annunciare, un anno fa, il debutto di “Tommy Adaptive capsule collection”: oltre 70 capi per uomo e donna super glamour, ma con speciali dettagli strategici (dal velcro alle zip) che li rendono facili da indossare. E ancora, ecco marchi come ABL Denim specializzati in jeans per clienti in carrozzina.

O Chaimelotte che si definisce ''wheelchair couture'' mentre la canadese Alleles ha lanciato l'accessorio trendy per ''vestire'' le protesi. Fino a Beyoncé, la regina del pop (e del business) che per lanciare la sua nuova linea casual ai suoi milioni di follower nel mondo nel 2016 ha ingaggiato Jillian Mercado, modella affetta da distrofia muscolare - per intenderci - rappresentata dalla stessa agenzia di Kate Moss e Gigi Hadid. ''In Italia”, ha proseguito la Bartoccioni, “abbiamo lavorato sia ad Altaroma che alla Fashion Week di Milano, con la Camera della Moda. Firenze mai''. Tra i primi a raccogliere il messaggio, lo stilista Renato Balestra, con i suoi abiti da sera preziosissimi. ''Ultimamente lavoriamo molto con l'Inghilterra e l'Olanda e, ovviamente, gli Stati Uniti”, ha proseguito. “Si sta iniziando in Francia. Soprattutto la Moda Inclusive sta rapidamente prendendo piede nell'Est. Nostro nuovo obiettivo”, ha aggiunto, “è portare in pedana anche modelli e modelle in arrivo da contesti difficili, che vivono in condizione di povertà ed emarginazione o vittime di violenza''. E se pensate che il buonismo regni, fate un giro nel backstage. A cambiare è solo la sfilza di sedie a rotelle posizionate (e ornate) accanto agli stand, perché siano in coordinato con gli abiti, come scarpe e accessori. Ma l'atmosfera è quella febbrile, folle, glamour, esigentissima e sognante di ogni sfilata. Obiettivo? ''Che tutto questo diventi normalità''.

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