In giro per Parigi: Yohji Yamamoto, Nina Ricci, Theory Project e Ullens
Venerdì è stata una giornata di debutti, ritorni e un grande veterano. Il maestro designer Yohji Yamamoto con una esibizione di moda magistrale; l'attessissimo e pompatissimo esordiente Harris Reed da Nina Ricci; un debutto di notevole sottigliezza da Ullens e una lezione di moderazione e autocontrollo da Theory Project.
Yohji Yamamoto: poesia dal maestro
Moda poetica di Yohji Yamamoto: cupa, speciale, persino spirituale.
Realizzato quasi interamente in nero con tocchi di rosso portapillole e tagliato con intricate decostruzioni a cascata, questo défilé è stato un salutare promemoria di come la grande moda sia spesso costruita al meglio da mani altamente esperte.
Come è sua abitudine recente, Yohji ha messo in scena lo show all'interno della magnificenza dorata del municipio di Parigi. Una folla enorme si è radunata fuori dall’edificio, sfidando una serata ventosa e fredda lungo la Senna.
Chiunque sia considerato qualcuno fra chi scrive di moda o è l’editore di riviste intelligenti ha preso posto nella prima fila di questa sfilata, unendosi a Guram Gvasalia e alla sua compagna per la serata, Avril Lavigne.
Sfilata che è stata una storia a due metà. Cappotti e abiti esotici di lana serge nera realizzati in modo classico da un lato, e tagliati, segati, rasati e sezionati dall'altro. Elementi e ritagli di tessuto intrecciati, collegati e penzolanti – inzaccherati, ma belli.
“Il senso di isolamento, dell’andare e tornare”, ha spiegato il settantenne designer.
Una collezione che ha regalato a Yohji un fragoroso applauso in una settimana intensa per lo stilista nipponico, che ha anche appena svelato una nuova linea realizzata con il partner di lunga data Adidas. Yohji ha recentemente festeggiato il 20° anniversario della sua collaborazione con Y-3 per il colosso tedesco dell'abbigliamento sportivo attivo. Ora l’ha fatta proseguire con Y-3 Atelier, una nuova espressione fashion incentrata sull'alto artigianato.
Tuttavia, quando un critico esuberante lo ha salutato con entusiasmo dicendo: “Yohji, sei un genio”, Yamamoto ha risposto impassibile con un sorriso sibillino: “No, non lo sono. Non più”.
Nina Ricci: un esordio assurdo e ridicolo
Ci sono offese ai diritti umani, crimini e moda frivola, senza un serio valore. Lo spettacolo di debutto di Harris Reed per Nina Ricci presentato venerdì pomeriggio è stato proprio di quest'ultimo tipo.

Altro che Entente Cordiale (l'accordo stipulato a Londra l'8 aprile 1904 tra Francia e Regno Unito per il reciproco riconoscimento di sfere d'influenza coloniale, ndr.), questa è stata una Entente Glaciale. Una di quelle sfilate di un designer importato dal Regno Unito, in cui intere schiere di giornalisti, critici e addetti ai lavori francesi iniziano a roteare gli occhi, per poi ridacchiare sommessamente. I buyer, d'altra parte, sembravano tutti piuttosto presi dall'assoluta assurdità della collezione.
In aggiunta alla dissonanza, questo show organizzato dallo stilista nato in Arizona si è svolto nella storica ex sala dell'Air France, proprio accanto al Ministero degli Affari Esteri francese.
Uomini, donne imponenti e altri bei tipi gender fluid si trascinano lungo una passerella bianca e nera in tailleur pantalone da smoking che assomigliano a YSL, anche se tagliati con svasamenti giganteschi. Donne nere taglia XXXL che sfilano con addosso nuvole assurde di chiffon o organza. Un finto abito Adrian, un vestito a colonna completato da uno strascico largo un acro, che imprigionava così tanto la modella da averle fatto impiegare ben quattro minuti (davvero) per completare un giro della passerella di 50 metri.
Indiscutibilmente, Reed ha un ricco senso della teatralità e della fantasia nella moda. Ma il semplice fatto di raddoppiare le dimensioni di idee già collaudate non rende due volte più bello e importante un look – piuttosto ottiene il risultato il contrario.
Ci si aspettava molto da Reed, un talento londinese che è molto considerato in Gran Bretagna, dove fa sensazione grazie alle collezioni in stile Grand Guignol del suo brand, dai volumi pompati.
La sua estetica, tuttavia, non è riuscita a connettersi a Nina Ricci, il cui DNA è la femminilità piena di fiori e il drappeggio minuzioso e delicato. Forse non una delle più grandi case di moda francesi, ma un marchio storico rispettato, con un consistente business nei profumi.
Reed ha giocato con l'immagine emblematica del marchio, le due colombe, ma incollarle sulle punte di un reggiseno in plastica metallica le ha fatte solo sembrare ridicole.
Chiaramente, Reed ha talento, ma questo è stato un debutto abbastanza assurdo.
Theory Project: stratificare con amore
Bello vedere il ritorno in bella forma di Lucas Ossendrijver, che ha presentato la sua terza collezione per Theory Project, una versione maggiormente sofisticata della linea più avanzata del marchio di moda globale.

Un sapiente incontro dei suoi tocchi couture dei tempi di Ossendrijver come stilista maschile di Lanvin e dei metodi di produzione tradizionalmente esperti e molto competenti di Theory.
Theory Project è realizzato principalmente con tessuti italiani, ma fabbricati in Cina, quindi non si vedranno tante espressioni di sofferenza alla cassa nei negozi per acquistare i capi di questa collezione sofisticata, ma di facile comprensione.
Per le donne, abiti molto lusinghieri per il corpo, realizzati in strisce orizzontali di maglia, lana e raso di seta; maglioni con scollo a V in lana pregiata con profili in nylon riciclato; e grandi giacche da baseball in mix contrastanti di lana riciclata, finiture in pelle e maniche matelassé di seta. Per gli uomini, Theory Project offre bomber reversibili simili, maglie lucide e pantaloni chino.
“Stratificato, ma easy, senza essere troppo fashion, ma neanche basic. È molto difficile stare nel mezzo senza essere mediocri, come amava dire Alber Elbaz”, riferendosi al suo ex grande collega da Lanvin.
Ullens: il debutto di classe di Christian Wijnants
Per il suo debutto dal marchio specialista in moda di viaggio di lusso Ullens, Christian Wijnants ha realizzato uno show davvero impressionante e di classe, tanto per l'innovazione nei materiali quanto per la sua adesione al proprio sommario di presentazione del programma.

Ha preso qualche rischio, come nel denim di lana giapponese visto in un tailleur pantalone dal taglio perfetto. E poi ripetuto in un abito simile realizzato in un incantevole Principe di Galles color caramello. Entrambe le giacche sono realizzate con bottoni centrali sfalsati di otto centimetri, che conferiscono loro un design avvolgente contemporaneo.
Un gruppo di grandi maglioni di cashmere, che a prima vista sembravano di mohair, si sono rivelati realizzati in cashmere grattato, una lavorazione rara, che richiede un'abilità artigianale unica.
Wijnants ha anche aperto nuovi orizzonti con shearling reversibili e bomber in pelle scamosciata color arancio tenue e blu inchiostro.
Tutto sommato, una gradita svolta da parte di Ullens, un marchio nobile a cui finora è mancato di avere un reale impatto nella moda, qualcosa che Christian ha affrontato con abilità in questa stagione.
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