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Ansa
Pubblicato il
15 apr 2019
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Il vintage ora è glam

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Ansa
Pubblicato il
15 apr 2019

La caccia al Barbour vintage, indossato anche dalla nuova generazione dei reali inglesi, è in cima ai forum dei siti di compravendita online ma i capi e le scarpe di Jean Louis Scherzer (che ha chiuso i battenti dal 2008) sono battuti all’asta rinverditi da testimonial d’eccezione. Come l’avvocato paladina dei diritti umani Amal Clooney che, alla recente serata di gala di Buckingan Palace, sfoggiava un sontuoso abito bianco di Scherzer della couture collection primavera/estate del 2007. Il mercato dell’usato si prende la rivincita e, sia online che negli store delle grandi città, da Manhattan a Londra, Parigi, Milano e Roma, fattura cifre che, entro il 2028, supereranno quelle raggiunte dal fast fashion (da Zara ad H&M e Primark).

@sitenne


Secondo gli ultimi dati raccolti da GlobalData, nel 2018 il valore del vintage negli Stati Uniti è pari a 24 miliardi di dollari avvicinandosi al mercato della moda fast che nello stesso anno ha toccato quota 35 miliardi. Nei prossimi dieci l’usato macinerà 64 miliardi di dollari battendo la moda fast che raggiungerà i 44 miliardi. 

Galeries Lafayette, lo storico grande magazzino francese, ha annunciato il lancio di Le Good Dressing, un sito di vendita di abbigliamento di seconda mano, creato in partnership con la startup Place2Swap. L’obiettivo è quello di ritagliarsi spazio in un mercato, quello del resale francese, dominato da Vinted in France, sito da 1,5 milioni di utenti unici al giorno.

Il vintage è di nuovo cool anche in Italia e, rinverdito dai principi dell’economia circolare, punta al sociale strizzando perciò l’occhio a una nuova fascia di consumatori, i giovanissimi attenti ai temi dall’ambiente, alla comunità e al portafogli. I venditori dell’usato, inoltre, si sono fatti glam: i vestiti sono attentamente selezionati nella massa, puliti e venduti a prezzi accessibili e ad abiti e accessori si abbinano party e iniziative culturali e sociali. Il vintage sta acquisendo una forte identità e ha una lunga storia alle spalle da raccontare. 

I giorni scorsi, a Milano, lo store di Silvan Heach è stato trasformato in uno dei temporary market di vintage più cool della città con party e feste durati un weekend. A Roma, oltre ai classici negozi del quartiere Monti, nel quartiere storico dell’Esquilino, lo store SiTenne a Via Petrarca riunisce tante persone, anche grazie a iniziative sociali legate al quartiere. Lo store organizza book sharing, serate a tema legate all’arte, agli shooting, con musica dal vivo e presentazione di libri, oltre a party dedicati all’astrologia che richiamano folle di gente dai 20 ai 60 anni di età.

Spiega Alberta Spezzaferro, consulente vintage e personal shopper dello store SiTenne: “Noi non compriamo l’usato in blocchi, come invece viene fatto nei negozi e nei mercati dell’usato. Selezioniamo solo abiti di qualità e con una storia da raccontare. Si possono acquistare oppure affittare così da non riempire più gli armadi di casa e sostenere l’economica circolare. Il nostro è un vintage sartoriale anche legato alla storia del costume e della moda, in particolare quella italiana. Scegliamo ad esempio splendidi tessuti a faglie, che si produceva solo in Italia fino agli anni sessanta su basi di seta, raso con inserti in velluto. La qualità era elevatissima. È tornato in auge negli anni 80 ma è tutto sintetico. Abbiamo molti clienti giovanissimi che arrivano anche dal Giappone, dalla Cina e dalla Corea. Sono sopratutto studenti universitari che cercano borse originali degli anni 40 e 50. Sono loro il fashion del futuro”. 

Negli store del vintage più cool c’è il servizio sartoriale per modifiche e personalizzazioni degli abiti e si possono anche far riprendere e recuperare i vecchi abiti di famiglia. “Si recupera tutto, bottoni, tracolle e da noi si donano anche merletti, pezzi” precisa Spezzaferro. L’economia circolare si fa negli store del vintage.

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