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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
24 ott 2022
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Il riciclaggio della plastica resta un “mito”, avverte Greenpeace

Di
AFP
Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
24 ott 2022

Le percentuali di riciclaggio della plastica sono in calo negli Stati Uniti, mentre la produzione è in aumento, secondo un rapporto pubblicato lunedì da Greenpeace USA, che ha definito “fiction” (“finzione”) l'esistenza di un'economia circolare della plastica propagandata dall'industria.

Rifiuti di plastica a Washington nel marzo 2019 - AFP


Secondo questa analisi, le aziende americane hanno generato 51 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica nel 2021, ma solo 2,4 milioni di tonnellate di questi scarti sono state riciclate.

La tendenza è in calo, soprattutto da quando la Cina ha smesso di accettare rifiuti di plastica dall'Occidente nel 2018, e allo stesso tempo di riciclarne una parte. Inoltre, i prezzi di produzione della plastica sono in calo a causa di un settore in rapido sviluppo.

“Gruppi industriali e grandi aziende hanno spinto per presentare il riciclaggio come una soluzione”, ha detto all'agenzia francese AFP Lisa Ramsden di Greenpeace USA. “In questo modo, hanno schivato qualsiasi responsabilità”, ha aggiunto, citando aziende come Coca-Cola, PepsiCo, Unilever e Nestlé.

Secondo Greenpeace USA, nella maggior parte dei 375 centri di recupero materiali del Paese sono accettati solo due tipi di plastica.

Il primo è il polietilene tereftalato (PET), comunemente usato per bottiglie d’acqua e bibite, e il secondo è il polietilene ad alta densità (PE-HD), usato ad esempio per flaconi di shampoo o prodotti per la casa.

Questi due tipi sono classificati ai numeri 1 e 2, secondo gli standard utilizzati, che includono un totale di sette tipi di plastica. Ma essere riciclabili in teoria non significa che i prodotti siano effettivamente riciclati.

Secondo il rapporto, PET e PE-HD hanno avuto tassi di ricondizionamento rispettivamente del 20,9 e del 10,3%, due numeri in calo rispetto all'ultimo sondaggio di Greenpeace USA nel 2020.

Inoltre, la plastica di tipo da 3 a 7, che include sacchetti di plastica, giocattoli per bambini, imballaggi per yogurt, ecc., è stata ricondizionata a percentuali inferiori al 5%.

Sebbene contrassegnati dal simbolo che indica un possibile riciclaggio, questi prodotti che utilizzano le plastiche da 3 a 7 non sono in realtà riciclati a sufficienza per essere classificati come tali dalla Federal Trade Commission (FTC).

Economicamente insostenibile

Secondo il rapporto, la pratica del riciclaggio della plastica non funziona per cinque motivi.
 
Innanzitutto perché la quantità di rifiuti di plastica è tale che è estremamente difficile raccoglierli tutti.

Inoltre, anche se venissero tutti recuperati, poiché questi rifiuti non possono essere riciclati insieme, sarebbe praticamente “impossibile smistare migliaia di miliardi di prodotti”, secondo il rapporto.

In terzo luogo, i processi di riciclaggio della plastica sono essi stessi dannosi per l'ambiente, esponendo i lavoratori a sostanze chimiche e generando microplastiche.

Il quarto motivo è che queste plastiche riciclate non possono essere riutilizzate per contenere gli alimenti, a causa dei rischi di tossicità.

Infine, il riciclaggio è troppo costoso, secondo l'ONG. “Le nuove plastiche sono in concorrenza diretta con quelle riciclate”, e le prime “sono molto più economiche da produrre, avendo una migliore qualità”, sottolinea il rapporto.

Lisa Ramsden ha chiesto di dare la priorità ai contenitori non di plastica che possono essere riutilizzati, e inoltre che le aziende sostengano un trattato internazionale sulla plastica, il cui sviluppo è stato avviato quest'anno dalle Nazioni Unite.

Ramsden ha sottolineato che il problema relativo al riciclo della plastica è unico e non interessa cartone o metalli.

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