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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
24 nov 2016
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Il produttore francese di occhiali LOGO è in liquidazione

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
24 nov 2016

Il produttore di occhiali del Jura francese LOGO, che impiega circa 170 dipendenti in Francia, è stato posto martedì scorso in liquidazione “con effetto immediato” dal Tribunale Commerciale di Lione, dopo che dallo scorso 12 maggio si trovava in amministrazione controllata.

Sébastien Bozon-AFP


L'azienda, creata nel 1896, era in difficoltà dal momento del ritiro delle licenze accordategli dal numero uno mondiale del lusso LVMH, suo cliente esclusivo, che ha concluso in anticipo a dicembre 2015 gli accordi che sarebbero dovuti rimanere in vigore fino al 2017. Questi accordi avevano permesso a LOGO di essere il produttore esclusivo degli occhiali premium dei brand TAG Heuer e Fred, entrambi marchi controllati da LVMH, per un ventennio.

“La liquidazione giudiziaria è stata imposta con effetto immediato" ha precisato all'agenzia di stampa AFP il responsabile del comitato aziendale di LOGO, Sébastien Mignottet.

Un altro produttore di occhiali del Jura, Cémo, si è detto interessato ad assumere 34 dipendenti, e anche ai brevetti e al patrimonio del gruppo LOGO, a condizione che il marchio TAG Heuer firmasse un contratto di licenza con il suo partner commerciale. Di fronte però al rifiuto di TAG Heuer, Cémo ha annunciato mercoledì scorso il ritiro della sua offerta, mettendo così sostanzialmente la parola 'fine' al futuro della società LOGO, che ha sede nella cosiddetta “valle degli occhiali” di Morez (Jura), e che dà lavoro a 172 persone in Francia e circa 250 all'estero, in Indonesia, negli Stati Uniti, in Australia e in Italia.

“Non ci si è messi d'accordo sui termini e le condizioni della licenza”, ha riconosciuto un portavoce di LVMH.

Il gruppo LOGO realizzava un fatturato di 40 milioni di euro grazie ai prodotti di LVMH (il 97% derivato da TAG Heuer e il 3% da Fred) che era diventato il suo unico, esclusivo cliente, ma nel dicembre del 2015 il leader mondiale del lusso, che possiede una sessantina di marchi, tra i quali Louis Vuitton, Fendi, Sephora, Berluti e Hennessy, e che ha realizzato vendite per 35,7 miliardi di euro nel 2015, ha annunciato al fabbricante di occhiali l'intenzione di revocare le licenze per TAG Heuer e Fred.

LVMH ha sostenuto per ben due volte in un comunicato che “TAG Heuer non è in alcun modo responsabile dell'attuale situazione della società LOGO, ma, al contrario, ha supportato, per quanto possibile, l'azienda, che ancora pochi anni fa gestiva circa una decina di licenze”.

“La principale responsabile della situazione attuale è la cattiva gestione del management aziendale”, ha dichiarato all'AFP il portavoce di LVMH. “Le licenze sono state ritirate a LOGO perché l'azienda non stava più al passo, accumulava sempre più perdite di anno in anno e non rispondeva più né ai nostri criteri, né alle nostre indicazioni e specifiche”, ha spiegato.

Secondo lui, la società del Jura ha realizzato vendite per 33 milioni nel 2015, pari a un calo di oltre il 37% rispetto al 2011. “Ma abbiamo prolungato la licenza fino alla fine del 2017, perché l'azienda avesse il tempo di trovare dei nuovi clienti”, ha sottolineato.

“Alcune decisioni strategiche della nostra direzione hanno messo l'azienda in difficoltà, ma è LVMH che ci ha condannati rifiutando di firmare con Safilo, il partner di Cémo”, accusa invece Sébastien Mignottet. “La situazione attuale e il futuro dei dipendenti di LOGO sono stati considerati con totale indifferenza e disinteresse da parte dei potenti, LVMH e TAG Heuer, quando invece i dipendenti hanno dimostrato un atteggiamento costruttivo e la volontà di continuare a lavorare con loro”, ha aggiunto.

La chiusura dell'ultima grande fabbrica di occhiali di Francia “simboleggia l'abbandono del savoir-faire francese e il declino dell'industria degli occhiali”, protesta Mignottet.

Nella valle di Morez, dove l'industria dell'occhialeria è nata nel 1796, le chiusure e le delocalizzazioni d'imprese si moltiplicano senza sosta da circa 20 anni, a favore dell'Italia e dell'Asia, dove i costi della manodopera sono più bassi.

Il numero di posti di lavoro legati al settore nella capitale francese dell'occhiale è così passato da 4.500 negli anni '80 a circa 1.600 nel 2016, distribuiti in una quarantina di aziende dalle dimensioni molto diverse.

"E' tragico e irritante dover assistere alla scomparsa di tali competenze, di un simile know-how", si rammarica il sindaco di Morez (cittadina di 5.000 abitanti), Laurent Petit, che si lamenta del fatto che "non ci sia stata la stessa mobilitazione che vi fu per Alstom Belfort e i suoi 400 posti di lavoro".

Versione italiana di Gianluca Bolelli; fonte: AFP

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