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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
7 mag 2018
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Il presidente della moda italiana Marino Vago vuole giocare la carta della coesione

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
7 mag 2018

All’assemblea annuale dell’inizio di marzo di Sistema Moda Italia (SMI), la confederazione degli imprenditori che sovrintende alle aziende tessili e della moda in Italia che l’ha eletto presidente, Marino Vago ha percepito "un grande desiderio di partecipazione da parte di tutti". È questo slancio che spera di "riuscire a mantenere e confermare durante il mio mandato", ha dichiarato a Milano in occasione del suo primo incontro con la stampa.

Marino Vago - SMI


Dopo aver lodato l'importante lavoro svolto dal suo predecessore Claudio Marenzi, che è riuscito a dare una buonissima visibilità al sistema moda italiano, l’imprenditore, che dirige la società Vago SpA insieme a suo fratello Augusto, specializzata nella tintura di filati tessili, ha annunciato di voler "compattare il fronte di tutti i segmenti del tessile e dell'abbigliamento, che non sono ancora del tutto uniti".
 
"Il mio desiderio è quello di arrivare ad avere un sistema unico, che si presenti unito, soprattutto sulla scena internazionale, non solo in termini di vendite di prodotti, ma anche di servizi e d’immagine. L’idea è un po’ quella di una holding composta di società autonome ma coordinate, che utilizzino gli stessi strumenti, come le fiere o i centri di ricerca e tecnologia", spiega.

Gli altri obiettivi sono quelli dello sviluppo sostenibile, "un grande valore", e "la costruzione di una reputazione digitale", informando maggiormente i consumatori attraverso la tracciabilità dei prodotti. "È importante che tutti adottino le stesse regole per far capire chi produce i vestiti che indossiamo e come. E quando parliamo di sostenibilità non dobbiamo dimenticare che i diritti umani sono in prima linea", sottolinea il presidente di SMI.
 
Secondo quest'ultimo, le piccole aziende italiane, in particolare quelle tessili, non sono pronte per usare lo strumento del digitale, perché finora non ne avevano bisogno. Ma d’ora in poi dovranno comunicare adeguatamente con il consumatore e il mercato.
 
Ultimo tema cruciale per il Made in Italy è la trasmissione dei saperi. "Il passaggio generazionale per gli artigiani e gli operai specializzati delle nostre aziende potrebbe creare un grande problema in futuro. Sfortunatamente, le formazioni attuali sono troppo generiche. Non ci sono più scuole in grado di formare tecnici specializzati. In generale, l'istruzione tecnica non è valorizzata nel nostro Paese", si rammarica Marino Vago.
 
"In un mondo globalizzato", conclude Vago, "non ci si può più permettere di presentarsi con un monoprodotto. Dobbiamo posizionarci con una gamma di prodotti completa. Se non facciamo squadra, non saremo in grado di ottimizzare le risorse".

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