Il piano del guerriero dei mari Cyrill Gutsch per pulire gli oceani
Cyrill Gutsch ha un sogno: pulire gli oceani del mondo dalla plastica. Venerdì 14 ottobre Adidas inizierà a commercializzare la sua più recente serie di sneakers high-tech da guerriero ecologico Parley. La loro ultima mossa per trasformare la plastica dei rifiuti oceanici in prodotti di marca. Due anni fa, Gutsch ha fatto squadra con Pharrell Williams, che ha creato la collezione “Raw for the Oceans” per G-Star in Bionic Yarn – tessuto fatto di plastica riciclata, raccolta in mare.
La prima linea di calzature di Gutsch con Adidas dell’anno scorso era realizzata partendo da una rete da pesca di 74 chilometri di lunghezza recuperata dal mare. Pesava 70 tonnellate; la rete è stata gettata illegalmente nell'oceano dopo un famoso inseguimento sull’oceano di un peschereccio che pescava tonni in modo criminale fatto dal Capitano Bob Watson, il fondatore di Sea Shepherd. Le ultime sneakers vengono dalla plastica ripescata sulle coste delle Maldive.
“Abbiamo scelto uno stile visivo dagli anni '90, quando ci focalizzavamo sulle esigenze degli atleti”, dice Erman Aykurt, Senior Design Director di Adidas Originals. “Il nostro slogan è: ‘Everything that is essential, and nothing that is not’ (‘Tutto ciò che è essenziale, e niente che non lo sia’). Quello con Parley è un impegno a lungo termine, e un nuovo dialogo”. Le scarpe sono realizzate in edizioni limitate di circa 10.000 pezzi e costano circa 200 euro. E ovviamente vengono proposte anche in color blu Pacifico o azzurro Egeo.
Sempre molto occupato, Gutsch è in trattative con circa 700 aziende e ha anche negoziato come intermediario un accordo tra Parley e Anheuser Busch, la più grande azienda di birra al mondo, per fermare tutta la sua produzione di bottiglie di soda fatte di plastica. Abbiamo raggiunto Gutsch a Londra per un aggiornamento sul progetto Parley.
FashionNetwork.com: Perché lavorare con Adidas?
Cyrill Gutsch: Lavorando per Adidas mi sono sentito come un ragazzo di 18 anni. Quando ho avviato Parley, già sapevo di voler assolutamente lavorare con Adidas. È qualcosa di più di un brand; è più una strauttura organica composta da tante persone cocciute e ostinate. Non è facile imbrigliarla, ma possiede una grande tradizione nel miscelare innovazione e performance tecnologiche. Ci sono voluti due anni, ma ci siamo arrivati e ora siamo davvero una famiglia.
FNW: Perché ha chiamato il suo gruppo Parley?
C.G.: Parley significa una negoziazione, una trattativa, anche nel senso di colloquio – in questo caso con il mare. È un fatto che stiamo uccidendo tutto là fuori – consapevolmente o inconsapevolmente – in modo molto rapido. L'inquinamento del mare con la plastica sta uccidendo tutti i nostri oceani.
FNW: Come mai ha deciso di far partire il progetto Parley?
C.G.: Ho conosciuto il capitano Bob Watson in uno studio legale. Sembrava come Babbo Natale in versione pirata. Era appena uscito di prigione e lottava per l'ambiente. Ero una persona super inutile in senso ambientale, e nemmeno votavo. Ma quel giorno cominciai a conoscere gli oceani. Questo incontro è stato apocalittico, epifanico.
FNW: Cos’ha fatto alle Maldive?
C.G.: Come molto del nostro lavoro in Giamaica, Sri Lanka o alle Maldive, spesso si tratta semplicemente di pulire l’oceano dai rifiuti. Intercettare quanto possiamo a monte, o pulire le scogliere o i fondali del mare. Abbiamo trovato migliaia di pneumatici per auto, perché la gente li usava per costruire “scogliere naturali” e invece ha creato desolazione e tossicità. E, naturalmente, reti fantasma, che ancora intrappolano il pesce anni dopo che sono state scartate, in un continuo ciclo di morte. Poi ricicliamo questi materiali; sviluppiamo filati bionici, una tecnologia brevettata che utilizza materie plastiche di scarsa qualità. Parley sta anche costruendo stazioni di salvataggio, impianti di trasformazione dove possiamo portare la plastica da riciclare e scuole per educare all’ecologia tanti bambini. Ci sono più di 18.000 tonnellate di plastica solo nel Pacifico del Nord!
FNW: Quali sono i suoi obiettivi?
C.G.: Per noi la chiave sta nel termine AIR: Avoid, Intercept and Redesign (Evitare, Intercettare e Ridisegnare). Abbiamo creato delle scuole sugli oceani per creare dei Guerrieri degli Oceani. Una volta che i ragazzini capiranno cosa sta succedendo, terrorizzeranno i loro genitori per portarli a cambiare. Dobbiamo proteggere la bellezza degli oceani.
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