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Pubblicato il
31 mag 2019
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Il Lusso italiano a caccia di talenti, ne mancano 236mila al 2023

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Adnkronos
Pubblicato il
31 mag 2019

A.A.A. Cercasi tecnici e professionisti dell'industria del Lusso. I grandi marchi del Made in Italy sono a caccia di talenti, all'appello mancano, infatti, circa 236mila tecnici specializzati da qui al 2023. Una carenza di personale che riguarda le industrie manifatturiere delle eccellenze nei diversi settori: automobili, design, mobili, alimentare, gioielleria, ospitalità, nautica.

@fendi


A segnalarlo è Altagamma, la Fondazione guidata da Andrea Illy, cui fanno capo le migliori imprese dell'alta industria culturale e creativa che fattura 115 miliardi di euro in Italia, fornisce un contributo al PIL del 6,85%, coinvolge 402.000 occupati tra diretti e indiretti e rappresenta una quota del 53% dell'export. L'occasione è stata la Consulta strategica di Altagamma alla Camera dei Deputati, in occasione della presentazione del libro I talenti del fare. Un evento al quale hanno partecipato, tra gli altri, il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli, il vice ministro allo Sviluppo Dario Galli e alcuni esponenti delle industrie di Altagamma, tra cui Serge Brunschwig, presidente e AD di Fendi, e Stefano Domenicali, presidente e AD di Lamborghini.

Altagamma ha quantificato il fabbisogno di personale, il 70% del quale corrisponde a profili tecnici e professionali. Tra i diversi settori l'automotive sarà il più esigente perché avrà bisogno di 89.400 tra progettisti, meccatronici e manutentori. A seguire l'alimentare con una richiesta di 49.000 unità tra tecnici della vinificazione, della comunicazione e guide enoturistiche.

La moda avrà bisogno di 46.400 persone, in particolare di tecnici specializzati in calzature, pelletteria, sartoria, tessuto e maglieria, per non parlare del mondo della ospitalità di lusso con una richiesta di 33.220 addetti e il design e il settore del mobile che avrà una carenza di 18.300 artigiani e tecnici specializzati.

Alla radice del problema sta la mancanza di una formazione adeguata, e anche di una informazione sulle prospettive di lavoro che tali settori offrono. Gli studenti che al termine delle scuole secondarie decidono di proseguire gli studi presso gli istituti tecnici infatti, sono solo il 30,7%. E a scegliere un istituto professionale in Italia sono solo il 15% degli studenti, laddove i licei tradizionali assorbono più della metà degli studenti dopo la licenza media. Gli iscritti agli istituti tecnici superiori sono 10.000, un numero davvero esiguo se paragonato agli allievi degli equivalenti tedeschi che arrivano a 880.000, e a quelli francesi che attraggono 240.000 studenti.

Altagamma propone in primo luogo la creazione di un Tavolo di Lavoro istituzionale sul tema della Formazione che possa fare luce sulle diverse criticità. Un tavolo a cui partecipino anche le aziende che sono protagoniste di questo scenario. In secondo luogo ritiene necessario agire su una valorizzazione e un riposizionamento di questi lavori, che vengono visti dai giovani come poco attraenti.

"Si tratta di mestieri manuali che vanno valorizzati per formare i talenti del futuro”, ha rimarcato Andrea Illy, “altrimenti le manifatture andranno all'estero. L'Italia ha un sistema di istruzione professionale complicato”, ha continuato Illy, “frammentato tra governo e regioni e anche i sistemi legislativi sono complicati perché per creare istituti tecnici superiori bisogna fare una fondazione. Oggi ce ne sono soltanto 90 in Italia".

Secondo il Ministro Bonisoli "per colmare il 'buco' generazionale nel mercato occorre fare un serio lavoro di recupero dei mestieri manifatturieri e di un'offerta formativa adeguata che possano essere garantiti grazie al patrimonio inestimabile di competenza delle aziende italiane, con la cooperazione delle Istituzioni. Concorreremo, così, allo sviluppo del settore e alla riqualificazione delle professioni, ma anche alla nascita di nuovi significati e di ulteriori fascinazioni del concetto fatto in Italia".

Dario Galli, intervenuto a proposito dell'importanza del tema della manifattura legata al patrimonio culturale ed economico del Paese ha sottolineato come sia "fondamentale rivedere il rapporto tra le scuole e le industrie, avvicinandole il più possibile, e fare un'azione importante sulle famiglie facendo capire che ci sono professioni che una volta potevano essere considerate di serie B e che in realtà per la possibilità di trovare lavoro e percorrere una carriera interessante sono decisamente più soddisfacenti di lavori che vengono considerati più importanti".

L'esperienza di Lamborghini è diversa, grazie a un partenariato pubblico-privato infatti non ha un problema di carenza di personale perché "negli ultimi due anni abbiamo assunto 700 persone, raddoppiato gli stabilimenti e sviluppato", ha detto Stefano Domenicali, spiegando che, attraverso un protocollo d'intesa firmato nel 2015 con il governo e la regione Emilia Romagna, "i nostri investitori, che sono gli azionisti del gruppo Volkswagen, tramite Audi, hanno investito da noi e hanno lasciato le competenze. Anche se”, ha aggiunto, “dobbiamo guardare avanti, e il tema delle competenze e di come stanno cambiando è il tema centrale del futuro".

Sulla stessa lunghezza d'onda l'osservatorio di un marchio dell'alta moda come Fendi. "L'artigianato è un'opportunità fantastica per l'Italia per creare posti di lavoro”, sostiene Brunschwig. “Noi come Fendi e tutta l'industria della moda siamo in crescita, anche sui mercati esteri e in particolare in Cina. Il solo limite oggi è la nostra capacità di produrre perché è importante avere un maggior numero di lavoratori. L'artigianato oggi si mescola con la tecnologia, con l'arte, ed è un'opportunità da cogliere nel futuro", ha concluso l'AD di Fendi.

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