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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
22 dic 2021
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Il lusso è il bersaglio delle ultime inchieste shock dell'associazione PETA

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
22 dic 2021

Dopo aver preso di mira Hermès e il suo uso delle pelli di coccodrillo all'inizio dell'autunno, l'ONG People for Ethical Treatment of Animals (PETA) continua a inquadrare nel proprio mirino le grandi maison del lusso. PETA Asia ha appena pubblicato due inchieste condotte nei macelli indonesiani. In uno di essi, operante in particolare per Gucci (gruppo Kering), si decapiterebbero lucertole a volte ancora vive. Mentre due fornitori di LVMH macellerebbero dei serpenti ancora coscienti.

Lucertola stordita sommariamente prima di essere decapitata in un mattatoio di proprietà, secondo PETA, di Gucci (Kering) - Peta


Nel caso dei macelli legati a LVMH, un estenuante e disturbante video mostra pitoni sospesi per essere gonfiati con acqua tramite tubi. Uno stiramento della pelle, seguito da alcuni colpi di martello alla testa destinati a stordire o uccidere i rettili, lascia però pochi dubbi sul fatto che il taglio della cotenna, che avviene dopo, sia fatto con l’animale vivo. Nel video che prende di mira un macello che PETA collega a Gucci, è tramite annegamento in secchi d'acqua che gli animali vengono brutalmente e approssimativamente storditi o uccisi, prima di ricevere fino a 14 colpi di machete per essere decapitati. Tuttavia, sottolinea PETA, le teste delle lucertole rimangono coscienti e avvertono dolore fino a 30 minuti dopo essere state tagliate. Nei video sono infatti visibili due teste mozzate che si muovono ancora.
 
“Questi colossi del lusso non possono più chiudere gli occhi sulla sofferenza degli animali”, ha affermato Mimi Bekhechi, vicepresidente dei programmi internazionali di PETA. “La crudeltà è insita nella produzione di pelli esotiche, ed è ora che questi marchi si uniscano alle tante case di moda che le hanno già bandite”.

Per l'organizzazione, queste immagini contraddicono le affermazioni di Kering, che si è impegnato a “implementare e verificare i più alti standard in termini di benessere animale nelle [sue] filiere” e a garantire loro “un trattamento etico a fine vita”.

Pitone vivo gonfiato con acqua per espandere la sua pelle, prima di essere scuoiato (e a volte avviene quando questi rettili sono ancora vivi), presso un fornitore vietnamita di LVMH - Peta


Da parte sua, LVMH era già stata presa di mira nel 2016 da un'indagine che mostrava le condizioni di allevamento e macellazione dei coccodrilli presso un fornitore vietnamita di Louis Vuitton. Nello stesso anno furono raccontate, e additate, le condizioni in cui venivano macellati gli struzzi presso un fornitore sudafricano di Louis Vuitton, Prada e Hermès.
 
PETA ha ottenuto una vittoria simbolica lo scorso giugno grazie al brand Canada Goose, icona dei parka con cappuccio foderato di pelliccia, che ha annunciato l’eliminazione delle pellicce dalle sue collezioni. L’etichetta canadese è l’ultima ad entrare in una lunga lista di marchi che hanno rinunciato a questo materiale. Comunque PETA continua la sua guerra contro l'uso di piumini e piume, e lo ha fatto in particolare con un'operazione realizzata nel cuore di Parigi durante l'ultima Fashion Week di settembre.

Giacca in pelle umana che fa la parodia di Urban Outfitters - Peta


L'associazione militante per la difesa degli animali, che rilascia anche la certificazione “PETA-Approved Vegan” ai marchi che soddisfano i suoi requisiti, sembra voler accelerare le proprie azioni su nuovi materiali di origine animale. Alle tre donne camuffate da uccelli spennati hanno fatto seguito a novembre delle pecore umanoidi insanguinate che hanno manifestato davanti ai grandi magazzini contro l'uso della lana. Un'operazione realizzata in occasione del Black Friday. Le pelli non sono state dimenticate da PETA, che all'inizio di dicembre ha creato il sito di e-commerce fittizio "Urban Outraged", che parodiando Urban Outfitters vende (per finta, ovviamente) giacche e borse in pelle umana.

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