APCOM
11 nov 2015
Il dollaro forte pesa sui conti di Macy's
APCOM
11 nov 2015
I turisti stranieri non stanno spendendo come in passato a causa di un dollaro forte e Macy's ne subisce le conseguenze. Il simbolo americano dei grandi magazzini ha pubblicato conti deludenti nel terzo trimestre e ha tagliato di nuovo le stime future (lo aveva già fatto lo scorso agosto).
Nei tre mesi terminati lo scorso 31 ottobre, il gruppo ha registrato profitti pari a 118 milioni o 36 centesimi per azione, un calo del 45,6% da quota 217 milioni o 61 centesimi per azione messa a segno nello stesso periodo del 2014. Al netto di voci straordinarie, i profitti per azione sono stati pari a 56 centesimi, due centesimi in più delle stime degli analisti. I ricavi sono calati del 5,2% a 5,87 miliardi, una flessione molto più ampia delle previsioni. Le vendite nei negozi aperti da almeno un anno sono scese del 3,9% contro attese per un incremento dello 0,2%.
"Siamo delusi che il passo delle vendite non sia migliorato nel terzo trimestre così come ci aspettavamo", ha spiegato in una nota Terry J. Lundgren, amministratore delegato di Macy's. "Le spese da parte dei consumatori americani sono rimaste tiepide, specialmente per le categorie di accessori e abbigliamento. Allo stesso tempo, il rallentamento degli acquisti da parte dei visitatori internazionali ha continuato a pesare significativamente sui negozi a marchio Macy's [e della controllata] Bloomingdale's nei centri turistici, che per l'azienda sono tra le location più redditizie e con i volumi più alti".
Per l'intero anno fiscale, Macy's si aspetta utili per azione pro forma a 4,20-4,30 dollari e non più a 4,70-4,80 dollari. Le previsioni sulle vendite nei negozi aperti da almeno un anno sono per una contrazione dell'1,8-2,2% contro indicazioni precedenti per un risultato pressoché invariato.
Macy's non intende scorporare le attività immobiliari in un cosiddetto Real Estate Investment Trust (Reit) ma ha arruolato Tishman Speyer come consulente per capire come rilanciare alcuni suoi negozi. Il gruppo sta esplorando joint venture o altri accordi con parti terze per rinvigorire gli store di punta a Manhattan, San Francisco, Chicago e Minneapolis. La soluzione, come già fatto a Brooklyn, potrebbe essere la vendita di alcuni negozi a costruttori continuando però a gestirli.
Fonte: APCOM