Il DNA in evoluzione di Dolce & Gabbana
Non sappiamo con esattezza chi rappresenti il sacro e chi il profano all’interno della coppia di stilisti Dolce & Gabbana, ma è sicuro che da questi impulsi contraddittori sia scaturito uno show coi fiocchi domenica a Milano.

Una sfilata, in una stagione caratterizzata da un'enorme diversità di razze, colori ed etnie rappresentate nei casting, che ha presentato la più eclettica scelta di modelle viste su qualsiasi passerella da tanto tempo a questa parte.
I due gentiluomini italiani hanno dato il via all’azione con il sacro. Mentre suonavano le campane di una chiesa, parecchie decine di vedove siciliane tutte in nero, le loro teste coperte di veli di pizzo, ognuna con in mano una candela sacra, hanno cominciato a sfilare lungo il catwalk.
Poi Dolce & Gabbana hanno sganciato le bombe: Monica Bellucci in un abito a pois attillatissimo; Carla Bruni Sarkozy, l’ex First Lady francese, palesemente contentissima del suo ritorno in passerella, in un abito pantalone color oro con motivi cashmere e gilè jacquard azzurro cielo; Eva Herzigová, come una contessa, avvolta da metri di tulle nerissimo, sembrava una comparsa di Il Gattopardo.
Il tema musicale del classico film di Visconti, come sempre, ha annunciato l’apertura dello show. Dopo quello è stato puro Luciano Pavarotti, con la sua voce a toccare note incrdibilmente alte, ideali per questa sfilata melodrammatica.
Sull’invito al défilé si leggeva "DNA" in oro sopra un'impronta digitale, chiarendo il messaggio: l’intero DNA ricco di tante radici della coppia italiana presentato in un lungo show, pieno di sconnesse divagazioni. Mentre un programma realizzato con abilità, sul quale si leggeva "DNA Evolution", ha trasmesso l’idea predominante – questa collezione avrebbe mostrato tutti i più grandi successi di Domenico e Stefano: Helena Christensen come una vedova sexy in un sottile negligé nero multi-stringato, i capelli coperti di rose, orecchini a cerchio d'oro che le pendevano dalle orecchie. Felpe araldiche normanne; abiti da sera con motivi di maioliche; stravaganti pantaloni palazzo con stampe di ceramiche; ragazze lavoratrici in abiti religiosi dorati, hot pants con scarpe con la zeppa abbinate e succinti corsetti decorati con fiori di tessuto.

Una coppia di donne - una in un abito da sera, l'altra in un tailleur-smoking pantalone, entrambi realizzati con la stessa stampa grafica di graffiti in bianco e nero – camminava mano nella mano. Come hanno fatto diverse madri e figlie, e persino una nonnina e una nipotina. In più, tante modelle-signore dalle forme XXL, ognuna delle quali si è guadagnata un applauso.
Un grande spettacolo di fantasia e artigianato italiani. Tuttavia, non si poteva fare a meno di valutare che tutto ciò suonava un po' troppo familiare. Troppi grandi successi piuttosto che un nuovo album di idee. Non si poteva far altro che ammirare tutta la loro magnifica opera; tuttavia si lasciava lo spazio della sfilata un tantino rammaricati per non avere visto uno show che possedesse un potente tema centrale, che facesse evolvere il linguaggio della moda.
In effetti, il DNA non si è poi evoluto così tanto, nonostante il nome dato alla collezione.
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