"La crisi c'é, si vede e si sente, inutile nasconderlo", ma per combatterla è partita ieri "una fashion week ricca di proposte in termini di creatività e innovazione". Così Mario Boselli, presidente della Camera della moda, ha inaugurato ieri mattina, insieme all'assessore milanese alla cultura Massimiliano Finazzer Flory, "un'edizione particolare di Milano Moda Donna".

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La settimana del pret-a-porter milanese, per Boselli, è particolare "non solo perché va da mercoledì a mercoledì, ma anche perché avviene in un momento particolare della moda e della situazione economica nel mondo".

Per superare questo momento, Finazzer Flory propone di considerare la moda come "un processo artistico" e di vedere la fashion week come "un'occasione per fare squadra e per valorizzare la città dal punto di vista culturale". Così, per tutta la durata delle sfilate, il suo 'progetto Montenapoleone' porterà tante iniziative nel quadrilatero: "quando chiuderanno i negozi - ha spiegato l'assessore - apriranno le attività culturali".

La fashion week milanese ha debuttato con le sfilate di Elena Mirò, la griffe (gruppo Miroglio) delle taglie conformate (ma guai a chiamarle tali). Le 'belle' forme in evidenza, ragazzone non giovanissime ma in carne alle quali non farebbe male una dieta equilibrata, un po' di sport in più e qualche chiletto in meno, tenendo anche conto che la moda vuole lanciare sempre messaggi sociali e che, nel mondo industrializzato, perfino con la crisi dei consumi il problema incombente è l'obesità a tutte le età (anche in quella giovanissima).

Comunque, così va il mondo del fashion, almeno quello italiano: in nome della battaglia contro l'anoressia, viva la ciccia e le 'culone' e la loro moda pret-a-porter sulla quale c'é poco da dire se non che tubini (o piuttosto tuboni), gonne rigonfie, giacchine e trench di raso declinati in bon ton dal blu petrolio al nero, orli di visone e colbacchi, paillettes e svarowski, fanno tanto 'giunonica di lusso'.