23 set 2020
Il coronavirus frena la crescita del womenswear italiano
23 set 2020
Secondo i dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda, nel 2019 il comparto italiano dell’abbigliamento femminile ha registrato una crescita del +4,5%, arrivando a sfiorare i 14 miliardi di euro di fatturato, con un’incidenza del 24,9% sul giro d’affari totale della filiera tessile-moda nazionale.
L’export è cresciuto a ritmi doppi rispetto al 2018, salendo del +6,1% a 8.979 milioni di euro (64,4% del turnover settoriale); il mercato italiano si è invece mantenuto in flessione, del -2,3%, ma con performance migliori rispetto all’anno precedente.
Se si considera però il periodo compreso tra la Primavera/Estate 2019 e l’Autunno/Inverno 2019-2020, il sell-out di moda femminile presenta una flessione pari al -3,1% in termini di spesa corrente rispetto alle corrispondenti stagioni del 2018-2019, con cali in tutte le merceologie: camiceria a-1,5%, maglieria a -1,8%, capi confezionati a -4% e abbigliamento in pelle a -5,2%.
Per quanto riguarda i diversi canali distributivi, le catene, primo canale per valore per la moda donna, sono salite del +1,8% e l’e-commerce del +0,8%, arrivando a pesare per il 9,7% sul sell out totale. Il dettaglio, indipendente resta invece caratterizzato da un andamento negativo, nell’ordine del -10,1% (18,3% del totale), mentre la GDO è scesa del -1,7%.
Nei primi mesi del 2020, la crisi sanitaria ed economica ha inevitabilmente colpito anche il settore del womenswear. Nel bimestre marzo-aprile, coinciso con il lockdown, il crollo è stato di oltre il -70%, mentre a maggio e giugno si è attestato al -40% per la camiceria e al -35% per confezione e maglieria.
Sempre considerando i primi sei mesi dell’anno, le esportazioni sono calate del -23,6%. L’Europa è scesa del -19,5%, registrando però performance migliori rispetto alle aree extra-UE (-26,6%). In particolare, la Francia ha ceduto il -18%, la Germania il -14,8%, il Regno Unito il -28,8% e la Spagna il -19,9%, mentre la Svizzera, hub logistico del comparto, contiene il decremento al -2,8%.
Passando al resto del mondo, gli USA cedono il -28,5% e la Russia, scivolata in nona posizione per valore di export, perdendo il -25,9%. Con riferimento all’Estremo Oriente, Hong Kong cede il -43,7%, la Cina il -28,8% e il Giappone il -30,7%; solo la Corea del Sud contiene la flessione al -6%.
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