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AFP
Pubblicato il
4 giu 2014
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Il boicottaggio dei palazzi appartenenti al Sultanato del Brunei si estende

Di
AFP
Pubblicato il
4 giu 2014

Gli appelli al boicottaggio contro gli hôtel di lusso appartenenti al Sultanato del Brunei (tra i quali il Meurice a Parigi o il Dorchester a Londra) si stanno moltiplicando, a causa dell'instaurazione della legge islamica (sharia) effettuata dal Brunei.

Il Sultano del Brunei (Foto: AFP)


In discussione c'è l'introduzione progressiva dall'inizio di maggio da parte del potente sultano Hassanal Bolkiah (uno degli uomini più ricchi del mondo) della legge islamica in questo piccolo stato asiatico, situato sull'isola del Borneo.

Da molte settimane ormai, si susseguono gli appelli al boicottaggio degli alberghi posseduti dal sultano. Appelli di sensibilizzazione alla “inaccettabile legge della sharia” appoggiati anche dal commissario europeo per il commercio, Karel De Gucht, come annunciato dal suo portavoce, John Clancy, sul suo account Twitter.

Prima di lui, si erano subito dimostrati solidali agli appelli il patron di Virgin, il miliardario britannico Richard Branson, il PDG del gruppo francese del lusso Kering (Gucci, Saint Laurent...), François-Henri Pinault, l'attore britannico Stephen Fry, la presentatrice televisiva statunitense Ellen DeGeneres e anche la celebre caporedattrice di “Vogue USA” Anna Wintour.

La papessa della moda aveva dichiarato che non poteva "in coscienza" continuare a scendere al Meurice a Parigi, anche se vi è affezionata, "così come i caporedattori di “Vogue”", e questo malgrado il “forte impatto che la situazione può avere sul team” del palazzo di rue de Rivoli, evocando il rischio che gli hôtel della Dorchester Collection siano "abbandonati a vantaggio della concorrenza" nelle prossime fashion week di Londra, Milano e Parigi.

Il gruppo riunisce infatti dieci hôtel di lusso nei quali alloggia una clientela ricca e spesso molto in vista: gli edifici parigini Plaza Athénée e Meurice, il Dorchester e il 45 Park Lane a Londra, il Principe di Savoia a Milano, ma anche il Coworth Park di Ascot, il Richemond a Ginevra, l'Eden a Roma, oltre al Bel-Air e al Beverly Hills Hotel di Los Angeles.

Il gruppo Dorchester appartiene all'agenzia di investimenti del Brunei, un fondo sovrano controllato dal Sultanato del Brunei.

Intervistato dall'AFP venerdì scorso, il direttore generale di Dorchester Collection, François Delahaye, si è definito "stupefatto di vedere la portata che la questione sta prendendo", preoccupandosi dell'impatto che potrà avere sui 3.500 dipendenti, “le sole persone che pagheranno per questo boicottaggio […], certamente non il sultano", ha puntualizzato.

E mentre alcuni hôtel e ristoranti del gruppo Dorchester hanno cominciato a riscontrare delle cancellazioni di prenotazioni, François Delahaye tiene a sottolineare: "Non voglio certo difendere la sharia, lungi da me, ma cosa centra un imprenditore alberghiero in una decisione politica e religiosa?".

Inoltre, "se si dovessero sanzionare tutti gli hôtel di prestigio che possiedono dei capitali in stati nei quali è in vigore la sharia, non ci sarebbero più molti alberghi di prestigio in cui alloggiare", sempre secondo Delahaye.

Le Nazioni Unite hanno espresso la loro "profonda inquietudine" sulla questione, mentre l'ONG Human Rights Watch ha denunciato l'esistenza di "punizioni medievali”.

Il consiglio municipale di Beverly Hills ha invece approvato una risoluzione che ingiunge al Sultanato asiatico di vendere l'hôtel Beverly Hills e altre proprietà che possiede in città.

La nuova legislazione del Brunei prevede l'amputazione di arti per i ladri, la flagellazione per il consumo d'alcool, l'aborto e la lapidazione per vari altri reati.

Il responsabile di Dorchester Collection ha denunciato alcune "reazioni ipocrite": "Monsieur Pinault ci boicotta, mentre invece alcuni marchi di lusso del suo gruppo vendono in Paesi dove si pratica la sharia. Prima di dare delle lezioni agli altri, dia uno sguardo nel proprio orticello”.

François Delahaye ha anche ricordato che nessuna delle nazioni in cui si trovano gli hôtel del gruppo pratica la sharia.

"La Dorchester Collection è un'azienda in cui regnano certi valori", ha affermato. "Molti dei nostri alberghi sono diretti da donne".

Versione italiana di Gianluca Bolelli; fonte: AFP

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