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16 dic 2019
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Il blitz di LVMH su Tiffany scatenerà una rappresaglia nel Lusso

Di
Reuters
Pubblicato il
16 dic 2019

L’anno nuovo porterà novità nel settore del lusso. L’acquisizione da 16,2 miliardi di dollari da parte di LVMH dell’iconico gioielliere statunitense Tiffany porta il gigante da 230 miliardi di dollari in testa al settore. I rivali, tuttavia, non resteranno fermi. Kering cercherà di curare la sua dipendenza da Gucci attraverso un’operazione di M&A. E Richemont, proprietario di Cartier, sarà sempre più allettante rispetto al più citato target Moncler, ammesso che le due aziende possano raggiungere un accordo sulla governance.

@tiffany


Aggiungere Tiffany agli oltre 70 marchi permette alla LVMH di Bernard Arnault di raddoppiare i ricavi su collane pregiate e orologi. Ciò rappresenta una sfida diretta al re dei gioielli Richemont, la cui capitalizzazione di mercato è pari a circa 40 miliardi di dollari e lascia indietro Kering a 80 miliardi di dollari. 

I due rivali del lusso cercheranno di reagire. Il gruppo Kering, che fa capo a Francois-Henri Pinault, sembra essere già alla ricerca di una nuova identità ed è stato in contatto con Moncler, star dei piumini. Tuttavia, l’AD e primo azionista Remo Ruffini, artefice dell’inversione di marcia del brand italiano da 12 miliardi di dollari, non sembra essere dell’avviso di vendere. 

Pinault farebbe meglio a guardare oltre. Kering è debole nel comparto della bigiotteria e dipende fin troppo da Gucci. Allontanandosi da Tiffany, Pinault ha conservato munizioni ma ha perso una possibilità per crescere nel settore della gioielleria. Allettare Richemont, che controlla anche il portale Yoox Net-a-Porter, per creare un gigante del valore di quasi 120 miliardi di dollari potrebbe essere la via più veloce per il salto di qualità. 

Qualsiasi accordo dipende dalla disponibilità del presidente Johann Rupert ad abdicare. La struttura dual-share di Richemont implica che Rupert controlli il 50% dei diritti di voto dell’azienda svizzera attraverso delle “azioni di categoria B” non quotate, pari al 9,1% dell’intero capitale dell’azienda. 

Per convincere Rupert a lasciare, Pinault potrebbe dover pagare un ingente premio per le azioni speciali, oltre a un versamento in contanti multimiliardario per i diritti di voto. Ciò, però, potrebbe irritare gli altri investitori di Richemont. Un’alternativa più sicura sarebbe una fusione con corrispettivo tutto in azioni. Ciò implicherebbe comunque un pagamento per i diritti di voto di Rupert e il suo consenso a diluirsi al 3% della nuova entità, secondo le stime Bernstein. 

Tuttavia, il finanziere potrebbe vedere un’opportunità per unirsi a giganti del settore più diversificati come assicurazione per la prossima generazione di aspiranti del lusso. Il nuovo gruppo otterrebbe circa il 40% dei propri ricavi da gioielli e orologi e una simile proporzione da beni in pelle e scarpe. 

Un matrimonio tra Kering e Richemont non è una proposta facile, ma offre un po’ di resilienza rispetto ai capricci dei consumatori. 

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