Il baccanale della vita sana di Raf Simons
Sebbene fosse ispirata al film tedesco di culto “Christiane F – Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, e il suo set rappresentasse un baccanale moderno, la sfilata dell’ultima collezione di Raf Simons aveva al centro una couture onesta, sana e assolutamente moderna.
Couture nel senso che Simons ha utilizzato i tessuti e le finiture migliori, abbandonandosi nel contempo a tagli, drappeggi e perforazioni, in uno show altamente sperimentale che è anche riuscito a proporre abiti ben indossabili, chic, cool e contemporanei.
Nella sfilata, allestita in uno spazio espositivo industriale scarsamente illuminato in un umido mercoledì sera del Westside, le modelle giravano attorno a una tavola apparecchiata sopraelevata, piena di enormi ciotole di limoni, mele e pere; cioccolato (dal Belgio, da dove sennò?); enormi forme di formaggio; decine di pagnotte di pane artigianale; e centinaia di bottiglie di vino, dal Piper allo Shiraz californiano. Come la collezione, tutte annate assolutamente rispettabili.
Simons ha inventato un capo completamente nuovo, un maglione/sciarpa realizzato in Argyle e maglia intrecciata che ha suscitato un entusiastico interesse. E i suoi mantelli simili a cappotti – alcuni a quadretti stile Sherlock Holmes – erano tutti eccellenti, rifiniti con tasche laterali larghe 12 pollici e realizzati con una fodera in seta da campione di boxe. Molto teatrali le giacche oversize indossate con guanti di pelle lunghi fino al gomito da femme fatale; poi nuovi orologi high-tech e un tableau con cappuccio – cioè il tipico abbigliamento del drogato classico. Il look era completato da pantaloni stile atletica infilati in stivali di gomma con lacci dentellati. Un look da strada, ma molto elegante e curato, in una performance alimentata da fasci di luce teatrali e da una colonna sonora techno che comprendeva musica proveniente da Russia, Belgio e Chicago. Lo show era intitolato “Youth in Motion” (“Gioventù in movimento”).
Metà degli outfit erano rifiniti con parole scritte in grassetto – in particolare ‘Drugs’, ‘XTC’ o ‘LSD’; a molti capi dei look erano state aggiunte, davanti o dietro, delle foto di Natja Brunckhorst, l’attrice che ha recitato il ruolo di Christiane F. nel film del 1981.
Come è stato influenzato Simons dal film, si è chiesto FashionNetwork.com? “Beh, per prima cosa mi ha tenuto lontano dalla droga”, ha sottolineato il designer cinquantenne, che ha visto il lungometraggio per la prima volta quando aveva 14 anni. Una storia cupa, ambientata nella Berlino del 1975-77, quella di “Heroes” di David Bowie, nella quale una bella adolescente precipita nella dipendenza da eroina.
“Ogni look era numerato, come nell’alta moda, ma non in ordine. Il setting del défilé nasce dal modo nordeuropeo di essere ispirati dalle cose e metterle insieme - comune ad un pittore, a un regista o a uno stilista belga. Ai vecchi tempi creavo quelle che qualcuno chiamava Interzones – un ambiente che non si può definire davvero. Quindi questa sfilata è stata come un dipinto, e un club, ma anche come uno show d’alta moda. Mi piace l’idea di qulcosa d’inspiegabile. C'è così tanta analisi in questo momento nella moda, e un animale creativo ha bisogno di lavorare e pensare senza paura. Le persone nascondono troppo oggi, perché non sono fatte per parlare di certe cose”, ha affermato lo stilista, Che donerà parte dei ricavi scaturiti dalla collezione ad organizzazioni che sostengono il recupero dalla tossicodipendenza.
L'evento è stato messo in programma come il primo grande appuntamento di un calendario di sfilate newyorchesi di 10 giorni che pare poco ispirato; e giustamente. Alla fine, Simons ha prodotto una grande affermazione di stile composta di vestiti veramente diversi fra loro. Anche i vini non erano male.
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