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2 mag 2023
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Il Met onora Karl Lagerfeld tra le polemiche

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Ansa
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2 mag 2023

La mostra del Costume Institute forse più controversa sta per aprire i battenti al Met di New York il 5 maggio: l'annuale rassegna, legata a una serata di gala il cui tappeto rosso da anni fa concorrenza agli Oscar, è dedicata stavolta a Karl Lagerfeld. In 65 anni di carriera, Lagerfeld ha creato capi incredibili, ma pronunciato anche battute all'insegna della misoginia, del razzismo e del fat shaming. Karl "era un uomo complicato", ha detto la direttrice creativa del gruppo Condé Nast, Anna Wintour, spiegando che la mostra si concentra sull'opera di Lagerfeld, non sulla biografia.

La mostra del Met su Karl Lagerfeld


Andrew Bolton, il curatore del Costume Institute, ha scelto 200 capi su oltre 10.000, creati da Karl per case di moda come Patou, Chloé, Fendi, Chanel più la linea che porta il suo nome, e li ha esposti in spazi disegnati dall'architetto Tadao Ando accanto ai bozzetti su carta da cui sono derivati. "Diceva sempre che la moda non appartiene a un museo, anche se era generosissimo a prestare per le nostre mostre", ha detto Bolton, a cui ha fatto eco, nella presentazione alla stampa, l'ex first lady di Francia, Carla Bruni: "Tutto gli interessava, tranne la mediocrità".

Intanto però fioccano le polemiche, legate ad affermazioni fatte dallo stilista morto a 85 anni nel 2019. Lagerfeld amava provocare, ridicolizzando le donne grasse (come la cantante Adele un decennio fa). Il #MeToo non gli andava a genio, "scioccato" da "queste divette che ci hanno messo 20 anni a ricordare". E poi: "Se non vuoi che ti tolgano le mutande, non fare la modella, vai in convento". Coco Chanel, di cui aveva ereditato il ruolo nell'eponima maison, "non era brutta abbastanza per essere femminista", mentre la Germania, dove era nato nel 1933 ad Amburgo, "faceva affronto alle vittime dell'Olocausto" accettando profughi in fuga da Paesi musulmani.

Nulla di tutto questo nella mostra che si concentra sull'opera di Lagerfeld attraverso pezzi di bravura che raccontano le dicotomie dello stilista, tra cui femminile e maschile, florale e geometrico, figurativo e astratto, canonico e controculturale, e dietro tutto la dicotomia fondamentale: il suo lato teutonico e quello francese, la testa e il cuore.

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