Ian Rogers (LVMH): “In futuro, ogni euro speso nel commercio sarà omnicanale”
Tra tutti i grandi responsabili decisionali dell’universo del lusso, forse è stato Ian Rogers, il responsabile dell’ambito digitale per il gruppo LVMH, quello che ha avuto la settimana più piena: è lui che sta dietro all’LVMH Innovation Award, che premia le start-up tecnologiche più innovative. Noi di Fashion Network l’abbiamo incontrato durante la sua visita all’LVMH Luxury Lab, nel quadro di VivaTech, l’enorme conferenza sulle tecnologie fondata nel 2016 e sostenuta dal gruppo francese del lusso.

“I 30 finalisti che abbiamo selezionato allo stand di LVMH esplorano i campi dell’intelligenza artificiale, della ricerca visiva, del commercio omnicanale... Da LVMH ci concentriamo sull’esperienza dei nostri clienti connessi, che in questo momento sta cambiando molto”, spiega l’ex dirigente di iTunes, approdato in LVMH nel 2015.
A giudicare dal numero di dirigenti di LVMH presenti all'evento, la tecnologia è palesemente un’idea fissa per l'azienda francese, che raggruppa decine di marchi di lusso, tra i quali Louis Vuitton, Christian Dior, Givenchy, Fendi, Veuve Clicquot, Moët & Chandon, Hennessy e la catena di cosmetici Sephora.
"Secondo me, siamo andati oltre la fase della riflessione nel campo del digitale. La tecnologia è presente in tutto ciò che facciamo. Il futuro dell’industria del lusso non si giocherà più in una lotta fra l'e-commerce e i negozi fisici. Ogni euro speso nel commercio sarà omnicanale. E a mio parere, il confine tra l'e-commerce e la distribuzione fisica diventerà molto fluido. Quando scopro un prodotto su Instagram, se chiedo consigli su di esso a un addetto alle vendite su WhatsApp o WeChat prima di andarlo a cercare in negozio, siamo ancora nel contesto dell'e-commerce? Se faccio un Facetime con un addetto alle vendite in un negozio Hublot, è e-commerce? È solo esperienza cliente! In futuro, il rapporto con i marchi assomiglierà alle nostre relazioni personali. Che si tratti di mia figlia di 12 anni o di mio padre di 75 anni, li vedo di persona, ma per il resto del tempo parlo con loro al telefono! Non è questione di scegliere, non è così che noi viviamo”, si entusiasma Ian Rogers.
Quali sono i criteri di selezione dei candidati per l’LVMH Innovation Award? “Sulle 1.000 candidature abbiamo fatto una preselezione di un centinaio di pratiche. E poi ci siamo rivolti a partner, venture capitalist, giornalisti stampa specializzata, membri dei team LVMH: professionisti il cui mestiere è valutare le start-up. E abbiamo chiesto loro: "Secondo voi, chi ha una chance?". Ed è così che abbiamo ottenuto i nostri 30 finalisti”.

In un certo senso, questo ‘Innovation Award’ è la versione tecnologica del Prix LVMH del gruppo, il riconoscimento annuale più generoso per i giovani creatori di moda, che ogni anno si vede inviare anch’esso circa 1.000 candidature e beneficia di un’importante copertura mediatica.
“Per essere onesto, scegliere i nostri 30 candidati è un esercizio molto difficile. È molto complesso fare una scelta obiettiva. Ma questo è quello che abbiamo imparato con il Prix LVMH: vincere è una nozione molto arbitraria... tutti i premiati sono vincitori nel senso in cui noi intendiamo la vittoria. Come per il Prix LVMH, quelli che vengono a Parigi per interagire con i designer hanno tutti già vinto qualcosa. Quello che vogliamo è costruire dei rapporti con queste start-up, impegnarsi in una discussione con i migliori del settore. Poi, in seguito, acquisire una quota del loro capitale; ma questa è un’altra questione”.
La giuria era composta da 10 personalità, tra le quali Bernard Arnault, suo figlio maggiore, Antoine, Virgil Abloh, il direttore delle collezioni maschili di Louis Vuitton, Robert Kynd, il direttore commerciale di YouTube, Pierre Louette, il PDG di Les Échos e di Le Parisien, e Bozoma Saint John, la direttrice marketing di Endeavor.
Più tardi, rivolgendosi a 500 persone al CEO Forum di VivaTech, Ian Rogers ha ripercorso il suo itinerario personale a Parigi. “Per oltre 15 anni ho vissuto a Los Angeles e lavorato a San Francisco. Da AOL, Yahoo!, Beats e Apple. Un'ora in aereo o sei ore di macchina: facevo da pendolare ogni settimana fra le due città. Durante quei 15 anni, San Francisco pensava che facessi parte dell'industria dell'intrattenimento, mentre la gente di LA pensava che fossi un geek del settore della tecnologia. All'inizio era difficile creare un ponte tra i miei due amori, la musica e la tecnologia, e poi ho capito che era esattamente il ruolo che dovevo interpretare. Ero un'ape che ronzava tra i fiori, costruivo ponti tra queste due culture fino ad allora molto separate. Oggi effettuo un ruolo simile nel mio attuale lavoro, salvo che la distanza è maggiore, da Los Angeles a New York e fino in Cina, attraversando tutte le culture delle nostre aziende, qui a Parigi”, spiega Ian Rogers, vestito con una giacca di seta di Christian Dior by Kim Jones.

“È anche la missione di VivaTech: creare un legame tra le culture aziendali dei grandi marchi e le start-up che scriveranno il futuro della moda è la ragione per la quale ci siamo riuniti qui, oltre a connettere il gruppo LVMH alle giovani aziende che, lo speriamo, definiranno il futuro del nostro settore”.
Ian Rogers ha poi presentato i 30 candidati, permettendo a cinque di loro di presentarsi al pubblico in soli 90 secondi. Come Slyce, una società di ricerca di dati visivi che lavora con Tommy Hilfiger e altri 60 brand, o Digital Genius, una piattaforma di automazione del servizio clienti. A giudicare dalla reazione entusiasta del vincitore, 3DLook, il premio rappresenta molto nel mondo delle start-up digitali.
Lo strumento tecnologico ideato dalla start-up 3DLook, fondata da un trio di imprenditori ucraini capeggiato da Vadim Rogovskiy, consente a qualsiasi individuo di ottenere una morfologia esatta del proprio corpo, scattando due foto di se stesso (una di fronte e una di profilo) e specificando il proprio peso. Una soluzione ideale per ridurre i resi dei consumatori che rimandano indietro i capi ordinati dopo aver scelto la taglia sbagliata, e che ha già sedotto Nike e un’importante catena di fast fashion cheRogovskiy non ha ancora voluto precisare.
Il premio LVMH Innovation Award non assegna una borsa in denaro, ma i 30 partecipanti si garantiranno l’accesso alla rete tecnologica del gruppo a Station F, l’hub high-tech di LVMH situato in una ex stazione nella parte orientale di Parigi. Per quanto riguarda il vincitore, quando ne avrà bisogno potrà far ricorso alle risorse di tutti i team di LVMH nel mondo per un anno.
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