I grandi nomi del lusso tornano al retail fisico, Londra, Parigi e NY le destinazioni chiave
I principali brand internazionali "continueranno a scommettere sul retail fisico per guidare le vendite nelle città resilienti", afferma un rapporto di Savills. Lo specialista del retail real estate ha inoltre dichiarato che New York, Parigi e Londra "si classificano come le città più attraenti per i retailer".
Ma nel suo Retailer Attractionness City Ranking (realizzato come parte del suo programma di ricerca Global Impacts 2022), ha aggiunto che ci sono "nuove opportunità emergenti per l'apertura di negozi di lusso in Medio Oriente e Asia", aggiungendo che "il 2022 è un momento opportunistico per acquisire nuovi spazi in località chiave, a un canone ridotto rispetto ai livelli del 2019".
Allora, cos’hanno New York, Parigi e Londra per restare in cima alla classifica mondiale del retail? Savills afferma che hanno "dimostrato di saper mantenere le caratteristiche chiave di una destinazione di vendita retail di successo e quest'anno sono destinate a riprendersi più rapidamente rispetto ad altre città".
Marie Hickey, direttrice della ricerca retail, ha affermato che le tre città beneficiano di "mercati interni ricchi e hanno già dimostrato livelli di resilienza molto più elevati negli ultimi 18 mesi". New York (al primo posto), "ha sofferto relativamente meno durante la pandemia a causa di un robusto mercato del turismo interno", mentre "una minore penetrazione dell'e-commerce a Parigi", che è al secondo posto, "ha guidato i clienti verso i suoi negozi fisici di lusso”.
Savills afferma che a Londra "le previsioni di un ritorno al numero di viaggiatori pre-pandemia entro il 2023 sembrano essere alla base di una rapida ripresa, con molti retailer che si stanno già riattivando nella capitale".
Si tratta di un punto di vista interessante, dato che l'ente del lusso britannico Walpole ha evidenziato come il Regno Unito nella sua globalità sia in ritardo nella ripresa a causa della cancellazione degli acquisti esentasse per i turisti. Sembra però che sul fronte dello shopping, Londra continui a stare al di fuori della tendenza generale e rimanga una calamita per i turisti stranieri, oltre a godere di una forte domanda da parte dei locali e dei turisti del Regno Unito.
Per quanto riguarda le altre città nella classifica, Savills afferma che alcune dipendono da un flusso costante di turismo in entrata e che Hong Kong, quarta classificata, "ha affrontato un calo più netto e dovrà affrontare una strada più lunga verso la ripresa".
La società intravede importanti opportunità per i retailer in una serie di mercati emergenti, principalmente in Medio Oriente e in Asia. A Dubai, ad esempio, molti marchi del lusso sono rappresentati da negozi monomarca tramite franchising locale, ma i cambiamenti delle politiche del governo fanno sì che diversi brand internazionali stiano cercando di assumere il pieno controllo dei loro negozi. Il Cairo, l'Arabia Saudita e il Bahrain "hanno tutti una popolazione domestica relativamente benestante e attualmente rappresentano opportunità interessanti per i retailer di lusso nella regione”.
Per quanto riguarda la Cina, Nick Bradstreet, Director, Head of Retail di Savills Asia, ha dichiarato: “Una rigorosa politica di contenimento del Covid-19 ha alimentato il turismo interno e, di conseguenza, l'emergere di nuovi hotspot retail. I marchi di lusso seguiranno l'esempio di coloro che si stanno espandendo a Chengdu, Hangzhou, Kunming e Ningbo, tra le altre città. Vediamo il maggior potenziale ad Hainan, con l'intera isola destinata a diventare una zona franca entro il 2025".
Sembra che, come New York, Parigi e Londra, molte altre città dopo la pandemia stiano puntando ai clienti domestici e che a livello globale lo shopping di lusso sia stato quindi alterato drammaticamente dalla crisi del Covid. Savills ha anche sottolineato come la pandemia abbia accelerato la tendenza dei negozi a diventare "destinazioni aspirazionali, tra svago e intrattenimento".
Marie Hickey aggiunge: "Il ruolo del negozio fisico era già in evoluzione prima della pandemia, ma la necessità per i brand di riconnettersi con i propri clienti e il desiderio di interazione umana dopo i lunghi periodi di blocco ha intensificato questa tendenza".
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